di Angelo Rossino*
E’ di questi giorni, il tam-tam mediatico che si occupa dell’approvazione, avvenuta in data 08.02.2016, in sede di Consiglio Regionale, di una Legge a firma dei proponenti On.li Giudiceandrea, Mirabello, Sergio e Bova, la n° 2/2016, recante ad oggetto: “Istituzione del Registro Tumori di popolazione della Regione Calabria”. Secondo questo tam-tam, la Regione Calabria si sarebbe, finalmente, dotata di un registro tumori regionale. Ma è davvero così? E che cos’è, ed a cosa serve, un registro tumori? Vediamo di dare insieme una risposta.
Il registro tumori regionale è uno strumento di raccolta dati in tutto il territorio calabrese, dell’andamento statistico dei casi di tumore, in una determinata popolazione e per ambito territoriale, di comparsa ed evoluzione della patologia, ai fini di cura e prevenzione, ossia al fine di predisporre un’offerta sanitaria (posti letto, cure, etc. etc.) soddisfacente della richiesta di salute del territorio. Il registro, nella sua formazione, deve rispettare dei rigidi parametri di natura scientifica, affinchè ottenga la validazione e la certificazione da parte di organismi nazionali (AIRTum – Associazione Italiana Registri Tumore) ed internazionali di verifica. Una volta ottenuta la certificazione, sarà possibile studiare il dato eziologico, cioè la connessione tra causa ed effetto, in un determinato territorio su una determinata popolazione in presenza di potenziali fonti d’inquinamento. Per fare un esempio, un registro tumori, accreditato in AIRTum, sarà utilissimo a far comprendere agli studiosi se, la presenza di una fonte di inquinamento ambientale, abbia o meno inciso sullo stato di salute dei residenti, confrontando i dati dell’andamento della malattia prima che nascesse la fonte di inquinamento, durante la vita della fonte di inquinamento e successivamente all’estinzione di questa presunta fonte. I dati, messi a confronto, potranno dire se quella fonte di inquinamento abbia peggiorato o lasciato inalterati i numeri di mortalità e/o contrazione della malattia in quel determinato territorio. A loro volta, ARPACAL (Agenzia Regionale di Protezione Ambientale – Calabria) potrà organizzare eventuali interventi mirati di bonifiche del territorio, ed il Dipartimento della Salute ed i Direttori Generali delle ASP Provinciali, potranno trarre benefici da quei dati, che sono null’altro che una richiesta statistica di salute, affinchè essi possano predisporre un’ottimale offerta di salute, così evitando sperperi nella migrazione sanitaria ed offrendo in loco elevati standard qualitativi all’utenza. A loro volta, però, i dati del registro regionale tumori dovrebbero confluire nella più ampia “Rete Epidemiologica Regionale”: ma che cos’è una “Rete Epidemiologica Regionale”? La Rete Epidemiologica Regionale è un flusso costante di dati scientifici in continua elaborazione, che dovrebbe essere di supporto alla programmazione sanitaria, dalla quale emergeranno indistintamente tutte le necessità di una popolazione regionale in tema di salute, e dalla quale i Direttori Generali delle ASP Regionali dovrebbero attingere per organizzare sul territorio un’offerta intelligente di sanità alle popolazioni bisognose. Ad esempio: se nella Locride si registreranno tantissimi casi riconducibili alle patologie “A”, “B”, “C” e “D”, ma pochissimi casi delle patologie “1”, “2”, “3” e “4”, la Direzione Generale dell’ASP competente territorialmente (ASP 5) dovrebbe potenziare i reparti dell’Ospedale di Locri (che, appunto, serve il territorio e la popolazione della Locride), dove si curano le patologie “A”, “B”, “C” e “D”, a discapito dei reparti dove si curano le patologie “1”, “2”, “3” e “4”. Ma, in Calabria, funziona così? E’ di tutta evidenza la circostanza che non funziona così: basti pensare ai 310.000.000,00 (trecentodieci milioni) di € che ogni anno la Regione Calabria spende per migrazione sanitaria: questo dato, da solo, è sufficiente a dichiarare il fallimento delle politiche sanitarie calabresi. Invece, una organizzazione ottimale in ambito territoriale dell’offerta sanitaria, eliminerebbe in radice l’odioso fenomeno della migrazione sanitaria e, dunque, questo è il vero motivo per il quale in Calabria gli ospedali e le strutture sanitarie in genere non funzionano. Non funzionano, perché la sanità non viene strutturata sui dati statistici/epidemiologici, ma su scelte basate su non si sa cosa.
Fatta questa breve ma importante premessa, viene spontaneo farsi alcune domande, tra le quali ad esempio, le seguenti:
- E’ vero che la Regione Calabria si è FINALMENTE dotata di un registro tumori regionale?
- Ed i dati di questo registro tumori, andranno a confluire nella “Rete Epidemiologica Regionale”?
- La Legge appena approvata, garantirà ai cittadini calabresi che, d’ora in avanti, l’offerta sanitaria regionale verrà formulata solo ed esclusivamente sui dati epidemiologici che emergeranno dalla rete? Ed, infine,
- ARPACAL, ed i cinque centri regionali di elaborazione dati di Epidemiologia c/o le ASP regionali, previsti dalla recente legge regionale, avranno assegnate le risorse necessarie alla piena, reale ed effettiva funzionalità?
Vedremo come la cruda realtà ci consegnerà altrettante risposte negative.
Iniziamo dalla prima.
La notizia dell’approvazione di questa Legge fa immediatamente il giro della Regione, e vi lasciamo immaginare la, legittima se vogliamo, soddisfazione dei non addetti ai lavori nell’apprendere questa notizia. E gli addetti ai lavori (come, ad es., Articolo32Calabria) gioiscono anch’essi dell’istituzione del registro tumori regionale, visto che è da diversi anni che ne parlano? La risposta, che scontatamente dovrebbe essere positiva, di fatto è negativa! Perché? Il perché e semplice: l’Istituzione del Registro Tumori della Regione Calabria è stata deliberata già dal 25 marzo 2010! E, dunque, piuttosto che dare concreta attuazione, con mezzi tecnologici, personale e fondi economici, a quanto previsto in Delibera di Giunta Regionale n° 289 del 25 marzo 2010 recante ad oggetto: “Progetto per la realizzazione del Registro Tumori di popolazione della Regione Calabria – Approvazione”, si preferisce, irragionevolmente, legiferare sul già esistente…… repetita juvant? Nemmeno! Perché la ripetizione (la Legge 2/2016) è addirittura peggiorativa rispetto al deliberato del 2010. Ed ancora: concreta attuazione, ahinoi, non è stata data nemmeno ad un documento ufficiale della Regione Calabria stessa! dove, tra le altre cose, si considerava:”che l’audizione dei comitati e delle associazioni ha permesso di acclarare la situazione drammatica di diversi territori della Calabria che conoscono un’alta incidenza di patologie tumorali….” e proseguiva, questo documento del marzo 2014!!!, rilevando, tra l’altro:”che le diverse audizioni sul tema hanno evidenziato una serie di criticità nell’iter per la istituzione dei registri tumori e nelle attività di monitoraggio e bonifica dei siti che presentano problemi ambientali e più precisamente:
- a) ritardi nella istituzione ed operatività del registro regionale dei tumori;
- b) ritardi nella istituzione ed operatività dei registri provinciali con particolare riferimento alla provincia di Reggio Calabria e Vibo Valentia;
- c) ritardi nella redazione dei piani dì caratterizzazione ambientali nelle diverse matrici dell’aria, dei corpi idrici superficiali e sotterranei, dei rifiuti e attuazione parziale degli interventi di bonifica dei siti già individuati;
- d) ritardo nella redazione del piano delle bonifiche da amianto;
- e) carenza di risorse umane ai vari livelli istituzionali (regioni, Asp, enti strumentali) e finanziarie per programmare ed attuare gli interventi previsti in tema di registro tumori e bonifica ambientale.” Questo, si badi bene, è solo una piccola parte di quanto denunciato dalla Regione stessa!! E, quindi, cosa sarebbe stato più utile ai calabresi? Attuare le norme e le prescrizioni già preesistenti dal 2010 e dal 2014, o legiferare nuovamente su un tema già in essere?
Seconda risposta.
Anche questa, ahimè, è negativa. Perché? Semplicemente perché in Calabria non è mai stata data fattiva attuazione alla Rete Epidemiologica Regionale!
Passiamo alla terza risposta.
Questa ulteriore risposta negativa, è anche la più dolente, quella che spiega il perché la LR 2/2016 è addirittura peggiorativa rispetto alla DGR 289/2010. Infatti, dall’attuale testo di Legge licenziato appena qualche giorno addietro spariscono, e non è dato rintracciarle, le prescrizioni inerenti l’istituzione, ma soprattutto l’attuazione, della rete epidemiologica regionale la quale, questa e solo questa, dovrebbe dire, come abbiamo già detto prima, tramite statistiche formulate con rigore scientifico, quali servizi sanitari erogare alla cittadinanza e dove, ed in via prioritaria ed urgente attivare, da subito e senza perdere nemmeno più un solo giorno! una massiccia campagna di screening oncologici così per come indicato con testi di legge e circolari sin dal 2002!
Quarta risposta.
Per chi non lo sapesse, ARPACAL, che dovrebbe monitorare lo stato di salute del territorio, delle acque e dell’aria calabrese e dare prescrizioni a chi di competenza sulle eventuali bonfiche, è commissariata dall’ottobre 2015, e non è dato sapere quali indirizzi politici abbia ricevuto e/o stia attuando, ha meno del 50% di dotazione organica del previsto, meno del 50% delle risorse economiche di cui è abbisognevole per un funzionamento ottimale, per non parlare delle carenze tecnologiche. I Centri di Epidemiologia, ASP e Regionali, soffrono di carenze croniche, anch’esse di organico, di strumentazione tecnologica e di risorse economiche: nella Legge appena licenziata, non vengono stanziati fondi economici aggiuntivi per queste fondamentali attività……..
Ora che abbiamo risposto insieme ai quattro quesiti di cui sopra, lasciamo a Voi Calabresi, e solo a Voi, utenti della sanità, a dare a Voi stessi una risposta a quest’ultimo quesito: “Le odierne scelte decisionali della Regione Calabria, in generale, rispondono alle richieste di salute del Territorio”? O, forse, sarebbe stato meglio dare attuazione alle leggi e direttive preesistenti dal 2002, 2010 e 2014? Buona risposta a tutti…………..
*Presidente di Articolo32Calabria