di Rosa Maria Scoleri*
BENESTARE – Parlare della scuola, o meglio dello scempio che è stato fatto della scuola pubblica dalla legge Coppino fino ad arrivare ai nostri giorni, non è facile. Coloro i quali avrebbero dovuto essere i tutori della scuola pubblica ne sono stati gli esecutori testamentari nella totale soppressione di ogni forma di libero insegnamento e tutela dei diritti di una categoria di lavoratori. Ciò che passa per legge 107 altro non è che uno dei più grandi e iniqui licenziamenti nella storia della scuola. Nel 2007 il ministro Fioroni decise arbitrariamente di chiudere le graduatorie ad esaurimento dove erano confluiti gli abilitati SSIS e i diplomati magistrali ante 2001. Nel 2015 il ministro Giannini esclude dal piano di assunzioni più di 100 mila insegnanti abilitati di seconda fascia di istituto, abilitati PAS con anni di servizio prestato e abilitati Tfa che per arrivare all‘abilitazione hanno dovuto superare rigorosi test di ingresso. I corsi ovviamente hanno avuto un costo elevato perché in Italia funziona così: se hai 3000 euro ti abiliti per poter insegnare se non li hai aspetti il prossimo giro chissà quando, perché devi essere qualificato in tutto ma a tue spese. Non solo: la Corte europea sentenzia e sanziona l‘Italia: gli insegnanti con 36 mesi di servizio prestato su posto vacante e disponibile devono essere assunti. Il governo allora che fa? Con la recente riforma impone alle scuole di non assumere chi ha già i 36 mesi di servizio. Siamo già con questo nel regno dell’assurdo. Per non parlare delle varie fasi e della tempistica delle assunzioni: dalla fase 0 che altro non è che il normale turnover fino ad arrivare alla fase c la quale toglie l’ultimo brandello di dignità agli insegnanti. Non solo non si tiene conto del grado di istruzione per cui docenti della secondaria vengono mandati alla primaria e viceversa ma questi insegnanti vanno a coprire ore scoperte, se ci sono, oppure vengono impegnati in altre mansioni decise dal dirigente. Inoltre, non ci è stato ancora spiegato quale algoritmo è stato usato dal ministero per la mobilitazione nelle cento province scelte. I docenti con maggior punteggio sono stati mandati lontano dalla loro provincia, quelli con minor punteggio sono rimasti nella prima provincia scelta. Non per tutti però è stato cosi per cui altro “ mistero della fede”. Per mesi è stata alimentata una guerra tra poveri: nel piano di assunzioni deciso dal governo sono rientrati gli idonei del concorso 2012 e ne sono stati esclusi gli abilitati di seconda fascia di istituto ovvero i docenti ai quali il ministro Fioroni aveva impedito, chiudendo le graduatorie ad esaurimento, di entrare in queste graduatorie e di aspettare quindi il decennale turnover per il ruolo. Già ministro Gelmini aveva tolto il valore concorsuale ai Pas e Tfa. A lei si devono inoltre le classi con trenta alunni in aule in scuole già fatiscenti. Come specchietto per le allodole da parte del governo nei mesi scorsi c’è stato il bonus di 500 euro ai docenti di ruolo ma non ai docenti precari, anzi molti di loro non hanno ricevuto un euro di stipendio da settembre. Il bonus dovrà essere impiegato dal docente per migliorare la sua capacità tecnologica, soprattutto, viene da pensare, in quelle scuole del sud dove ci sono ancora le lavagne di ardesia. Se poi passiamo a parlare dell’edilizia scolastica crolla tutto, anche in senso fisico. Quasi la totalità delle scuole italiane non sono a norma, basta un temporale o un’avversità meteorologica qualsiasi e i soffitti vanno giù al suono dei proclami del capo del governo che ha fatto e farà ma di FATTO le cose stanno così. Per finire il concorso del quale si parla da mesi: i docenti precari abilitati, avendo raggiunto il grado di onniscienza dopo anni di servizio in giro per le scuole d’Italia , devono saper sostenere alla prova orale un colloquio di circa 10 minuti in lingua inglese b2 più due quesiti, sempre in b2, allo scritto. Il concorso, per ora nella bozza, richiede che il docente di lettere, matematica o scienze motorie deve sapere esprimersi in un’altra lingua. Il capo del governo invece affina il suo inglese perche i capi del governo italiano, grandi burloni, all’estero, per tradizione, devono far ridere. Certo la mobilitazione contro la buona scuola c’è stata: la data del 5 maggio 2015 rimane epocale nella storia della mobilitazione scolastica ma ancora una vota i sindacati maggiori si sono fatti usare come pedine dal governo scendendo a patti con una riforma che va cancellata e non modificata se fosse ancora possibile. La riforma della scuola deve essere riscritta da chi a scuola ci sta quotidianamente, da chi lotta ogni giorno contro i pregiudizi, le discriminazioni e le ottusità del sistema, tra i banchi a volte rotti e le porte scardinate, mentre l’aria gelida passa attraverso le finestre vecchie e il registro cartaceo che non c’è, e quello elettronico che non funziona per mesi e la colpa, qualsiasi cosa succeda in aula, è sempre dell’insegnante che ha tutti i pomeriggi liberi e tre mesi di vacanza l’anno. E a chi importa se gli stipendi degli insegnanti italiani sono tra i più bassi in Europa tanto da non far arrivare a fine mese? Il docente italiano è così tanto vintage nei telefilm, con la macchinetta vecchia, un golfino enorme e la testa tra le nuvole. Ecco, questa è la scuola italiana, questa è la scuola che deve essere cambiata, migliorata, attivata. Questo deve essere fatto da chi ne ha la competenza, non da un ministro qualunque asservito alle banche e a Confindustria. Occorre ridare dignità a tutto un sistema penalizzato da anni di cattivi governi, ma al centro della riforma ci deve essere la figura dell’alunno che non deve essere un numero ma una persona e che deve essere guidato verso la consapevolezza di sé e del suo futuro che costruirà mattone su mattone guidato dai suoi insegnanti. Non è utopia, è un progetto di chi ancora crede nella scuola e nei suoi valori etici e morali, che crede nella cultura che ci fa emergere dall’oblio di una società malata e mercificata, nel rispetto verso il passato e la propria memoria storica, in lancio verso il domani.
*: insegnante
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