di Nadia Cautela*
LOCRI – Come se non bastassero le mortificazioni da cui veniamo quotidianamente vessati e di fronte alle quali abbiamo , nostro malgrado, imparato persino a sorridere, adesso veniamo indegnamente e pubblicamente additati quali corresponsabili dello stato di agonia del nostro ospedale. E’ evidente che l’autore, o gli autori, dello slogan che ha deturpato le mura del nosocomio locrese è distante dalla realtà, poiché disconosce che è proprio grazie all’operato di noi medici e del personale paramedico che si continua a garantire il sacrosanto diritto alle cure di quella collettività che in questo nosocomio vede ancora un sicuro punto di riferimento.
Il diritto alla salute viene garantito tra enormi difficoltà strutturali, logistiche ed organizzative che, essendo evidentemente note a tutti, in questa sede pare inutile elencare. Soltanto chi non ha la volontà o la forza di porre rimedio alle indicate deficienze ha interesse ad additare gli operatori sanitari come complici di siffatto sfascio.
Che poi all’interno di ogni categoria possa esserci chi non fa onore al ruolo che ricopre, questa è storia che cammina con l’essere umano e non autorizza di certo alcuno a sminuire e mortificare, generalizzando, chi cerca addirittura di sopperire alle lacune altrui.
E se scendessimo in piazza anche noi per reclamare i nostri di diritti? E se incrociassimo le braccia? Invece portiamo avanti in silenzio e con dignità la nostra missione, andando spesso oltre ogni reale possibilità, portando rispetto ai camici che indossiamo anche quando ce ne svestiamo, perseverando non al fine di difendere il nostro posto di lavoro, quanto soprattutto per difendere ciò che abbiamo scelto di essere, per noi e per chi si affida alle nostre cure.
Quanto al resto si commenta da sè.
E lo dico senza prendere le parti di nessuno. Intendo solo sottolineare come certi episodi incresciosi andrebbero evitati, o quantomeno prontamente fatti rientrare in un clima di rispetto generale. Temo che ci sia di fondo un grosso malinteso, che si manifesti per un obiettivo che non mi risulta sia mai stato messo in discussione, con l’enorme rischio che ci si debba accontentare di un qualcosa che in realtà già possediamo. Ben venga il coinvolgimento generale, quale momento di condivisione ed espressione di appartenenza, ma è onesto e corretto che tutti vengano edotti sulla realtà delle cose piuttosto che mirare ad una sensibilizzazione collettiva priva di reali contenuti.
Mi scuso, quale rappresentante di una minoranza politica di questa cittadina, con chi crede ancora in una democrazia quale espressione di crescita, civiltà, cultura. Mi scuso soprattutto con i giovani, presenti e non, per il pessimo esempio dato al valore della politica quale arte nobile le cui radici affondano proprio nei nostri diretti antenati. Politica dalla quale in certe circostanze, come nella fattispecie, non si può prescindere. Diversamente sarebbe stato più utile recarsi ad una festa di piazza che di certo avrebbe lasciato sereni gli animi fino all’epilogo.
*: medico ospedaliero e consigliere comunale del gruppo “Impegno e trasparenza-Pd”
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