di Gianluca Albanese
TAURIANOVA – «Giovanni Falcone diceva che gli uomini muoiono, mentre le idee restano e camminano sulle gambe degli altri. Io aggiungo che camminano sulle gambe dei più giovani e ognuno di noi deve fare la propria parte nella lotta all’illegalità e per mantenere vivi i valori fondanti della nostra Carta Costituzionale». Con quest’appello all’impegno civile dei giovani, il presidente aggiunto onorario della Corte di Cassazione Romano De Grazia (presidente del Centro Studi Lazzati) ha concluso il convengo che ha avuto luogo ieri mattina all’istituto superiore “Gemelli Careri” di Taurianova, moderato dal giornalista e avvocato Luigi Mamone, nel corso del quale si è discusso di “Legalità e sviluppo, normativa del voto di scambio, scioglimento dei consigli comunali e legge Lazzati“.
Argomenti impegnativi ma molto importanti e che andavano ben oltre la dimensione locale dell’evento, tanto che la nostra testata, eccezionalmente, ha inteso essere presente, vista la grande rilevanza dell’argomento che investe ormai tutti i comuni italiani.
La sede scelta, peraltro, non è casuale. Come ha ricordato lo stesso De Grazia, infatti, «Taurianova è stato il primo comune col Consiglio sciolto per infiltrazioni mafiose» e qui, dopo l’ennesimo scioglimento, si tornerà al voto il prossimo 15 novembre.
E anche la Locride degli innumerevoli Consigli sciolti negli ultimi anni, come Siderno, Marina di Gioiosa, Ardore, Bovalino, San Luca, Platì ecc. doveva essere presente all’incontro. Quella Locride in cui i politici facevano la fila alla residenza bovalinese del boss Pelle o alla lavanderia del “mastro” Giuseppe Commisso classe ’47, non solo per chiedere sostegno elettorale ma, in alcuni casi, anche il “permesso” di candidarsi.
E così, si è discusso senza filtri e senza infingimenti.
Tutto è stato messo in discussione, dalla legge sullo scioglimento dei consigli per mafia, che colpisce tutti i consiglieri indistintamente, al 416-ter che, a detta di molti dei relatori, non è sufficientemente efficace perché comporta il gravoso onere della prova del voto di scambio politico-mafioso, fino alla legge Lazzati, concepita nel 1993 dall’omonimo centro studi diretto dal giudice De Grazia per impedire ai sorvegliati speciali e ai prevenuti in genere, di svolgere attività di campagna elettorale.
«Nel 2010, finalmente, il disegno si trasformò in legge – ha ricordato De Grazia – ma dopo essere stato depotenziato da un compromesso politico che, di fatto, puniva solo il mafioso colto a distribuire materiale elettorale o ad affiggere manifesti. Ora, grazie ai parlamentari Francesco Molinari e Sebastiano Barbanti, è stata fatta una proposta di modifica tale da restituirle lo spirito originario e l’efficacia voluta dai suoi estensori, visto che in tutti i paesi sappiamo chi sono i malavitosi, e i loro metodi di fare campagna elettorale e di condizionare, dunque, l’attività degli amministratori, una volta eletti. Avrei voluto parlarne nelle Tv nazionali – ha spiegato De Grazia – ma nessuno ha mai accolto il mio appello, specie in Rai dove nei talk show televisivi si preferisce dare spazio ai Casamonica, ma nemmeno a Ballarò o ad altri programmi del genere. Troppo spesso – ha proseguito – i giornalisti si limitano a fare, con le dovute eccezioni, gli “intingiinchiostro” e non ci danno voce, e allora continuiamo il nostro incessante giro delle principali università italiane e dei luoghi simbolo, dalla Terra dei Fuochi in Campania, a San Luca, dove facemmo la prima uscita pubblica più di vent’anni fa, oppure candidandoci alle elezioni comunali, come a Molochio, laddove è stato eletto l’avvocato Rocco Iorianni».
Non è mancata una stoccata alla cosiddetta “Antimafia di facciata”: «Quella dei don Ciotti – ha detto De Grazia – che viene finanziata con parecchi soldi o quella di chi disegna gerbere, mentre noi ci autotassiamo per girare l’Italia a spiegare che la legge Lazzati, nella sua formulazione originale, è l’unico strumento di lotta al voto di scambio politico-mafioso, perché agisce dal giorno di scadenza della presentazione delle liste elettorali e può essere immediatamente applicata in campagna elettorale: non serve la prova del contenuto dell’accordo elettorale tra malavitosi e candidato. Basta osservare attentamente la campagna elettorale e, a differenza della legge sullo scioglimento dei consigli comunali, colpisce solo i candidati appoggiati dai mafiosi».
Quindi, De Grazia ha fatto un esempio di stretta attualità, riferendosi all’ex assessore regionale Nino De Gaetano. «Non ha forse rilevanza – ha detto – l’appoggio elettorale che gli avrebbe garantito la cosca Tegano? Se la legge Lazzati fosse stata nella sua formulazione originaria, De Gaetano – ha ribadito il presidente del Centro Studi Lazzati – non si sarebbe potuto candidare».
Ma anche la proposta di modifica della norma, al fine di renderla più efficace, non è stata immune da difficoltà.
«Nel 2010 – ha ricordato De Grazia – solo i parlamentari Barbanti e Molinari, allora appartenenti al movimento 5Stelle, proposero le modifiche, e tutti i loro compagni di movimento avrebbero dovuto appoggiare questa proposta; poi arrivò don Ciotti, che li convinse a preferire la battaglia parlamentare per il 416-ter che in questi anni ha portato solo a tre condanne passate in giudicato».
Ma nonostante le delusioni e gli ostacoli, De Grazia e i suoi sostenitori non mollano, e continuano a diffondere il verbo della Legge Lazzati, girando in lungo e in largo la penisola.
Tra i principali interventi che hanno preceduto le conclusioni del presidente De Grazia, abbiamo registrato quelli del sindaco di Palmi Giovanni Barone, che ha detto a chiare lettere che «Chi dice che la politica è sporca fa solo il gioco dei mafiosi», invitando tutti i cittadini per bene a impegnarsi in politica e manifestando altresì la necessità di dare la possibilità ai sindaci di costruirsi un apparato burocratico comunale più efficiente, anche attingendo al di fuori della dotazione organica del proprio Ente. «Come faccio – si è chiesto – a mettere un architetto a dirigere il settore Ragioneria?».
Il vice presidente del consiglio provinciale Giuseppe Saletta ha parlato da avvocato, oltre che da rappresentante istituzionale, dicendo che «Per la responsabilità politica si dovrebbe applicare il principio della responsabilità penale; dev’essere, cioè, personale», mentre l’ex sindaco di Taurianova Domenico Romeo, che ha subito sulle sue spalle le conseguenze dello scioglimento del Consiglio per infiltrazioni mafiose, ha detto che «Bisogna andare oltre la mera presunzione d’infiltrazione» puntando altresì l’indici sulle commissioni straordinarie che subentrano nella gestione amministrativa dell’Ente dopo lo scioglimento del consiglio: «Chi controlla i commissari?» si è chiesto, aggiungendo che «Se a sciogliere le amministrazioni sono organi politici, c’è qualcosa che non va».
L’avvocato Damiano Viteritti, coordinatore nazionale del Centro Studi Lazzati, ha spiegato il senso della Legge Lazzati e ha aggiunto che «Il vero problema dei Comuni è la macchina burocratica, che è il primo vero interlocutore della ‘ndrangheta e molte commissioni straordinarie che subentrano dopo lo scioglimento dei consigli comunali per infiltrazioni mafiose, spesso fanno più danni, perché danno ancora più potere a certi dirigenti del Comune».
Temi, questi, ripresi dal consigliere comunale di Molochio Rocco Iorianni, mentre l’ex sindaco di Rosarno Elisabetta Tripodi ha sostenuto la necessità di istituire «Un albo dei commissari, che attualmente lavorano a mezzo servizio in un ente, visto che conciliano l’incarico con quello analogo in un altro comune», condividendo altresì la necessità di puntare l’indice contro certi funzionari comunali.
Di particolare pregnanza l’intervento del senatore Molinari, promotore della proposta di modifica della legge Lazzati e membro della commissione parlamentare antimafia, che ha ripercorso l’iter parlamentare della proposta, ha ricordato l’istituzione di un codice di autoregolamentazione dei partiti politici «Che però – ha rilevato – rimane lettera morta se non viene recepito negli statuti dei partiti, che sono i primi a dover selezionare la propria classe dirigente», associandosi all’invito ai cittadini per bene ad impegnarsi in politica. «Avere le mani pulite e tenerle in tasca – ha osservato Molinari – non serve a nulla. Bisogna impegnarsi in prima persona», portando i saluti del parlamentare Barbanti, co-promotore della proposta di modifica della legge Lazzati, assente per impegni istituzionali all’estero.
E’ il caso di ricordare che, per la cronaca, che il preside dell’istituto “Gemelli Careri” Giuseppe Antonio Loprete ha aperto i lavori dando il benvenuto agli illustri relatori, tra i quali non c’era – sebbene la sua presenza fosse stata prevista e annunciata – il sostituto procuratore della Repubblica di Palmi Rocco Cosentino.