LOCRI – Il campionario delle curiosità colte a margine della seduta consiliare di ieri è assai vasto. Se in aula si sono fatte le ore piccole e il livello dello scontro è cresciuto quando, dopo la pausa delle 21.30 si è ripartiti con la trattazione dei punti dal secondo al quinto, non possiamo non evidenziare alcune spigolature colte durante la fase più seguita dell’assise, ovvero dalle 17.15 alle 20,15 quando la sala consiliare è stata gremita di spettatori (in prevalenza dipendenti comunali e attivisti del movimento LocRinasce) come non si vedeva da tempo. La prima è la solenne dichiarazione di Alfonso Passafaro, capogruppo di “Leali alla città”. Lui, presidente del Club della Libertà di Locri, riferendosi al caso Fiorito citato come tipico esempio di degenerazione della politica italiana ha detto: “Basta con questo garantismo; chi ha sbagliato deve pagare, perchè non è possibile che in Italia non paga mai nessuno”. Parole forti per un berlusconiano come lui, che però s’inquadrano nel solco dei suoi frequenti interventi tra i banchi dell’opposizione, in cui spesso divaga e amplia il raggio della discussione ben oltre l’oggetto della discussione del singolo punto, ma si propone all’uditorio come esempio di imprenditoria sana che cerca di navigare e tenersi a galla tra i marosi della crisi economica. Lo stile è pacato ed essenziale, da imprenditore prestato alla politica, appunto, tranne quando sbotta dopo la piccata replica dell’assessore Galasso a Sainato che lo accusava di non aver letto con sufficiente attenzione la relazione “Cervellini”. “E allora – ha detto Passafaro – che senso ha portarsi degli amici a fare la claque? La prossima volta, se volete, portiamo degli amici nostri, che magari a quest’ora staranno ancora lavorando – erano le 19,30 – ma facciamo in modo che si prendano un paio d’ore di permesso per venire a sostenerci in Consiglio. Pensiamo ad altro”, è la conclusione del più moderato di un’opposizione che a volte strizza l’occhio a Piero Leone, il meno allineato dei consiglieri di maggioranza, che sovente prende posizioni autonome ed esce con comunicati a titolo personale, fedele al suo credo tutto indipendenza e autonomia. Stavolta, però, Leone non interviene, almeno fino alle 21,30 preferendo rimanere sornione. E se Sainato indossa e sveste la giacca prima e dopo ogni accalorato intervento, Calabrese parla della stabilizzazione degli Lsu-Lpu operata dall’allora giunta Macrì usando la stessa verve e lo stesso sostegno laburista agli impiegati stabilizzati che avrebbe usato un leader della Fiom come Cremaschi o Landini, salvo poi tornare nel suo alveo naturale della destra quando ricorda un episodio per il quale l’ex sindaco Macrì versò al Comune di Locri, da sindaco, “cinquantamila euro – ha detto Calabrese – per sanare un presunto conflitto d’interessi, sottraendo quei soldi ai propri figli che saranno – ha proseguito – anche figli del barone, ma ai quali quei soldi avrebbero fatto sicuramente comodo”. L’episodio è servito a chiedere conto al sindaco del suo status di creditore verso l’Ente citato nella relazione Cervellini, che Lombardo ha chiarito non essere frutto di sua iniziativa, ricostruendo l’episodio che risale ai lustri precedenti e lasciando intendere che si procederà all’espunzione di quel credito in fase di revisione della relazione Cervellini. A proposito di Lombardo: ha candidamente confessato che, visto il suo stato di salute a volte non ottimale, preferisce non leggere più la stampa locale, giudicata, evidentemente, nociva al suo benessere. E proprio durante una delle fasi più concitate della discussione, ha fatto il suo ingresso una delegazione composta dal sindaco della città di Locri in Grecia. Un corpulento signore, accompagnato dall’interprete e, tra gli altri, dal sindaco di Gerace Pino Varacalli. Dopo qualche minuto, il presidente del civico consesso Cavo gli ha dato il benvenuto, scusandosi per l’accoglienza che non è quella che avrebbe voluto riservargli, visto che la visita è avvenuta nel bel mezzo dei lavori consiliari, ma pazienza. Il sindaco greco ringrazia con la mano, si alza e rivolge un cenno d’inchino al pubblico che lo applaude e decide, per qualche secondo, di seguire i lavori consiliari. Già, appena qualche secondo. Perchè mentre il Consiglio va avanti, l’interprete gli traduce tutto quello che dai banchi dell’assise viene detto durante gli interventi. E dev’essere stata proprio simultanea la traduzione, perchè il corpulento primo cittadino greco, nonostante la stazza, ha avuto un balzo quasi felino nell’alzarsi e abbandonare la seduta, con l’aria di chi, tra sè e sè, avrà pensato: “Ma dove sono capitato?”.
GIANLUCA ALBANESE
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