di Nicola Limoncino*
MARTONE – Il Partito della Rifondazione Comunista ha preso parte, con una sua delegazione, alla manifestazione in difesa dell’Ospedale di Locri, fiero di averlo fatto con i propri vessilli al contrario di quelli che, pur presenti, nascondevano la loro provenienza viste le responsabilità politiche dei loro partiti in merito allo sfascio della sanità pubblica in Calabria o vista la loro attitudine a cambiare casacca ogni qual volta sia insicura la loro permanenza nelle istituzioni. La delegazione comunista ha continuato a sventolare orgogliosamente le sue bandiere nonostante il gentile invito di un appartenente alle Forze dell’Ordine che, a suo dire su indicazione dal sindaco di Locri, chiedeva che fossero ammainate e nonostante la moderatrice del dibattito, dal palco, chiedesse a gran voce di rimuoverle perché non si trattava di una manifestazione “politica” ma di popolo. Tutto questo proprio mentre sul palco dovevano intervenire più uomini in divisa per sedare lo spettacolo indecoroso tra il suddetto sindaco di Locri e l’assessore Roccisano, prima invitata a parlare e poi fatta oggetto di un pesante linciaggio. A ben vedere non è stata la presenza dei comunisti coi loro simboli a far indignare la gente che disgustata ha abbandonato quella piazza, ma il comportamento ignobile di chi, in preda ad un rigurgito populista senza controllo, ha mandato un messaggio poco edificante ai molti giovani studenti presenti per l’occasione.
Situazioni del genere ricordano, in maniera molto macchiettistica, un passato in cui non era permessa la presenza di altri gruppi politici organizzati all’infuori di quello che esaltasse la figura del “ducetto” di turno.
Corre l’obbligo di ricordare a tutti coloro i quali pensino di ricostruirsi una verginità, dichiarando la loro autonomia dai partiti, che essere rappresentanti istituzionali non li solleva dalle loro colpevolezze in merito ai danni causati finora alla nostra sfortunata terra da loro stessi e dai loro gruppi politici di appartenenza.
A prescindere da quanto accaduto, il Partito della Rifondazione Comunista ritiene che quanto sta succedendo alla sanità calabrese altro non sia che il frutto di una lotta di potere all’interno del Partito Democratico, in cui tuttavia a perdere saranno solo i cittadini bisognosi di un servizio sanitario efficiente, che vede come attori da un lato il Commissario Scura, nominato dal governo di Renzi, e dall’altro il Presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio.
In ogni caso, i comunisti non si faranno intimidire da questi atteggiamenti dispotici e continueranno la loro battaglia in difesa della sanità pubblica e dei diritti dei cittadini che ogni giorno si vedono sempre di più depauperati di presidi sanitari necessari alle loro cure, costretti ad emigrare, nonostante le difficoltà economiche, alla ricerca di un’assistenza sanitaria decente.
*: segretario provinciale Partito della Rifondazione Comunista
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