di Sergio Laganà*
LOCRI – La manifestazione a difesa del diritto alla salute dei cittadini della Locride rappresenta un momento di espressione democratica del disagio esistente in questo territorio e va ascoltata e rispettata, senza porsi su posizioni pregiudizialmente arroccate.
Ogni manifestazione, caratterizzata da questo spirito, rappresenta un momento di crescita sociale e civile.
Detto ciò, è pur vero che nessuno è senza colpe: cittadini e politici di destra e di sinistra. Sia quanti hanno immaginato il riordino della sanità calabrese come elemento essenziale per ridare efficienza a un settore “ricco” di sprechi, disservizi, sacche di clientela e corruzione, senza, però, deliberare risorse per concretizzare quel progetto; sia quanti battevano le mani quando si annunciava la chiusura dell’Ospedale di Siderno, quasi come se si trattasse di un’inaugurazione (la fotonotizia dell’epoca dimostra come molti dei presenti gaudenti di allora manifestavano sabato scorso); sia quanti negli anni scorsi hanno drenato risorse verso il capoluogo, ma hanno sfilato in corteo; sia quanti hanno votato (ormai da molto tempo) secondo i propri interessi personali senza selezionare una classe dirigente capace di promuovere il proprio comprensorio; sia quanti, infine, hanno preteso di far carriera negli ospedali non per meriti professionali ma scambiando pacchetti di voti.
La situazione odierna è il frutto della somma di tali perversioni e nessuno può sentirsi senza colpe.
Ma qual è la proposta per ottenere più tutela sociale?
La sola recriminazione, giocata in senso puramente difensivo, non è certo sufficiente.
L’unica soluzione che riesco a intravedere è la costituzione di una vera e propria città della Locride (modello Lamezia) che unisca almeno Gioiosa a Sant’Ilario, con centro storico in Gerace e una popolazione di 50/60 mila abitanti.
Un polo abitativo unitario di media grandezza possiede un’adeguata forza gravitazionale per attrarre e dispiegare nuovi servizi pubblici e investimenti privati. In questo caso, andrebbe ripensato l’intero territorio, la sua destinazione, le sue infrastrutture, nonché tutti i servizi pubblici presenti. Si focalizzerebbe una missione nuova, con nuovi obiettivi, per un’area che sembra abbandonata ad un destino di marginalità e anonimato.
In questa fase storica, la Locride appare sempre più come un piccolo dormitorio dove trascorrere la quotidianità senza dignità e senza capacità di riscatto. Non si intravedono, neppure sono immaginabili, infatti, fattori (investimenti pubblici o privati) capaci di produrre uno sviluppo endogeno o esogeno.
Al contrario l’istituzione di una Città della Locride produrrebbe nuova fiducia, dinamismo economico e sociale, sviluppo legato al processo infrastrutturale e di ripensamento dei valori territoriali.
Altresì, consentirebbe una migliore selezione di classi dirigenti.
I cittadini stessi, soprattutto, agirebbero non solo a tutela dei propri legittimi interessi ma assumerebbero collettivamente e pienamente il proprio destino.
*: avvocato
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