di Simona Ansani (Foto e video di Enzo Lacopo)
ROCCELLA JONICA – Proseguono inarrestabili le azioni dei consiglieri comunali di opposizione sulla strana situazione della gestione della struttura portuale di Roccella. Una storia questa che rischia di diventare come le più lunghe quanto intricate soap opera americane. Una storia, quella del porto, lunga quasi venti anni, una tela di Penelope, che pare non vedere mai la parola fine. Questa volta durante la conferenza stampa svolta ieri sera presso il bar del dopo lavoro ferroviario, i consiglieri hanno informato i cittadini della missiva inviata al Prefetto di Reggio Calabria, alla Corte dei Conti, al Ministro dell’Interno, al Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione e al Direttore Agenzia Regionale Segretari Comunali, per chiedere «di voler valutare l’opportunità di azionare i rimedi previsti dall’ordinamento al fine di ricondurre a legittimità l’operato dell’Amministrazione Comunale di Roccella Ionica». Già in precedenza fra lettere, verbali, proposte di deliberazioni, i consiglieri di minoranza avevano chiesto spiegazioni, che dovevano essere fornite principalmente ai cittadini, che sembrano essere abbatanza confusi su tutta la vicenda, benché siano stati svolti convegni pubblici, ma che probabilmente disconoscono tutte le reali verità e motivazioni di azioni tacite e non. Fu la stessa consigliera Chiara Melcore che nella sua relazione allegata agli atti affermò che «l’art 3 comma 27 della legge 24 dicembre 2007, n.244 (legge di stabilità anno 2008) dispone che “le amministrazioni pubbliche non possono costituire società aventi per oggetto attività di produzione di beni e di servizi non strettamente necessarie per il perseguimento delle proprie finalità istituzionali, né assumere o mantenere direttamente o indirettamente partecipazioni anche di minoranza in tali società». Chiedendo dunque la «cessione dell’intera partecipazione posseduta dal Comune nella società Porto delle Grazie srl, mediante procedura di evidenza pubblica». Ma le pungenti, quanto legittime domande, balzate forse alle menti di molte, sono state formulate e mese nere su bianco, dal consigliere Vanessa Riitano, che chiede «con quale procedura sono stati scelti i soci privati che fanno parte della società? C’è forse stata una procedura di evidenza pubblica per la scelta dei soci privati. E poi, quando è iniziata la gestione nelle assunzioni sono forse state utilizzate procedure pubbliche, ci sono stati bandi o concorsi o comunque una qualsiasi selezione di evidenza pubblica, non ci risulta, c’è stata solo e sempre una scelta privata e clientelare. La società ha forse utilizzato un criterio pubblico o un criterio di democrazia economica, un criterio di mercato per attribuire la distribuzione dei carburanti all’interno del porto? Si è forse scelto il criterio del miglio offerente? Si sta facendo una scelta pubblica per la rivendita dei tabacchi?».
Mentre i dubbi esposti dal consigliere Gabriele Alvaro pongono ancora una volta l’accento sul dubbio che «non vorrei che i nostri amministratori abbiano in mente una forma distorta di gestione pubblico – privata nella quale gli oneri economico finanziari della gestione siano inputabili alla parte pubblica, cioè ai cittadini di Roccella, ed i vantaggi alla parte privata, perché se così fosse l’impostazione dell’intera problematica relativa alla gestione del Porto risulterebbe sbagliata in partenza. Peraltro non mi risulta che questa società a partecipazione pubblica maggioritaria adotti un regime di tipo pubblicistico dei relativi atti di gestione e funzionamento, assunzione del personale, assegnazione degli spazi e delle attività svolte all’interno dell’area denaniale, nonostante utilizzi in larga parte fondi pubblici di diversa provenienza».
Dunque vedremo ora cosa i destinatari della missiva risponderanno e quali provvedimento saranno presi in merito alla vicenda Porto delle Grazie.