di Gianluca Albanese
GIOIOSA IONICA – Potrebbe essere uno dei pontieri tra il suo attuale partito (il Pd) e quella che è stata negli anni scorsi la sua formazione politica di appartenenza (Rifondazione). Al di là dei ruoli di direzione politica, infatti, Angelo Antonio Larosa è stato tra i primi a cercare margini di ricomposizione della frattura tra i due principali partiti della sinistra gioiosana all’indomani del vertice, fin qui infruttuoso, tra il segretario democrat Modafferi e il suo omologo di Rifondazione Fuda. Lo abbiamo intervistato per cercare di cogliere il termometro della situazione e capire eventuali sviluppi.
Iniziamo dall’assemblea del Pd di mercoledì sera per eleggere un candidato sindaco tra te e Scali. Sei d’accordo col metodo scelto per l’elezione che non ammetteva il voto per delega e che ha fatto votare solo chi è rimasto fino alla fine?
“In un’assemblea e’ giusto che voti soltanto chi vi partecipa fino alla fine. Forti dubbi rimangono sull’opportunita’ di indicare una proposta di candidatura a sindaco in un’assemblea di partito ristretta e prima che sia abbozzata una qualche forma di coalizione e/o alleanza. L’assemblea elettorale e’ stata una sorta di scelta residuale, necessaria soprattutto per sbloccare una pericolosa situazione di stallo. Rimane l’esito dell’assemblea dell’altra sera e la legittimità dell’indicazione di Scali. La mia proposta originaria e’ sempre stata quella di saldare i rapporto con il PRC e i consiglieri di minoranza dell’ultima consiliatura, di allargare la nostra proposta ad altri soggetti della politica e della società civile in discontinuità con la precedente Giunta Mazza, individuare insieme candidato sindaco (eventualmente anche con le primarie) e priorità di programma”.
In ogni caso, nel momento in cui avete votato avete fatto cadere l’appello rivolto mercoledì mattina da Salvatore Fuda a Riccardo Modafferi per fare le primarie di coalizione per la scelta del candidato sindaco. È corretta questa chiave di lettura?
“All’interno del PD, di fatto, le primarie erano state escluse già da tempo: l’errore e’ stato non comunicarlo con chiarezza al PRC e alla nostra gente tutta, indicando al contempo una soluzione unitaria alternativa. L’assemblea comunque ha indicato il candidato sindaco proposto dal PD: qualora ve ne fosse la volontà e l’opportunità, si potrebbe sempre immaginare il ricorso alle primarie o, addirittura, l’azzeramento dei nomi in campo in favore di un’eventuale soluzione terza ed unitaria. In ogni caso, adesso tocca interamente alla maggioranza del circolo – incardinata sul segretario Modafferi e il candidato Scali – assumere l’iniziativa e proporre un percorso compiuto: alleanze, profilo complessivo della lista, idee-forza per il programma. Personalmente, continuerò a sostenere lealmente le mie tesi e rispetterò puntualmente gli esiti della discussione interna al PD”.
È semplicistico dire che una tua eventuale elezione a candidato sindaco sarebbe stata digerita meglio da Rifondazione, visti i tuoi trascorsi?
“Mantengo rapporti di vera amicizia e di autentica stima con i compagni di Rifondazione, credo pienamente ricambiati… Il problema tuttavia non riguarda tanto i rapporti personali (che pure sono importanti) quanto quelli politici: come ben sanno i compagni che mi hanno sostenuto e votato, se fosse stato necessario per favorire una soluzione terza e per costruire una lista ampia e competitiva, io avrei messo comunque in discussione la mia eventuale candidatura; cosi come avrei escluso ruoli di protagonismo diretto per gli ex assessori della Giunta Mazza e avrei spinto molto sul rinnovamento in lista. Ovvero: avrei lavorato concretamente per superare i punti di frizione evidenziati da Rifondazione e per rispondere all’ansia di cambiamento che pervade anche Gioiosa (basti citare gli oltre 500 voti ottenuti dal M5S alla Camera)”.
Secondo te l’unità del centrosinistra e’ ormai compromessa o esistono dei margini per ricucire lo strappo tra il tuo partito e il Prc?
“Attendiamo le indicazioni che sapranno darci il segretario Modafferi e il candidato Scali. E’ molto difficile, ci muoviamo su un filo sottilissimo, ma non possiamo arrenderci. Serve un supplemento di generosità e ascolto reciproco, da parte di tutti. Sediamoci ancora attorno a un tavolo, cerchiamo di capire le ragioni di tutti e individuiamo una qualche soluzione unitaria. Rivolgiamo anche la massima attenzione i messaggi che vengono dalla società gioiosana: la rottura sarebbe davvero un errore, cosi come lo sarebbe rinchiudersi esclusivamente nelle riunioni di partito o negli accordi fra addetti ai lavori”.