RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
GIOIOSA IONICA – Don Ciotti, la Gazzetta dello Sport e la Fondazione Candido Cannavò hanno inaugurato il nuovo tappeto in erba sintetica del campetto del Centro Sportivo Don Milani di Gioiosa Jonica, realizzato con il contributo della Fondazione.
Don Ciotti: “Solo unendo le forze degli onesti “NOI” diventiamo una forza che vince e che non lascia mai soli le persone e le istituzioni che lavorano per il bene comune e la legalità”
Francesco Rigitano, Presidente Associazione “Don Milani” e della Scuola Etica SALES di Gioiosa Jonica
“Grazie alla Fondazione Candido Cannavò ed alla Gazzetta dello Sport, per noi, come SALES – Scuola Etica Libera per l’Educazione allo Sport- è un momento importante perché insieme condividiamo in periferia e questa volta la periferia è il centro, questa iniziativa sopratutto per la gioia di questi bambini. Noi del Centro Don Milani abbiamo ricevuto dalla Fondazione 25 mila euro a fronte di una spesa complessiva di 27 mila euro, tutti documentati con regolari fatture consegnate alla Fondazione.”
Elio Trifari, Direttore della “Fondazione Candido Cannavò per lo sport”
“Grazie a voi. Non è un lavoro che ci sia pesato, anzi avremmo voluto fare di più. Questa è periferia ma è il centro del mondo per noi, almeno lo è stato nel momento in cui abbiamo cercato di raccogliere questo appello in un luogo che per noi ha un significato particolare: da una parte vivere questa realtà come una sfida quotidiana e dall’altra un’esercitazione di libertà e legalità. Questi obiettivi ogni giorno devono essere portati avanti e se si raggiunge è un traguardo per tutti, non soltanto per la Fondazione che è contenta di aver dato una mano, la Gazzetta dello Sport che ha diffuso l’iniziativa, per tutti noi personalmente, ma perché questo rappresenta un “non passo indietro”, non so quanto sarà un passo in avanti ma certamente non è un passo all’indietro bensì un passo nella direzione su cui tutti puntiamo.”
Daniele Radaelli, Caporedattore e Segretario di Redazione della Gazzetta dello Sport
“Quando abbiamo l’opportunità di raccontare queste storie bellissime di sport sociale, che sono importanti, esser rappresentano scalini fondamentali per la crescita delle persone dei territori e per noi è una gioia, una soddisfazione, una emozione e anche una commozione perchè oggiAggiungi un appuntamento peroggi qui vediamo tanti bambini, tanti amici, tanti striscioni rosa della Gazzetta dello Sport e non possiamo non immaginare cosa direbbe Candido Cannavò se fosse qui con noi ed in pratica lo è.”
Salvatore Fuda, Sindaco di Gioiosa Jonica
“E’ un momento importante perché assieme alla Fondazione Candido Cannavò ed alla Gazzetta dello Sport si è riusciti a finanziare il cambio del manto d’erba in questo campo che è uno spazio importante per ragazzi e giovani ed è una valvola di sfogo essenziale per la comunità di Gioiosa Jonica. In un’ottica sempre improntata al recupero della marginalità sociale, il recupero delle devianze e sopratutto per la costruzione di una comunità che rifiuti alcuni atteggiamenti di illegalità, alcuni atteggiamenti di “non convivenza civile”, questi spazi sono fondamentali allo scopo. La testimonianza, la vicinanza anche di questi attori protagonisti nazionali ci fanno ben sperare. Questa struttura rinnovata e l’altra struttura che stiamo rinnovando in contrada Limina sono due punti di eccellenza, due luoghi dove i nostri ragazzi, i nostri giovani possono passare il loro tempo. Non è una cosa scontata e non è una cosa comune a tutti i territori. Quindi Gioiosa si può ritenere fortunata e noi continueremo a lavorare per creare questi spazi al di là di quelli che possono essere gli impegni quotidiani, i patimenti sul percorso politico e personale ma nella lunga prospettiva, nella lunga visione prospettica, questi lavori e questi impegni ci daranno ragione.”
Don Ciotti, Presidente “Libera”
“Io non ringrazio nessuno perché tutti abbiamo fatto solo il nostro dovere di cittadini. Questo campo sportivo con una presenza di bambini, di ragazzi, di giovani, di adulti, attraverso il gioco e la pratica sportiva del calcio è un segno di positività perché permette alle persone di ritrovare se stesse e di socializzare. E’ anche uno strumento per togliere dalla strada e per offrire delle occasioni ai ragazzi di potersi divertire ma anche di prendere coscienza, attraverso il giuoco, delle responsabilità. E’ una meraviglia che da anni questo progetto questa proposta va avanti. La Gazzetta dello Sport la sta sostenendo, ma sopratutto la stanno sostenendo tanti cittadini che ci credono e vedono in questa struttura un punto di riferimento pieno di valori positivi per i ragazzi.”
In merito alle minacce intimidatorie subite dal Sindaco Fuda, Don Ciotti ha detto:”Io non ho espresso solidarietà al Sindaco Salvatore Fuda perché la solidarietà rischia di essere una formalità e tutto finisce lì. Io esprimo sempre vicinanza e sopratutto corresponsabilità perché bisogna sentirsi corresponsabili e non bisogna lasciare soli quanti con il loro ruolo, la loro competenza, la loro professionalità pongono un servizio nel nostro paese al servizio del bene comune. E quindi per me è stato molto importante, fondamentale, dare a questo Sindaco, minacciato, un segno di vicinanza, di amicizia, di sostegno e dall’altra parte condividere la corresponsabilità. Il nostro dovere è quello di fare veramente in modo che ogni cittadino non sia un cittadino intermittente secondo dei momenti, ma cittadini responsabili. Occorre pure prendere veramente coscienza che solo unendo le forze degli onesti diventiamo una forza per questo cambiamento e che è il “NOI” che vince. Cittadini, gruppi, associazioni, chiesa, mondo della scuola, mondo del lavoro, tutti insieme per fare in modo che nessuno sia mai, mai, lasciato solo.
In merito alle vittime di mafia, i ragazzi del Don Milani hanno consegnato le magliette a famigliari con la scritta del loro congiunto. E Don Ciotti ha dato un preciso significato a questo gesto: “Con le magliette che portano il nome delle persone che sono state uccise -persone meravigliose che la prepotenza, la violenza criminale di uomini cattivi hanno ucciso- vogliamo ricordare nel miglior modo possibile chi ha perso la vita e gli sono stati strappagli gli affetti più cari, ed il modo migliore per ricordarli è proprio quello di renderli vivi attraverso il loro nome impresso sulle magliette”.
Ha voluto poi rendere un doveroso omaggio a Candido Cannavò: “Ho conosciuto Candido Cannavò, un grande uomo, un grande giornalista ma sopratutto un cittadino vero, non di quei cittadini ad intermittenza a seconda delle circostanze e dei momenti. Ragazzi, non dimenticate mai una cosa: se quel campo sportivo adesso ha quel tappeto verde stupendo sul quale continuate a giocare, quel denaro è stato dato da una Fondazione che porta il suo nome: Candido Cannavò grande persona innamorato della vita e vi devo dire che è stato innamorato anche delle persone che facevano e fanno più fatica.”
Non ha mancato di sottolineare i meriti di Francesco Rigitano, presidente del Don Milani “C’è un nome a cui io voglio esprimere vicinanza, affetto e lasciatemi dire anche riconoscenza, perché nella sua vita, con le sue fatiche, con le sue fragilità, con la sua sana testardaggine, con il suo coraggio è stato lui l’anima che ha permesso tutto questo, ed è Francesco Rigitano. Auguro anche a voi di avere una “coscienza inquieta”, una sana inquietitudine, e Francesco è un inquieto che ha creato tanta inquietitudine a tutti noi. Una inquietitudine che ha permesso di mettere un po’ della sua vita al servizio degli altri e se questo campetto oggiAggiungi un appuntamento per oggi vive, continua a vivere, voi lo sapete, che lo si deve a Francesco Rigitano.”
Infine ha richiamato la figura di Dio in questo contesto ed ha citato l’accoglienza dovuta ai migranti: “Dio ci dà strumenti a volte anche talento, ma anche la libertà e la responsabilità di usare questi strumenti a fin di bene. Dio è il più grande allenatore perché insegna qualcosa di più importante della tecnica. Insegna che nello sport come nella vita non dobbiamo barare, bisogna rispettare le regole, saperci accogliere, saperci riconoscere. Mentre venivo qui, ho visto in uno spazio attiguo a questa struttura un gruppetto di ragazzi di colore arrivati da paesi lontani con quei barconi che conosciamo e sono tristemente noti, che stavano giocando al pallone e il mio pensiero è stato quello di unire voi a loro perché lo sport unisce e deve unire tutti.”