di Redazione
LOCRI – Si è tutt’altro che spenta l’eco della polemica scaturita dalla discutibile condotta tenuta dal sindaco di Locri Giovanni Calabrese in occasione della manifestazione dello scorso 17 ottobre in difesa dell’ospedale e della sanità nella Locride, quando il primo cittadino non permise all’assessore regionale al Lavoro Federica Roccisano di concludere il proprio intervento.
Le scuse formulate lunedì 19 da Calabrese all’indirizzo della Roccisano, davanti a consiglio e giunta regionale, riuniti a Locri in occasione delle celebrazioni in onore del compianto Franco Fortugno, giunte dopo poco più di 48 ore dal “fatto”, sembravano aver messo una pietra tombale alla polemica, tanto da indurre i più (tra cui alcuni sindaci e “certa stampa”) a considerarla chiusa.
Le cose, però, non andarono proprio così, perché proprio in quella seduta, dopo le scuse, arrivarono le dure parole del capogruppo Pd in consiglio regionale Sebi Romeo che, senza eufemismi, non esitò a condannare il comportamento tenuto dal sindaco Calabrese sabato 17, arrivando a paragonarlo ad un capo ultrà del Napoli.
Calabrese, che lì per lì accusò il colpo, accennando anche ad un’uscita dall’aula durante l’intervento di Romeo – una decisione dalla quale preferì recedere qualche attimo dopo, forse perché condotto a più miti consigli – per poi rilanciare l’offensiva domenica scorsa, affidando a un free press locale una lunga lettera (richiamata dal titolo di apertura del prodotto editoriale) nella quale ha spiegato il perché della condotta tenuta, accennando anche alla propria intenzione di sporgere querela nei confronti di Sebi Romeo per le parole pronunciate lunedì in Aula, preannunciando pure che l’eventuale risarcimento in sede civile sarebbe stato devoluto ai bisognosi e alla sanità locridea.
Partita finita? Macché.
In attesa di conoscere le determinazioni di Sebi Romeo, che sabato 17, a caldo, con un duro comunicato aveva preannunciato azioni legali contro il sindaco Calabrese, scrivendo pure di aver già informato dell’accaduto il Prefetto di Reggio Calabria, arriva, oggi, la dichiarazione del presidente della Giunta Regionale Mario Oliverio, che fa seguito alla querela sporta da Calabrese a Romeo, stigmatizzando la scelta del primo cittadino locrese.
«Dopo l’increscioso episodio verificatosi a Locri – scrive Oliverio nella nota pubblicata nella home page del sito istituzionale della Regione Calabria – nel corso di una manifestazione popolare molto bella e partecipata per il rilancio e la riqualificazione dell’ospedale di Locri e le scuse da parte del Sindaco in occasione della seduta del Consiglio Regionale svoltosi proprio a Locri per commemorare la memoria dell’on. Franco Fortugno, ritenevo archiviata quella negativa vicenda.
Purtroppo bisogna constatare che, piuttosto che contribuire a sviluppare un quadro di ricomposizione istituzionale e di unità delle forze politiche e sociali per rafforzare le ragioni della comunità, si è di nuovo scelta la strada della riapertura di contrapposizioni attraverso il ricorso alla querela nei confronti del capogruppo del PD in Consiglio Regionale on. Sebi Romeo, per l’intervento svolto nella stessa seduta del Consiglio Regionale.
Sebi Romeo in qualità di capogruppo del PD ha stigmatizzato la grave vicenda verificatasi nel corso della manifestazione dei giorni precedenti con l’aggressione dell’assessore Roccisano a cui era stato impedito di esprimere la propria opinione e la posizione della Giunta Regionale sulla sanità ed a sostegno del rilancio dell’ospedale di Locri.
Mi dispiace dover constatare – conclude Oliverio – che alla strada del dialogo e del sereno confronto che mi era parso condiviso da tutti si sia scelta quella della contrapposizione».
Fin qui la nota di Oliverio.
Non rimane, ora, che attendere i prossimi episodi dell’avvincente saga.
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Il capogruppo pd ha stigmatizzato i presunti torti subiti dalla Roccisano offendendo pubblicamente il sindaco Calabrese: questi modi non sono consentiti a nessuno indipendente dal colore politico e c’è poco da difendere. Se la querela è fondata qualcuno saprà giudicare, il resto sono ulteriori inutili parole.