di Gianluca Albanese
SIDERNO – La scritta è comparsa nella notte tra sabato e domenica scorsi. Sul muretto vicino alle sbarre del passaggio a livello. Già, le sbarre. Quelle dell’omonimo quartiere popolare di Siderno, lungomare delle Palme lato Sud. Un invito a chiunque passasse di là, per un po’ di fitwalking sulla pista ciclopedonale o, più semplicemente, per guadagnare le vie del centro dopo aver attraversato la ferrovia.
E’ l’immagine che rende più di tutte l’idea della tornata elettorale. Ha vinto chi la propaganda l’ha fatta con le scritte sui muri, coi gazebo in mezzo alla piazza e sotto la pioggia, con le “prediche” instancabili dei giovani alla Nino Tarzia, voce da cantante e spilla del movimento Cinquestelle appuntata come le mostrine di un luogotenente. 1.167 voti al Senato (pari al 17,4% degli elettori) e 1542 alla Camera (20,7%) sono numeri di tutto rispetto, nel paese in cui era candidato al Senato un big come Pietro Fuda e in cui i partiti tradizionali hanno dovuto badare alle fronde interne e ai personalismi (vedi Grande Sud per il Pdl) o alla spinta centripeta dell’ingegnere candidato col Centro Democratico, che ha eroso consensi quasi a tutti, specie a Udc e Pd. Ma, al di là dei meriti del buon Nino e dell’entusiasmo dei suoi giovani adepti, il vero vincitore di questa tornata elettorale, a Siderno così come in tutta la Locride, è stato il voto d’opinione. Proprio così, il consenso dato ai leader nazionali e ai simboli, ancor di più di quello guadagnato grazie a chi ha fatto campagna elettorale nel territorio e indipendentemente dal radicamento dei soggetti politici nel comprensorio. Ha vinto il Grillo parlante e urlante che ha promesso nelle adunate oceaniche di mandare a casa la vecchia classe dirigente e di portare una ventata di novità nella politica nazionale; ha vinto il Berlusconi della rimonta elettorale a suon di letterine che promettono la restituzione dell’Imu versata; hanno perso i montiani e le loro politiche di rigore, Ingroia e la sua frettolosa candidatura dietro la quale si sono rifugiati leader politici sul viale del prematuro tramonto, ha perso perfino Vendola, e il Pd ha accusato l’ennesima battuta di arresto. Se si guarda il risultato da questa prospettiva, allora, i mille voti a Fuda, seppur largamente inferiori alle aspettative, sono un discreto risultato, buono per un onorevole congedo dalla politica attiva, specie se li si confronta con i 275 consensi che la sua stessa lista ha preso alla Camera. Per il resto, ognuno è libero di mettere il cappello sulla vittoria elettorale del proprio schieramento e di prendersi le proprie personali rivincite contro vecchi amici perduti. Ma mai come in questo caso hanno vinto il web di Grillo e la Tv di Berlusconi. Sono entrati nelle case e hanno catturato un consenso autentico e appassionato, capace di far dimenticare pure le paure di molti durante la campagna elettorale. Già, i timori di chi – quasi tutti – ha preferito organizzare i propri appuntamenti elettorali in sale di piccole e medie dimensioni, per scongiurare i fantasmi delle sedie vuote.