di Antonella Scabellone
REGGIO CALABRIA– Confermata senza sconti in appello la sentenza del Tribunale di Locri che nel febbraio 2013 aveva condannato due fratelli marocchini per abusi sessuali ai danni di una minore.
La Corte d’Appello di Reggio Calabria, presiedente Campagna, nella seduta del 27 ottobre scorso, ha confermato l’impianto accusatorio che già, due anni fa, in primo grado, aveva portato a dichiarare la colpevolezza di G.A. e G.A.., due fratelli oggi di 57 e 67 anni, per avere abusato di una bambina, alla quale erano legati da rapporti di parentela essendo, rispettivamente, l’uno il padre naturale, l’altro lo zio. I due imputati sono stati condannati rispettivamente a 9 e 3 anni di reclusione.
Soddisfatta della sentenza l’avvocato Caterina Origlia, difensore di fiducia della vittima che nel processo si è costituita parte civile.Paradossalmente la stessa Origlia, che è responsabile dello sportello legale antiviolenza del comune di Siderno, operativo dal 2011, era stata nominata inizialmente dal Tribunale di Locri come difensore d’ufficio dei due imputati, ma ha rinunciato subito a quell’ incarico per assumere invece la difesa della parte offesa.
I fatti si sono verificati diversi anni fa in una cittadina della Locride dove la minore, che oggi ha 24 anni, viveva con la madre e i nonni. Dopo anni di abusi, iniziati in età pre-scolare e continuati fino all’adolescenza, la ragazza, aiutata da una psicologa e da un’assistente sociale, nel 2008 ha deciso di denunciare i fatti dando il via ad un drammatico processo nel corso del quale è uscita fuori una torbida vicenda di violenza e omertà nata e continuata tra le mura domestiche.
Fondamentale, nella sua drammaticità, l’incidente probatorio, durante il quale, con molta precisione e lucidità, anche se con grande sofferenza, la giovane ha raccontato, al cospetto del padre e dello zio, anni e anni di violenze circostanziandole nei modi e nei tempi.