LOCRI – C’era anche il rettore del santuario di Polsi don Pino Strangio tra i testimoni a discarico dell’anziano presunto boss di Croce Valanidi Francesco Gattuso, nell’udienza del processo “Crimine” che si è conclusa da pochi minuti.
Va premesso, però, che la principale novità emersa stamani davanti al collegio presieduto dal giudice Alfredo Sicuro riguarda il deposito, da parte del pubblico ministero, di un’informativa del Ros dei carabinieri contenente alcune intercettazioni riguardanti esponenti di rilievo delle cosche di San Luca come Giuseppe Pelle e Giovanni Ficara. I due, infatti, parlavano dell’omicidio di Carmelo Nunzio Novella, avvenuto a San Vittore in Lombardia nel 2008. I due, nel parlare del fatto di sangue, sostengono che il boss Antonio Pelle detto “Gambazza” non poteva non essere al corrente della volontà di eliminare fisicamente Novella. L’accusa, dunque, tende a dimostrare il ruolo apicale all’interno della struttura provinciale del “Crimine” rivestita proprio da “Gambazza” ancor prima della leadership addebitata a Domenico Oppedisano di Rosarno. Tornando all’escussione dei testimoni durante l’udienza odierna, non si può non evidenziare come il ritratto dipinto dagli stessi sia quelli di un anziano patriarca, cattolico praticante e imprenditore abile e preciso nel lavoro. Un buon cristiano, insomma. In senso stretto. Come ha detto il parroco di Croce Valanidi don Antonino Vinci, che ha ricordato la sua abitudine di andare a messa tutte le domeniche con la famiglia, i lavori edili svolti dalla sua impresa per la parrocchia «in maniera gratuita da – ha detto il parroco – persona che ha dato pane e lavoro a un sacco di padri di famiglia, specie immigrati, fino quasi a civilizzarli». Don Pino Strangio, invece, lo ha descritto come «Uno dei tanti pellegrini incontrati durante le celebrazioni del Corpus Domini. Veniva – ha detto il rettore di Polsi – con tutta la famiglia e si confessava». Anche il maresciallo (a riposo) dei Carabinieri di Croce Valanidi Vincenzo Iervolino lo ha descritto come «Una persona dedita al lavoro e alla famiglia. Aveva anche il porto d’armi in regola». E’ seguita una lunga teoria di tecnici e imprenditori nel settore edile che, nel rispondere alle domande dell’avvocato palmese Armando Veneto, lo hanno descritto come «Il titolare della ditta di impermeabilizzazione più seria e affidabile del Reggino», mentre i medici che lo hanno avuto in cura ne hanno evidenziato le pessime condizioni di salute, con gravi patologie aggravate dall’età di ottantadue anni. L’udienza è stata aggiornata a lunedì 15.