di Gianluca Albanese
LOCRI – C’era anche un fantomatico “dottor Gentilcore” tra i finti promotori dell’istituto bancario “ING Direct” che contattava ignari correntisti per carpire loro documenti e codici segreti da utilizzare per le truffe on line scoperte dalla Guardia di Finanza del Gruppo di Locri e che hanno portato a compiere l’operazione denominata “Piscatores”, con la custodia cautelare in carcere per sedici soggetti accusati di numerosi reati (Agostino Isabella Rosina, Antico Salvatore, Cecere Vincenzo, Cretu Costantin Gigel, Femia Antonio, Fuda Andrea, Furci Nicola, Fuscoli Ivan, Mammolenti Salvatore, Musolino Chiara, Papaluca Domenico, Petrolo Corrado, Tarantino Nicodemo, Tricarico Giuseppe Cesare, Tricarico Davide, Ussia Primo Antonio), gli arresti domiciliari per tre (Argirò Giancarlo Antonio, Barranca Cristian, Bujior Maricica) e l’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria per otto (Amoruso Alessandro, Bujor Ecaterina Catalina, Cagliuso Vincenzo Giovanni Raffaele, Cataldo Giuseppe, Lizzi Salvatore, Panetta Cosimo, Racco Lina, Todarello Rosa Maria).
Già, dottor “Gentilcore”; un cognome (di fantasia) rassicurante come l’italiano forbito che sfoggiava, seppur con un marcato accento meridionale. Le avevano studiate tutte i promotori del sodalizio che organizzava le truffe on line, anzitutto informandosi sulle disponibilità di correntisti facoltosi e distratti, poi, escogitando il modo di carpire i loro dati riservati, e quindi versando, mediante bonifico on line, i soldi sottratti ai malcapitati in alcuni conti “transitori”, a volte intestati a soggetti sottoposti ieri agli arresti domiciliari, altre volte a ignari cittadini che magari avevano smarrito la carta d’identità, altre volte ancora aperti con nomi di fantasia e documenti falsi. Conti transitori, appunto. Perché poi i bonifici “definitivi” arrivavano sui conti correnti dei capi della gang che dopo qualche giorno andava e prelevava il contante, sia in banca che negli uffici postali, anche di piccoli centri poco avvezzi ai grandi movimenti di danaro liquido.
E non mancavano, stando a quanto emerge dalle lettura delle 316 pagine dell’ordinanza di applicazione di misura cautelare emessa dal Gip Adriana Trapani, nemmeno gli esperti intranei all’organizzazione, che s’introducevano nel sistema informatico dell’Inps (come Vincenzo Cecere) o abili a destreggiarsi tra le utenze telefoniche dei correntisti o le loro e-mail come Nicola Furci.
Centrale operativa del sodalizio, era l’officina di Giuseppe Tricarico, in Gioiosa Ionica. Lì, l’elettrauto di Grotteria riceveva i sodali e si scambiava con loro le “dritte”, acquisiva le buste riservate da Furci e organizzava il “lavoro” insieme ai più stretti collaboratori, come il fratello Davide, Antico Salvatore, Fuda Andrea, e Mammolenti Salvatore.
I reati contestati sono molti, dal più classico dei “phishing” alla varie forme di truffa, per un totale di movimenti illeciti accertati per oltre 850.000 euro, perpetrate a ignari correntisti di tutta Italia e anche a qualche straniera.
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