FONTE: WWW.ILDISPACCIO.IT
di Claudio Cordova – Quattro anni a Rosy Canale, con il risarcimento ad alcuni degli enti che avrebbe truffato, tra cui Enel Cuore. Il Tribunale di Locri ha condannato l’ex eroina antimafia, accusata dal sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Francesco Tedesco, di essersi appropriata di ingenti somme che sarebbero dovute servire per la lotta antimafia, per il riscatto della Locride, ma che, in realtà, sarebbe finite, a vario titolo, nelle tasche della Canale o, comunque utilizzati per fini personali. La donna era imputata nel procedimento “Inganno” che, oltre a svelare il condizionamento delle cosche sulla vita amministrativa di San Luca, svelerà – almeno a detta dei pm Nicola Gratteri e Francesco Tedesco – il meccanismo attraverso cui la fondatrice e la promotrice del Movimento Donne di San Luca si sarebbe appropriata, utilizzandoli per fini personali, di svariati fondi concessi da diverse Istituzioni che sarebbero invece dovuti essere impiegati nell’attività antimafia su un territorio difficile come quello della Locride.
Il Movimento “Donne di San Luca” otterrà – per la propria attività di sostegno alle donne vittime della ‘ndrangheta – anche un bene confiscato: un immobile sottratto alla potente cosca Pelle “Gambazza” di San Luca, destinato a ludoteca, inaugurata nel 2009, ma mai entrata in funzione. Rosy Canale avrebbe ricevuto finanziamenti da un arco vastissimo di Istituzioni: Ministero della Gioventù, Presidenza del Consiglio Regionale della Calabria, Prefettura di Reggio Calabria e Fondazione “Enel Cuore”. Ma avrebbe utilizzato decine di migliaia di euro per varie utilità personali: dall’acquisto due autovetture – una Smart e una Fiat 500 – a quello di vestiti e mobili, nonché la possibilità di effettuare viaggi di natura privata.
A Rosy Canale, gli inquirenti arriveranno grazie ai numerosi contatti che la donna avrà con gli amministratori locali di San Luca, fino al momento dello scioglimento del Comune.
“Me ne fotto”. Così Rosy Canale rispondeva alla madre, che le raccomandava di spendere con attenzione i soldi che le arrivavano da Istituzioni varie: dalla Presidenza del Consiglio Regionale, alla Prefettura, passando per l’associazione “Enel Cuore”. Tanti i fondi elargiti al Movimento “Donne di San Luca”, che la giovane Rosy aveva fondato, per la promozione sociale e per il sostegno alle donne vittime della ‘ndrangheta.
E Rosy avrebbe dovuto ascoltare la madre. L’appropriazione dei fondi, che in realtà dovevano servire per l’attività antimafia, sarebbero stati intascati dalla “pasionaria”, che li avrebbe spesi per vestiti, mobili, viaggi e auto. Truffa aggravata il reato che la Procura di Reggio Calabria contesta alla donna, che proprio alcuni giorni prima dell’esecuzione degli arresti domiciliari aveva ricevuto il premio “Paolo Borsellino”.
Era riuscita ad accreditarsi bene, Rosy Canale. Era diventata una vera e propria celebrità, anche se, a detta dei giudici, “si muove tra i gruppi malavitosi e interagisce con loro a seconda delle sue necessità e al solo fine di portare a compimento le sue iniziative, aggraziandosi, con la prospettiva futura di un lavoro retribuito, le donne di San Luca, molte delle quali sono vicine a famiglie mafiose”. Ma sono tanti anche i contatti con l’entourage dell’allora senatore del Partito Democratico, Luigi De Sena, ex superprefetto di Reggio Calabria, giunto in riva allo Stretto dopo l’omicidio di Franco Fortugno.
A detta dei giudici, i soldi destinati al Movimento “Donne di San Luca” “sono stati biecamente piegati ai propri interessi personali dalla presidente di quel movimento”. Anche i 160mila euro concessi dall’associazione “Enel Cuore”, che sarebbero dovuti essere impiegati per la ludoteca nell’immobile confiscato alla potente cosca Pelle “Gambazza”. In realtà quella struttura sarebbe stata solo inaugurata (evidentemente per mettere una pezza ai fondi ottenuti), ma sarebbe ben presto finita nel dimenticatoio.
E i soldi?
Lo spiegano i giudici. Sarebbero stati utilizzati “anche mediante il ricorso a fatture false o gonfiate, per finalità esclusivamente private”. Lungo l’elenco dei soldi che Rosy Canale avrebbe intascato anche per “l’acquisto di mobili e arredamento per la propria abitazione, di abbigliamento e di una minicar per la figlia, di abbigliamento per sé e per il padre, di una settimana bianca per sé e per la figlia”. Proprio nella data in cui arriveranno i fondi, infatti, siamo alla fine dell’ottobre 2009, secondo i giudici finiranno tutti i problemi economici per la donna: quel giorno, Rosy chiama sua figlia e “le chiede di che colore vuole le Hogan perché sono arrivati i soldi”. La ragazza chiede “quanto si tiene lei e Rosy risponde che poi vedrà”. Ed eccole lì le borse che ogni donna vorrebbe: Louis Vuitton e Fendi. Ma anche cene e benefit vari, per sé e per i parenti.
Le carte dell’indagine “Inganno”, che porterà in carcere l’ex sindaco di San Luca, Sebastiano Giorgi, sono imbarazzanti per l’ex eroina antimafia, di cui verrà sottolineata l’avidità. Il contenuto delle carte d’indagine, infatti, entra pesantemente nel merito delle spese. I soldi concessi dal Ministero della Gioventù, oltre 18mila euro, sarebbero stati utilizzati per “l’acquisto di un’autovettura Fiat 500, sì intestata al Movimento, ma di fatto utilizzata esclusivamente” dalla donna.
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