di Gianluca Albanese
SIDERNO – Un lungo viaggio nell’America Latina, alla ricerca di quello che non c’è «Come la Sinistra che da noi è scomparsa» o un modo di vivere diverso dal nostro, un diverso rapporto con la natura, con la gente, con ogni essere vivente, col mondo. C’era tutta la “Geografia dell’anima” (questo il titolo della seconda fatica letteraria di Giovanni Maiolo) questa sera alla sala “Calliope” della libreria Mondadori.
C’era il suo “cerchio magico”, composto dall’amica e collega di Kaos Kalabro (nonchè presentatrice della serata) Margherita Catanzariti, insieme alla quale forma un sodalizio ben collaudato, dallo scrittore Peppe Trimarchi nell’inedito ruolo di mixer video, dal musicista Francesco Loccisano che ha suonato alcuni brani con la sua chitarra battente, dalla fuoriclasse dell’editoria e del giornalismo culturale Maria Teresa D’Agostino, che è intervenuta esprimendo alcune considerazioni introspettive sul Maiolo scrittore e sulla genesi del libro, dal regista Vincenzo Caricari che ha curato il booktrailer e dalle brave Laura Papa e Daniela Mallamo che hanno curato il reading. Ma c’era soprattutto il suo pubblico, con in testa Mario Congiusta, padre coraggio e amico di tutti quelli che credono in un mondo migliore, più giusto, più equo. Era piena la sala “Calliope” questo pomeriggio, tanto che il titolare Giuseppe Sgambelluri ha dovuto fare ricorso alla scorta supplementare di sedie per fare accomodare i numerosi estimatori del giornalista e sociologo di Caulonia che ha raccolto in un libro le emozioni e i pensieri colti in un periodo della sua vita in cui, per sua stessa ammissione «fuggivo da qualcosa». Un’esperienza che lo ha segnato, tanto da trasformarlo, dopo qualche giorno di permanenza nel Sud America «da turista a viaggiatore». Da occidentale a inquilino del mondo, diremo noi. Uno che segue il percorso dell’altro mondo possibile, delle rivoluzioni bolivariane che hanno trasformato parte dell’America Latina nell’esempio da emulare per chi non vuole piegarsi alla società globalizzata sotto il marchio a stelle e strisce. Maiolo come il Che. Almeno nel viaggio giovanile che il medico argentino fece in sella ad una moto insieme al collega Alberto Granado quando ancora non era il Che, ma solo un ragazzo idealista con problemi di asma e, per dirla con Guccini «Ancora vaghe idee di Socialismo». Altri tempi. Giovanni Maiolo condivide le idee di Guevara ma ripudia l’uso delle armi e forse non ha nemmeno grande dimestichezza coi motori. E allora il suo viaggio lo fa a piedi, lavando gli indumenti – anche quelli intimi – quando e dove capita e osserva quello che lo circonda, a volte con la videocamera, poi, dopo essersi trasformato da turista a viaggiatore, nel suo taccuino. Il Sud America, nelle sue pagine, diventa, se non una terra promessa, un luogo da visitare per provare un’esperienza di vita diversa, quella dell’altro mondo possibile. Qualcosa che ti resta addosso, come la polvere sugli indumenti, o il poncho sfoggiato dall’autore durante la presentazione, insieme a quello zaino. Azzeccatissima l’idea di Maiolo di seguire la prima parte della serata seduto per terra, con la classica postura degli andini mentre dormono, come testimonia la foto. Perchè mentre si dorme si sogna, e i sogni, siano essi avverati o rimasti in una dimensione onirica, meritano di essere fissati nelle pagine di un libro.