di Antonella Caraffa*
Pensavo di andare in cantiere stamattina, verso le 10 più o meno. Dovevamo stabilire come ripristinare una parte di un pavimento antico che ci siamo sforzati di mantenere. Pochi dettagli da definire e poi l’orizzonte, quell’orizzonte che ripaga dai tanti problemi, le ansie, le fatiche, il sudore… quello che ti ricorda perché hai fatto della tua passione il tuo lavoro. Ho vissuto con entusiasmo e attenzione ogni pietra scoperta, ritrovata, riportata al suo splendore, ho studiato e immaginato ogni elemento nuovo, montato, saldato, messo là… E ci sei… ci sei quasi… e BOOM. Ho immaginato tante volte in questi mesi al modo in cui, tutti noi, avremmo potuto usare questo edificio e sentirlo nostro, nostro questo contenitore di cultura. Perché di questo si trattava di un centro per la CULTURA. Potrei enfatizzarlo, questo gesto, e pensare che forse hanno cercato di minare la parte buona della Calabria, la cultura, le tradizioni… e però, così darei un significato ad una cosa che non lo ha un significato. Alle 8 del mattino ricevo un video: sirene, pompieri , carabinieri di fronte al mio cantiere… E ci vado prima delle 10 in cantiere. Senza parole sensate da poter dire, senza domande giuste da fare. Guardo negli occhi i titolari dell’impresa, il maresciallo dei carabinieri e mi arrampico sul tetto per vedere cosa, quanto, dove… Trovo tutte le risposte che cerco. Me ne rimane solo una in testa: PERCHE’? Perché la Calabria fa sempre un passo avanti e dieci passi indietro? Perché non si riesce a capire che il bene del singolo viene solo dal bene comune? Perché non sappiamo far tesoro, tutelare, custodire le cose buone che ci danno, si fanno, si cercano di fare? Perché non ci rendiamo conto che non è fare torto a nessuno, questo, a tutti al massimo. Noi stessi compresi. Beh oggi sono stata in cantiere, poi a casa e ora a studio. Sappiate che lo avrei fatto lo stesso. Sappiate che in cantiere ci andrò anche domani e che abbiamo scelto la soluzione per i pavimenti. L’impresa ha già ordinato il colore. Ho fatto sosta in caserma per un po’, ma tutto ha ripreso il normale ritmo di sempre. Come ho già detto a chi me lo ha chiesto. Andremo avanti. In ogni modo. Io di sicuro non mi fermo. Ho scelto di darla una possibilità al posto in cui ho scelto di vivere. Ci vivo per questo. Perché la amo la Calabria, e sono sicura di non essere la sola.
*una dei progettisti-dl