di Francesca Cusumano
SIDERNO- <<Noi non chiediamo niente, vogliamo i nostri stipendi, che si mettano d’accordo chi deve pagare… e puntuali>>.
E’ questo il messaggio che si legge alle spalle dei dipendenti di Siderno Ambiente, la società del depuratore consortile, che da questa mattina hanno dato avvio alla loro protesta, uno sciopero ad oltranza che durerà fin quando non riusciranno ad ottenere quel che dovutamente gli spetta da 10 mesi. Con la giornata di oggi, scattano a 10 (compresa di tredicesima) le mensilità rivendicate dai lavoratori, l’ultima (quella di giugno) incassata, risale allo scorso mese di novembre. Una vertenza questa, che in realtà si sarebbe dovuta concretizzare tre mesi fa, esattamente a dicembre, poi posticipata (ad oggi) su invito dei due maggiori Comuni, quali Locri e Siderno (Ente capofila) ad aspettare gennaio, perchè con il pagamento dell’Imu, per opera dei cittadini, entrambi avrebbero tentato di versare una parte delle loro maestranze. In media i due Enti dovrebbero destinare alla società, una somma che si aggirerebbe intorno ai 500mila euro; Locri, ad esempio, dopo aver reso esecutiva la determinazione n° 48 dell’Area Tecnico- Manutentiva- Area Urbanistica, nella quale ha assunto l’impegno di liquidare al Comune di Siderno la somma complessiva di 40mila euro come acconto sulle spese di gestione dell’impianto di depurazione consortile, allo stato attuale ne ha liquidato 5mila euro (sebbene ancora al Comune di Siderno non risulti). Si pensi che, secondo quando dichiarato questa mattina dai dipendenti, l’ultimo pagamento di Locri, nello specifico 32mila euro, fa capo all’allora Amministrazione guidata da Francesco Macrì. Come anticipato qualche giorno fa da Lente Locale e come ribadito anche quest’oggi, il Comune di Siderno non è stato in grado di ottemperare al versamento di 20mila euro, per via della continua irregolarità del documento unico di regolarità contabile, nonostante avesse assunto l’incarico di sbloccarlo. A rincarare la dose anche l’assenza di veri e propri strumenti da lavoro per salvaguardare la sicurezza degli operatori, come: tute da lavoro, scarpe anti-infortunistica, mascherine, guanti; per non parlare delle visite mediche, (non richieste dalla Società da circa tre anni ): <<Siamo stati noi- hanno chiosato gli operatori- ad andare volontariamente a fare i vaccini>>. <<Siamo stanchi di aspettare- ha poi esordito la dottoressa Calderazzo, biologa, responsabile del laboratorio di analisi delle acque- pretendiamo di sapere quanto ancora dobbiamo aspettare>>. E’ sembra oramai quasi certo, che qualora non pervenisse entro il 31 marzo nel conto corrente della società alcuna forma di liquidità, scatterà la cosiddetta rata del mutuo trattenuta dall’istituto di credito; oltre il danno dunque la beffa, con il rischio per i lavoratori di veder sfumare i propri stipendi.