di Maria Antonella Gozzi
LOCRI – «Ma di che cosa volevano veramente cibarsi Hitler e Goebbels? Si chiese ancora una volta. Non aveva risposta, però decise risolutamente che non era più una domanda che doveva porsi, perché anche lui aveva dovuto subire la legge del più forte».
A prendere atto di una verità dolente, come un colpo mancino, e scomoda come la più miserrima delle condizioni umane, è Viet Harlen, attore e accreditato regista cinematografico del regime nazista, al termine della presentazione del film “Jude Susse” da lui magistralmente diretto nella Germania degli anni ’30 – ’40.
La storia personale e l’ascesa professionale di Harlen – personaggio realmente vissuto negli anni del nazionalsocialismo tedesco e della salita al potere di Hitler – sono narrate da Nadia Crucitti, scrittrice calabrese, nel romanzo dal titolo “Berlino 1940. La convocazione”, edito da Città del Sole.
Un impianto narrativo scorrevole e robusto accompagna il lettore per mano, lo coinvolge in storie e personaggi realmente vissuti scuotendone la coscienza. Già, perché anche il lettore più distaccato, distratto e pigro, a un certo punto, è costretto a destarsi in un moto di ribellione interiore.
La Crucitti vince la sfida in partenza, scegliendo di raccontare l’orrore della persecuzione ebrea servendosi di un angolo acuto di osservazione: il binomio arte e cultura, perché è su questo terreno – è verosimile comprendere – che si annida il pericolo del condizionamento psicologico e della manipolazione del pensiero.
La Germania di Viet Harlen è la Germania dei roghi. Bruciano i libri dopo aver svuotato le biblioteche delle principali città universitarie tedesche, lasciando presagire un futuro di oppressione e censura del pensiero. Alcuni artisti, consapevoli del rischio di rimanere vittime dell’ideologia nazionalsocialista e della conseguente influenza negativa che avrebbe esercitato sugli intellettuali, decidono di scappare. Il giovane Harlen, pur non essendo antisemita, è attratto dalla sontuosità scenografica delle adunanze naziste, è entusiasta del vigore impresso dal regime e ne rimane vittima, inconsapevole.
L’attore prima e il regista, più tardi, crede fermamente che l’arte, unitamente al messaggio in essa contenuto, possa erigere l’artista e l’uomo al di sopra di qualsiasi ideologia; sceglie così di non vedere, decide intimamente che la sua arte, in nessun modo, avrebbe potuto renderlo complice delle intolleranti deviazioni che stava assumendo l’ideologia nazista. E rimane in Germania, dove la sua crescita professionale gli regala l’indiscussa fama di regista cinematografico più quotato, nonché l’amicizia e la stima di Hitler e del Ministro della Propaganda nazista.
L’ambizione, la convinzione di essere nel giusto e l’impossibilità di concepire una vita e una carriera al di là dei confini della propria patria, accompagnano il protagonista alle soglie di un vicolo cieco e senza ritorno. Il riconoscimento della sua superiorità artistica da parte del regime trasforma l’antica confidenza con Goebbles in un intollerabile rapporto di sottomissione.
Viet Harlen, nel 1940, all’apice della propria carriera e nel pieno del conflitto bellico, viene obbligato dal ministro a girare Jud Suss, il film assurto a simbolo dell’antisemitismo; occasione che egli sfrutterà sino alla fine, mettendo in piedi una sceneggiatura originalissima con il solo scopo di annichilire il messaggio di propaganda impostogli dal regime, senza riuscirvi.
E’ tardi, molto tardi, quando si rende conto che gli effetti prodotti dalla pellicola sulla persecuzione ebrea sono esponenziali rispetto alla tragedia umana che si sta già consumando sotto i suoi occhi.
NOTE A MARGINE:
Nadia Crucitti è nata a Reggio Calabria. Laureata in Materie letterarie, è stata tra i curatori delle antologie del Premio di poesia Nosside dal 1984 al 1990. Ha scritto recensioni ed articoli per la rivista Historica di Reggio Calabria e per il mensile Calabria, rivista del Consiglio Regionale. Nel 1990 ha pubblicato con la casa editrice romana Il Ventaglio “Notti di luna bugiarda”. Nel 1996 ha pubblicato con Mondadori il romanzo “Casa Valpatri”. Suoi racconti e giochi letterari sono stati pubblicati sull’inserto culturale Tuttolibri del quotidiano La Stampa. Nel 2009 è uscito un suo gioco letterario sulla rivista Cortocircuito, inaugurata da un lavoro di Umberto Eco. Con Città del Sole Edizioni ha pubblicato nel 2010 il romanzo “Berlino 1940 – La convocazione”. Nel 2015 ha pubblicato in ebook i lavori teatrali “L’Umano Vangelo”, “Affetti familiari”, “Salomé” e “Berlino 1940 – La convocazione”, tratto dall’omonimo romanzo. – See more at: http://www.cdse.it/index.php?id=353#sthash.UWOXRsTw.dpuf