di Gianluca Albanese
BIANCO – «Dei “quaquaraquà – per usare un termine a loro molto noto – non possono e non devono decidere né le mie sorti né tantomeno le sorti di chicchessia. Ho deciso di andare avanti e che non si torna indietro. A costo di morire. Solo la mancanza di fiducia nei miei confronti potrebbe farmi recedere, ecco perché oggi rimetto il mio mandato nelle mani del sindaco e del consiglio comunale».
Bianco, ore 20. Davanti a migliaia di persone scese in piazza a testimoniare la vicinanza e l’affetto nei suoi confronti, il vicesindaco Pasquale Ceratti parla a testa alta, schiena dritta e sguardo fiero, fiero della sua gente, di quel popolo che otto mesi fa ha eletto lui e gli altri amministratori e che stasera è con lui, con la mente, con il cuore e con la presenza, massiccia, ordinata e composta, ma anche calorosa quando con applausi a scena aperta ha sottolineato alcuni dei passaggi più significativi del suo discorso.
L’amministrazione chiama e il popolo di Bianco risponde. Per la seconda volta in poche settimane: la prima fu dopo il tentato femminicidio della giovane Angela Battaglia; la seconda stasera, dopo che il vicesindaco Ceratti, che in età giovanissima dovette subire il trauma dell’omicidio del padre, viene messo sotto stretta sorveglianza dalle forze dell’ordine che intercettano dei malavitosi male intenzionati nei suoi confronti.
Tutti, stasera, hanno fatto la loro parte: i cittadini venuti a dargli manforte con la loro presenza, ma anche i tantissimi sindaci locridei con la fascia tricolore, il presidente della giunta regionale Mario Oliverio, insieme al presidente del consiglio regionale Nicola Irto e ai consiglieri Sebi Romeo e Francesco Cannizzaro, la parlamentare Jole Santelli e altri rappresentanti politici, tra cui il consigliere provinciale Zavettieri.
Sulla carta era un consiglio comunale aperto; in realtà è stato un civico consesso all’aperto, viste le numerosissime presenze, ed è stato meglio così, visto che si sono registrati solo alcuni, selezionati, ed autorevoli interventi.
Il sindaco Aldo Canturi si è detto «Orgoglioso di Bianco, paese coeso e solidale» aggiungendo che «I sindaci in pericolo sono un problema serio da affrontare, magari mediante un osservatorio permanente gestito dal ministero dell’Interno. L’attentato a un amministratore e a un medico serio e coscienzioso come Ceratti – ha concluso – è un attentato alla libertà».
Il vescovo della diocesi di Locri-Gerace Francesco Oliva ha ricordato quando «8 mesi fa – ha detto – invitai i cittadini ad andare a votare e oggi sono qui per manifestare la vicinanza a tutti i politici per bene che non devono avere mai paura e hanno il dovere di andare avanti. Sono contento che oggi il consiglio comunale sia stato in piazza, e manifestazioni del genere servirebbero più spesso – ha detto il presule – per coinvolgere di più i cittadini e riavvicinarli alla politica attiva».
Il presidente Oliverio, nel premettere che «Di fronte a gesti del genere occorre rispondere con fermezza e unità delle forze democratiche e delle istituzioni» ha invitato tutti a recuperare quello che ha definito “il vessillo della legalità”: «Pratichiamola la legalità – ha ribadito il governatore della Calabria – e alla Regione stiamo lavorando in questa direzione, ad esempio con la nuova legge urbanistica che fornisce un quadro di riferimento tale da non esporre più come una volta gli amministratori comunali, ma anche con norme chiare sulla raccolta e smaltimento dei rifiuti e sui servizi in genere».
Quindi, dopo aver citato un altro fatto di cronaca di stretta attualità («Lo Sporting Locri – ha detto – deve rimanere in campo perché se rinuncia è una sconfitta per Locri e per l’intera Calabria») ha concluso dicendo che «Oggi siamo qui a dire che Pasquale Ceratti non è solo».
Particolarmente significativo l’intervento della parlamentare Jole Santelli, coordinatrice regionale di Forza Italia, che ha sottolineato innanzitutto quanto sia «Importante – ha detto – uscire dal palazzo e stare in piazza, riappropriandoci degli spazi pubblici. Questa – ha proseguito – è la migliore risposta a chi voleva isolare un amministratore che merita la nostra stima, indipendentemente dall’orientamento politico, perché Pasquale Ceratti detiene il potere di rappresentanza di una comunità ancor prima che politico».
Non mancano due richieste che la Santelli indirizza al viceministro dell’Interno Bubbico: «In Parlamento – ha detto – dobbiamo metterci tutti insieme per aumentare le risorse destinate alle Forze dell’Ordine, perché senza sicurezza non c’è libertà, e la sicurezza deve diventare la priorità di questo Paese», e poi : «Occorre fare pressione sul Csm e il Ministero della Giustizia per risolvere le carenze di organico nella magistratura, che deve superare le difficoltà».
Quindi, è stata la volta di Ceratti, che prima di scagliarsi contro i “quaquaraquà” ha ricordato che «Sono orgoglioso di vedere tutta questa gente in piazza: al mio posto poteva esserci chiunque. A 18 anni andai via dopo l’uccisione di mio padre e qualche anno dopo tornai da professionista, per ridare la vita in quello che fu un luogo di morte. Solo da otto mesi sono amministratore, per saldare il debito di riconoscenza nei confronti della mia gente».
Le conclusioni sono state affidate a Bubbico, che ha invitato a superare i conflitti tra le parti politiche e a stare uniti «per interrompere – ha dichiarato – questo circolo vizioso. Solo liberandoci dai conflitti – ha aggiunto – possiamo coltivare in primis l’interesse generale, garantendo il libero esercizio del confronto democratico e del rispetto delle regole. Abbiamo riattivato il tavolo per la Locride – ha aggiunto – cercando, al di là della mera ricerca delle risorse, di lavorare per irrobustire le strutture amministrative. Tutti – ha concluso – abbiamo il dovere di aiutare le Forze dell’Ordine e la Magistratura lottando contro un’illegalità che è tanto più diffusa quanto più è tollerata».
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