di Redazione
MARINA DI GIOIOSA – Un verbale di contravvenzione elevato nel mese di agosto 2014, impugnato da un’automobilista e dichiarato nullo e improduttivo di ogni effetto dopo il pronunciamento del Giudice di Pace di Locri, che con sentenza (non definitiva) 383/2015 dello scorso 6 novembre (depositata in cancelleria il 20/11) oltre ad annullare il singolo verbale di contravvenzione, interviene su una vicenda assai dibattuta, ovvero quella relativa alla sperimentazione dell’autovelox avviata dal Comune di Marina di Gioiosa sul proprio territorio, che aveva suscitato alcune iniziative delle associazioni di consumatori, e la presentazione di un’interpellanza da parte del gruppo consiliare di opposizione “Progetto Paese”.
Il Giudice di Pace, in particolare, ritiene che «Il costo dell’appalto – fa sapere il consigliere di opposizione Pasquale Mesiti riportando alcuni stralci del dispositivo della sentenza – non può che essere commisurato ai soli costi di installazione e manutenzione delle apparecchiature e deve rimanere del tutto insensibile al numero delle infrazioni accertate utilizzando quegli strumenti. Il parametro dell’entità delle sanzioni rilevate, quale modalità di determinazione – anche se parziale – del corrispettivo del noleggio delle apparecchiature di rilevamento, è in evidente contrasto con i principi generali della disciplina contabile pubblica in materia di spese di accertamento nonché con gli scopi resi palesi dall’art.1 del Codice della Strada che, com’è noto, fa rientrare la sicurezza delle persone (non il lucro della P.A. o dei privati) “tra le finalità primarie di ordine sociale ed economico perseguite dallo Stato».
Insomma, dalla lettura della sentenza, si evince il chiaro orientamento del Giudice che fa capire a chiare lettere che l’autovelox sarebbe stato installato a Marina di Gioiosa non per prevenire i sinistri stradali, ma solo per “fare cassa”, grazie ai proventi delle contravvenzioni.
Lo scrive chiaramente nel corpo delle sentenza: «Non può sottacersi – recita l’atto – nel delineato contesto di distorsione delle finalità del servizio, il pur secondario rilievo rappresentato dal fatto che, nel preambolo della determina – quella istitutiva della sperimentazione del servizio – , non si sia fatto alcun cenno a situazioni documentate di particolare pericolo del tratto di strada sottoposto a controllo (quale, ad esempio, avrebbe potuto essere l’indicazione di un numero elevato di sinistri entro un determinato arco di tempo, con o senza vittime) bensì solo a lamentele di utenti tanto, a dire del Comune, numerose quanto non documentate».
Ma non è questo l’unico aspetto della determina istitutiva della sperimentazione che viene contestata dal Giudice di pace.
Dalle fotografie acquisite agli atti, infatti «E’ evidente – è scritto nella sentenza – che la segnalazione della presenza di sistema di rilevamento automatico della velocità, era stata posta a terra ed in modo non ben visibile oltre che precario e che la postazione stessa era stata posizionata proprio all’angolo dell’incrocio della Strada Statale 106 con altra via ad essa perpendicolare, in modo tale da essere quasi totalmente occultata».
Viene altresì contratto l’asserito «Sistema di compensi alla società aggiudicataria dell’appalto di noleggio dell’apparecchiatura di rilevamento automatico della velocità», che oltre al noleggio in quanto tale (100 euro al mese), prevede 13 euro per «espletamento delle prestazioni principali relative ad ogni elaborato fotografico» e 5 euro per le prestazioni «accessorie» relative ad ogni elaborato fotografico.
Insomma, una sentenza che fa discutere e che può costituire un precedente per casi simili, e non solo a Marina di Gioiosa.
Intanto, se l’opposizione, per bocca del consigliere Pasquale Mesiti ricorda le battaglie fatte in Consiglio contro la sperimentazione del servizio, il sindaco Domenico Vestito affida a Facebook un commento al vetriolo.
«Un Giudice di Pace di Locri, evidentemente spinto – ha scritto Vestito – da ragioni estranee al proprio ufficio, ha emesso una sentenza in materia di autovelox che non può non definirsi che un “mostro giuridico”, con contenuti che esulano la funzione giudiziaria e con caratteri diffamatori. Nelle prossime settimane inoltreremo un formale esposto agli organi disciplinari della magistratura (Ministro della Giustizia, Procuratore generale presso la Corte di Cassazione e Consiglio Superiore della Magistratura) e valuteremo le iniziative per difendere l’onorabilità e l’immagine del Comune di Marina di Gioiosa Ionica».
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