AFRICO – Inizia con una bella strigliata agli alunni di Africo la commemorazione di stamane celebrata alla villa comunale della cittadina. Un gruppetto di ragazzi un po’ irrequieti ha forzatamente attirato le attenzioni negative del primo cittadino che amareggiato da cotanta indifferenza ha esordito: ‹‹Vi sembra modo questo di comportarsi? Se non siete interessati alla vostra storia, potete anche andarvene. Che vi piaccia o no, voi siete il futuro di Africo – ha proseguito – come sperate di portare avanti questo paese se nulla per voi è interessante, se non mostrate rispetto. Quelli che fischiano e urlano sono gli stessi che poi distruggono la scuola, imbrattano i muri ed è per colpa loro e per tutti quelli come loro che Africo non riesce a rialzarsi. Sappiate comportarvi con educazione, soprattutto questo è rispetto››. Un inconsueto incipit ha caratterizzato la commemorazione per il sessantunesimo anniversario dell’alluvione che nell’ottobre del 1951 spazzò via cose e persone della vecchia Africo. Un momento di silenzio, poi la cerimonia prosegue, ma dietro la folla dei ragazzi che per finta o per dovere tentano di prestare attenzione, quando tutto in un’insolita giornata d’ottobre che sembra preannunciare l’estate e non l’inverno rapisce la loro attenzione, c’è un ragazzino di circa dodici anni. Ha una camicia bianca, i capelli neri e lo sguardo spaventato. Dice alle sue insegnanti: «ma ci sono i carabinieri, io non voglio restare qui». Arriva repentina la risposta e con fare risoluto, di chi quei discorsi li ha sentiti più volte, la professoressa risponde: «e tu stai tranquillo, non ti fanno nulla. Sei una persona libera e tale resterai se continuerai a comportarti con rispetto delle regole». Sì ma quali? In una terra dove le regole esistono poco o per pochi. Solo qualche ore prima l’inizio della cerimonia una retata ad opera delle fiamme gialle ha squarciato l’apparente serenità di un giorno qualunque. Un paese Africo dove gli uomini e donne migliori lottano costantemente contro una cultura nemica della legge, un paese dove l’avvicinarsi della divisa preannuncia la fine di quella serenità familiare fatta di cose mai dette. Quanta tristezza e paura nello sguardo di quel bambino che per farsi forte, ha assunto il ruolo di disturbatore, forse solo così è riuscito a non pensare alla presenza di quei due gendarmi. Accade anche questo durante la commemorazione del 18 ottobre, un momento in cui si tenta di celebrare oltre il ricordo della memoria, il passato, quel dopo che fatto sì che sorgesse Africo, così come noi lo conosciamo. Una corona d’alloro posta sulla statua bianca che porta impressa i nomi di chi in quel lontano ottobre non vide la luce del giorno dopo. Applausi e poi silenzi. Il discorso del sindaco, che ripresosi dall’iniziale arrabbiatura, rammenta l’importanza di questo momento, perché ogni popolo se non custodisce il bene della memoria non potrà avere passato e neppure futuro. Un premio ai ragazzi della scuola elementare, media e della scuola paritaria Don Stilo ha concluso le celebrazioni di oggi. Un progetto realizzato a più mani, un’idea che ha visto lavorare insieme insegnanti, amministrazione, i carabinieri di Africo e l’ex dirigente scolastico Natale Bruzzaniti. Insieme hanno elaborato il progetto, corretto e valutato i lavori dei ragazzi per rendere i lavori realizzati in memoria di questo giorno, protagonisti di oggi, uomini e donne di domani.
ADELINA B. SCORDA