di Gianluca Albanese
LOCRI – Aridatece il compianto Gianfranco Funari che con l’acquolina in bocca addenta una succulenta fetta di mortadella tenuta in alto con le dita. Già, l’immagine appena evocata sembrava l’emblema della Tv trash, superficiale e incolta degli anni ’90. Funari è passato a miglior vita da qualche anno; in compenso, ci sono trasmissioni del cosiddetto “servizio pubblico” che in quanto a trash sembrano peggio, molto peggio.
Il caso della puntata de “L’Arena di Giletti” andata in onda su Raiuno domenica scorsa, è l’esempio, a nostro modo di vedere, di una “Tv spazzatura” che il cittadino/contribuente/abbonato, in special modo locrese, non può e non deve tollerare.
Più che una trasmissione di approfondimento informativo, quale forse aveva la pretesa di essere, ci è sembrato un processo sommario degno di un regime totalitario, nel quale il conduttore e i suoi ospiti hanno pensato di imporre una tesi precostituita senza un reale contraddittorio e senza una vera ricerca della realtà dei fatti, arrivando a esporre al pubblico ludibrio un professionista serio e stimato come il medico Nicola Rulli, unico locrese presente in studio.
Un’istruttoria senza dibattimento, insomma, nella quale si è individuato il posto da citare come esempio negativo di assenteismo da parte dei dipendenti comunali (comparandolo alla realtà felice della cittadina ligure di Lavagna) che aggiunge altro fango alla concezione ormai tristemente nota che i media nazionali hanno di Locri, tanto che lo stesso senatore Gasparri, presente in studio, in un passaggio ricorda che «Locri non è un paese tranquillo».
Insomma, secondo il disegno degli autori e del conduttore del programma, il luogo del delitto c’è: è il palazzo municipale di Locri, c’è la parte offesa, individuata in un sindaco più volte citato (e in maniera piuttosto acritica) come «Esempio da seguire dalla parte sana del paese» e ci sono i colpevoli: i dipendenti comunali da additare e criminalizzare, esattamente come i loro complici, ovvero i medici che redigono i certificati di malattia.
E come ogni processo sommario, il contraddittorio reale non c’è: il medico Rulli, presente in studio come coordinatore dell’associazione Medici di Medicina Generale, viene interrotto appena accenna a rispondere, deve subire il sarcasmo fuori luogo di Gasparri e i figuranti del pubblico che sogghignano alla battute del senatore post fascista, sia quando snocciola i suoi dati sui giorni di assenza certificati dall’Inps che mentre cita Dante e Virgilio in una metafora evidentemente poco compresa dal Giletti o dal Gasparri di turno.
E’ davvero questa l’informazione che vogliamo noi che paghiamo il canone? Crediamo di no.
E poco importa che Giletti abbia dato prova di scarsa preparazione in geografia nel momento in cui ha detto che «A Locri non c’è il mare»; questa è la cosa meno grave che è emersa in quei pessimi venti minuti abbondanti della Tv di Stato. Sconcerta, piuttosto, il modo di predisporre i contenuti, sicuramente non indirizzati alla ricerca della verità o delle cause che determinano certi fenomeni, ma al sensazionalismo che fa audience nel mare magnum dei creduloni semiappisolati che dopo il pranzo domenicale amano sprofondare sul divano alla ricerca di qualcosa da vedere in tv e su cui spettegolare, più che riflettere.
Già, perché girare nei corridoi del palazzo municipale di Locri e chiedere ai dipendenti a fine turno – avranno pure il diritto di andare a casa o a sbrigare le loro faccende, dopo una giornata di lavoro, o no? – di rilasciare una dichiarazione è un modo per dipingere i locresi come omertosi; riprendere le stanze vuote è insinuare la certezza (più che il dubbio) che il palazzo sia semideserto per colpa dei soliti “fannulloni” già ampiamente messi alla berlina.
Poco importa che decine di dipendenti siano stati, negli ultimi due anni, collocati a riposo e che a 14 lavoratori Lsu-Lpu non siano stati rinnovati i progetti, con conseguente aumento delle stanze vuote. No, l’intenzione degli autori e dei conduttori appare come finalizzata a imporre (più che a proporre) una tesi precostituita e sconcerta l’arroganza e l’assoluta mancanza di rispetto mostrate dal conduttore nei confronti del medico Rulli.
Una corrida nazional-populista, l’Arena di Giletti, che è andata oltre qualsiasi simposio dell’università del “sentito dire” che, come sempre, pullula di docenti e rettori.
Ora, pare che ci sia una discrepanza tra i numeri in possesso di Giletti sulle assenze per malattia da parte dei dipendenti comunali nell’anno solare 2015 e quelli del dottore Rulli e certificati dall’Inps: 2439 quelli della “pubblica accusa” e 1800 quelli del medico che cita Dante. Pare che Giletti si sia impegnato a rettificare – se del caso – i dati diffusi alla prima occasione utile.
Il problema è un altro: è che in tutta questa vicenda chi ci perde è solo l’immagine di Locri. E’ bene che tutti insieme riflettano su questo punto. Una città piena di risorse troppo spesso oscurate da fatti di cronaca nera (come buona parte dell’Italia, non solo del Sud) ma al centro di troppi pettegolezzi e vicende poco chiare, tanto da farla finire sovente nel tritacarne mediatico: Locri, a una certa “informazione” e ai suoi portatori d’acqua serve come simbolo negativo da far finta di “redimere” secondo le aspirazioni e i desiderata del profittatore di turno: come Scampia, Corleone o altri luoghi del genere. Locri che serve a creare grande attenzione mediatica se un bigliettino di minacce scritte sul PC viene lasciato nel finestrino dell’auto di un dirigente di calcio a cinque femminile tanto da fare arrivare subito i vertici della Federcalcio, parlamentari e Tv satellitari e in chiaro per salvare la squadra anche se dalla Procura fanno sapere che la ’ndrangheta non c’entra nulla con la vicenda.
Locri che però nessuno bada se la delinquenza incendia 14 autobus della principale ditta di trasporto pubblico locale: una vicenda che sembra non fare “figo”, non fare audience, così come le morti che attendono giustizia o le tante intimidazioni senza un colpevole. O il lavoro che non c’è più per chi ha sempre scelto di vivere lontano anni luce da ambienti criminali.
No, di queste cose non ne parla la Tv di Stato: venti minuti una tantum la domenica pomeriggio tra riprese nei corridoi del palazzo di città e un medico per bene da linciare in diretta nazionale, evidentemente, per la Rai possono bastare.
E’ contro questo andazzo che le anime vere (non quelle “nere”) di Locri, della Locride e della Calabria intera devono, a nostro modo di vedere, ribellarsi, e non permettere mai più che il popolo onesto di questa terra divenga suo malgrado claque per processi sommari in Tv.
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