di Gianluca Albanese
SIDERNO – Un incubo che dura 24 ore al giorno, fatto di polvere nell’aria e per terra, rumori costanti e mezzi pesanti con diverse centinaia di tonnellate di portata che invadono strade dissestate e nelle quali due autovetture riescono a stento a incrociarsi.
Siderno, via delle Gelsominaie e contrada Feudo Vecchio sono due strade adiacenti in quella che fino a pochissimi mesi fa era la tranquilla periferia Sud-Ovest della città. A un tiro di schioppo dalla nuova strada di collegamento veloce con Locri, che proprio all’altezza di via delle Gelsominaie ha il suo rondò, e a pochissime centinaia di metri dal campo sportivo. Da qualche mese, infatti, in una vasta area sita in contrada Feudo Vecchio si è insediato il cantiere della ditta incaricata di eseguire i lavori sulla nuova 106. Una produzione a ciclo continuo di bitumi, cemento e materiale necessario a realizzare la via di comunicazione in una zona, però, che sicuramente non è a vocazione industriale, visto che è circondata dalla campagna e considerato che per accederVi bisogna imboccare strade strette, piene di buche e sicuramente inadatte al transito di mezzi pesanti. I disagi aumentano nel momento in cui i mezzi che da contrada Feudo Vecchio girano verso via delle Gelsominaie compiendo una curva a gomito che, viaggio dopo viaggio, manovra dopo manovra, ha finito per arrecare dei danni a qualche muro e ai tubi dell’acqua, come ha denunciato un cittadino residente già nel mese di febbraio, quando il cantiere era in via di allestimento e al disagio del transito dei mezzi pesanti non si era ancora aggiunto il rumore giorno e notte e la polvere. Ora, per i residenti la misura è colma. Parlano di notti insonni, di finestre sigillate per non fare entrare la polvere in casa, dell’impossibilità di parcheggiare le auto proprie e dei propri visitatori per non correre il rischio di essere danneggiate dai mezzi in transito. Ma preannunciano, soprattutto, una protesta che vede nella denuncia presentata alla Polizia Municipale lo scorso 21 febbraio solo il punto di partenza. La protesta va avanti, perché l’idea di sopportare una situazione del genere fino al prossimo autunno appare non percorribile per chi, dopo una vita di sacrifici riuscì, nei decenni passati, a costruire una casa in periferia lontana dal centro abitato ma comunque tranquilla e che ora si ritrova, suo malgrado, in una sorta di zona industriale spuntata come un fungo e che ha trasformato in peggio la vita di chi risiede da quelle parti.