PALMI – Esattamente nel giorno della ricorrenza del Santissimo Crocifisso che a Palmi si festeggia ogni 3 maggio, proprio ieri ha compiuto 90 anni Giuseppe Parrello. Il quinto compleanno senza la sua adorata Rosetta volata in cielo per far compagnia agli angioletti.
Nato a Palmi il 3 maggio del 1923, professore presso le scuole elementari, giornalista e scrittore, Peppino Parrello svolge ancora e da 60 anni l’attività di cronista per la Rai, l’Agenzia Ansa ed “Il Quotidiano della Calabria”. E’ il solo giornalista calabrese ad aver subito i rigori del carcere per avere, secondo l’accusa, rivelato, tramite l’Ansa, notizie coperte dal segreto istruttorio nella nota vicenda che riguardava magistratura, mafia e pentiti.
Il dott. Giuseppe Messineo, Procuratore della Repubblica di Palmi, in attività negli anni ‘80, proprio negli anni di lotte cruenti tra clan della Piana di Gioia Tauro, disse di Parrello: “Ha dimostrato quanta efficacia educatrice abbia la funzione del cronista e quanto sia difficile l’esplicazione di tale attività specie in una terra come la Calabria dove il sospetto e la reticenza rendono difficoltosa non solo l’indagine giudiziaria, ma anche quella immediata della stampa. Giuseppe Parrello è un giornalista coraggioso e di trincea, sempre in avanscoperta e pieno di lealtà e correttezza intese esclusivamente al servizio della verità”. Giorgio Bocca invece, nel suo libro “Il Provinciale”, diceva: “Ci sono gli Avvocati di Mafia e ci sono i giornalisti di Mafia. Ne ho conosciuto uno a Palmi, in provincia di Reggio Calabria, di nome Giuseppe Parrello che ha rischiato per la sua attività. Nell’archivio di Parrello -continuavae Bocca- ci sono cartelle blu e gialle. Quelle blu sono per le famiglie mafiose, le gialle per le faide. Conosce tutti i nomi delle grandi famiglie mafiose”. Pantaleone Sergi, giornalista di Repubblica, nel libro “La Santa violenta”, definisce Parrello il cronista più ROMANTICO della ‘ndrangheta che descrive gli episodi di cui gli uomini delle cosche si rendono protagonisti delle loro gesta. “Parrello -dice Pantaleone Sergi- è sicuramente uno dei più appassionati cultori dell’argomento mafia calabrese e le sue cronache gli hanno fatto guadagnare una sorta di “rispetto” anche da parte dei protagonisti mafiosi.
Nel 1986, Peppino Parrello, pubblica “Le Faide in Calabria”… dove il perdono dei forti è la vendetta, raccolta di cronaca in due volumi documentario. Per dieci anni redattore del “Corriere della Sera” chiamato da Carlo Borelli per interessarsi della cronaca nera calabrese. Negli anni ottanta è stato Direttore di “Tele Calabria-Canale 5” con sede a Gioia Tauro la cui attività cessò per la barbara uccisione del responsabile dell’emittente. E’ stato Redattore della “Tribuna del Mezzogiorno” e de “Giornale di Calabria”. Ancora nel 1992 ha scritto un libro dal titolo “Mafia e Banditismo in Calabria”. Libro che vuole ricordare il lato umano e sociale delle donne calabresi che, in qualsiasi occasione, hanno sempre avuto il coraggio di affrontare le terribili disgrazie e piangere pacatamente sui propri morti e sui propri carcerati. E’ stato uno dei vincitori del Premio “Aspromonte” con l’originale racconto “Murena”. Ha diretto il mensile socialista “La Fiaccola” ed ha curato la pubblicazione della rivista di moda calabrese “Atelier”. Tra gli attestati ricevuti, quello dell’Accademia Tiberina di Roma, del Comitato Internazionale per l’Unità e l’Universalità della Cultura e del “Free Wold International Academy”.
Giuseppe Parrello con i suoi 90 anni è il decano dei giornalisti calabresi e tra i primissimi d’Italia. Ancora attivo, curioso e autorevole.
Chiacchierare con Peppino è sempre un piacere. Incontrarlo la mattina in piazza Primo Maggio dove si reca per prendere il caffè ma soprattutto per “fare provvista” di quotidiani di ogni testata. Ci racconta delle sue avventure quando andava a trovare i latitanti sull’Aspromonte per intervistarli o di quando, in occasione di omicidi di mafia, riusciva a battere nel tempo gli altri cronisti per avere in esclusiva le foto delle vittime. Allora non esistevano i fax o la moderna informatica e Peppino Parrello era costretto a dettare le notizie telefonicamente oppure andare personalmente a Messina per portare il servizio e le foto. Articoli originali come quello del pescespada suicida per amore avvenuto alla Tonnara di Palmi e che Domenico Modugno l’ha resa celebre. Oppure, l’altra toccante che riguarda un cane rimasto fuori dal carcere per diversi giorni rifiutando il mangiare per l’arresto del suo padrone, un certo Peppino Santoro imprenditore palmese, tradotto a piedi e rinchiuso nel vecchio carcere posto al centro di Palmi. L’intervento del giornalista Peppino Parrello che divulgò la notizia sui maggiori quotidiani mondiali, permise al cane, con un permesso speciale, di poter far visita al suo padrone.
Professore Peppino Parrello, Lei che rappresenta la memoria storica del giornalismo calabrese, continui ad essere l’orgoglio di Palmi della Calabria e de… “Il Quotidiano della Calabria”.
Auguri col cuore dal direttore e dalla redazione di Lente Locale.