LOCRI – «La sera del 27 agosto del 2008 Aquino Giuseppe era ospite a cena a casa mia insieme alla moglie, e si sono trattenuti da me fino a notte, andando via tra l’una e mezza e le due del mattino successivo».
E’ il passaggio fondamentale della testimonianza resa stamattina da Rocco Candido, teste a discarico di Aquino Giuseppe, nell’ambito del processo “Circolo Formato”, che vede alla sbarra ex amministratori comunali (tra cui l’ex primo cittadino Rocco Femia) e presunti capi e appartenenti alla cosca Mazzaferro, per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso. Candido, che ha affermato di essere amico di Giuseppe Aquino «Fin da quando eravamo ragazzini», interrogato dall’avvocato Misaggi, ha inteso negare la veridicità della ricostruzione fatta dagli inquirenti (e riportata, all’epoca dei fatti, dalle principali testate giornalistiche locali) relativa alla sparatoria che proprio la notte del 27 agosto 2008 avrebbe coinvolto Luca Mazzaferro, il quale, sempre secondo la ricostruzione, avrebbe esploso alcuni colpi di arma da fuoco contro la Fiat Panda guidata da Aquino Giuseppe. Il grave gesto sarebbe da inquadrare nell’astio tra le diverse consorterie di ‘ndrangheta per la lotta al controllo di porzioni sempre più importanti del territorio cittadino, oltre che a dissapori personali tra i due. Ebbene, proprio su quanto accadde quella notte di fine agosto di cinque anni fa, si è concentrata l’attenzione della Corte d’Assise presieduta dal giudice Amelia Monteleone, del P.M. e degli avvocati difensori. Candido, durante l’escussione, ha riferito ai giudici di aver appreso «Solo dai giornali di questa presunta sparatoria, che non ritengo veritiera perché proprio quella sera Aquino Giuseppe e la moglie vennero a cena a casa mia a bordo di una Mercedes nera che io feci entrare nel cortile della mia abitazione, e rimasero fino a tarda notte». Quindi, il PM ha chiesto al testimone, come mai non avesse ritenuto opportuno rivelare prima questi fatti, e Candido ha risposto di averne parlato con l’avvocato, pur non ricordando quando. In precedenza, era stato escusso il geometra Vincenzo Logozzo, dipendente della General Appalti (società riconducibile a Giuseppe Aquino) dall’aprile del 2003 all’ottobre del 2008. Era lui, secondo quanto dichiarato su domanda dell’avvocato Misaggi, a detenere la Fiat Panda che, visto che a seguito della ricostruzione degli inquirenti è stata bersaglio di colpi di pistola da parte di Luca Mazzaferro il 27 agosto del 2008, venne posta sotto sequestro il 2 settembre, circa una settimana dopo il fatto, dunque. Una data che Logozzo ha detto di ricordare «Perché – ha spiegato – è il giorno del mio compleanno». Il geometra ha spiegato pure che «La Panda era un’auto aziendale che usavo quasi sempre io per andare sui cantieri, e veniva lasciata, di notte, o nel parcheggio nei pressi dell’azienda o in contrada Spilinga e, in ogni caso – ha proseguito Logozzo – io personalmente non l’ho mai consegnata ad Aquino Giuseppe, perché la usavamo per lavoro con cadenza quasi quotidiana». Il testimone ha aggiunto che «Visto che con quell’auto ci recavamo sui cantieri ed era di seconda mano, era sempre sporca e presentava spesso piccole ammaccature e qualche altra imperfezione, ecco perché non feci caso all’eventuale presenza di fori da proiettili». Fin qui il contenuto dell’udienza odierna, durata una mezz’oretta. Si tornerà in aula il prossimo 13 marzo.
GIANLUCA ALBANESE