LOCRI – Parlare di povertà ed emarginazione sociale vuol dire sconfinare in un mondo estremamente variegato, fatto di vecchi poveri e nuovi indigenti, ma significa anche sconfinare in quella zone d’ombra che lo Stato con le sue lacune non riesce a illuminare. Realtà e problematiche ben conosciute e divulgate dalla Caritas e da quanti ogni giorno offrono il loro contributo al suo interno. Don Francesco Soddu direttore della Caritas nazionale ci presenta un quadro generale del problema in una panoramica che dall’alto analizza tutto lo stivale, rischiarando quegli interstizi di degrado e bisogno che troppo spesso vengono celati. Sul tavolo della conoscenza vengono, così, posti dilemmi, similitudini e contraddizioni che da Nord a Sud soffocano il bel paese, tuttavia, con uno sguardo al microscopio ci si può accorgere di come nel settentrione del Paese siano i cosiddetti nuovi poveri a calcare la scena della miseria, ma nel sud del Sud, nell’assolata Locride, il quadro globale assume connotati che ritrovano le proprie radici in una sub cultura che arretra, isola e soffoca. Poco spazio si da, poi, al fenomeno dell’usura, se ne sente parlare solo quando qualche povero disgraziato finisce male a causa di questo fenomeno così conosciuto ma ignorato. E allora il “non tutti sanno” si riferisce proprio a questo, perché qualcuno che le somme le tira e non per far quattrini c’è. Questo qualcuno è un piccolo gruppo di persone che fa parte di un organismo chiamato Caritas. Ovviamente ci sarà chi avrà da ridire sul loro operato e che riuscirebbe a trovarvi anche del marcio, e potrebbe avere anche ragione, visto che come ogni organismo, associazione o cooperativa, è composta da semplici persone che non godono dell’infallibilità e della rettitudine assoluta. Per questo lascerei da parte almeno per qualche minuto il pessimismo cosmico, e mi addentrerei con una visione il più oggettiva possibile in questo mondo, al fine di da capire cosa accade fra le mura della Caritas. Chiamiamo e prendiamo un appuntamento, ‹‹può venire anche subito›› ci rispondono dall’altro lato della cornetta. Non perdiamo tempo e andiamo, ad attenderci Carmela Zavettieri, direttrice della sede di Locri. Ci accomodiamo nel suo studio e dopo le classiche presentazioni iniziamo a chiacchierare. Non c’è bisogno di fare troppo domande, e si centra subito il punto: ‹‹la nostra è una piccola realtà – ci spiega – e non nego che a volte la sensazione d’isolamento che percepiamo è disarmante, sono centinaia le persone che si affidano a questo centro››. Raccogliamo alcuni dati, e scopriamo che da gennaio a oggi sono state ascoltate e aiutate, nel solo centro di Locri ben 580 famiglie, distribuite 3000 buste di generi alimentari, consistenti in 200 quintali di merce arrivata dalla Agea. Dal 2005 a oggi la condizioni di povertà sono aumentate in maniera esponenziale, ‹‹se sei anni fa ad avere bisogno del nostro aiuto erano circa 600 famiglie di cui 250 straniere, oggi ne abbiamo circa 1500 soli qui a Locri, altre 900 sono state contate nella parrocchia di Bianco, questo senza considerare i dati della fondazione antiusura››. Infatti, secondo la relazione redatta da Carmela Zavettieri responsabile anche della fondazione Onlus Santi medici Cosma e Damiano di Locri, l’usura è sì un fenomeno diffuso in tutta Italia, ma la sua marcatura maggiore è presente nel sud del Mezzogiorno, come dimostra anche il numero di denunce presentate all’autorità giudiziaria, che, tuttavia, non dà una misura attendibile delle reale entità del problema. La maggior parte dei casi continua a rimanere sommersa. Secondo quanto ci viene spiegato da Carmela Zavettieri, ciò che pesa in modo decisivo sul rapporto tra usurato e usuraio è la convinzione della vittima di non avere scelta: ‹‹solo l’usuraio – dice la responsabile della fondazione ha il potere di aiutarlo››, un aiuto fasullo che pian, piano toglie anche la vita. Ad aggravare l’intreccio nuove forme si affiancano al classico business esercitato dal “cravattaio” di quartiere, quello esercitato di organizzazioni che agendo attraverso i cosiddetti indispensabile concedono prestiti sia a singoli sia a tante piccole aziende in difficoltà finanziarie. Infine, c’è la nuova frontiera dell’usura, (nuova si fa per dire) ossia quella gestita dalla criminalità organizzata, che utilizza il prestito usuraio come metodo per riciclare denaro sporco oltre che per estendere il controllo sul tessuto economico. Mentre precedentemente l’usura non era percepita come pericolo sociale, fino al 1992, in caso di flagranza, non era previsto l’arresto, ora qualcosa è cambiato, se non altro in termini di legislazione. Sì perché la sensazione di isolamento non svanisce varando nuove leggi, ma solo con la collaborazione e la partecipazione di tutti. La mancanza di lavoro, le malattie che richiedono prestazioni specialistiche fuori regione, l’aumento di servizi primari come l’energia elettrica creano situazioni di povertà e di disperazione assoluta, specialmente quando si vive solo con una pensione di 230 euro al mese. ‹‹Per combattere tutto questo – riprende la direttrice – è necessario un cambiamento, reale è radicale, che distrugga il ricorso alla raccomandazione o ancor peggio al lavoro nero, perché purtroppo soprattutto queste pratiche portano a rinnovarsi di quella terribile pratica che è l’usura››. ‹‹Anche se non abbiamo la pretesa di essere protagonisti – ci spiega – analizzando il lavoro portato avanti in questi anni possiamo dire di aver aiutato 95 famiglie a evitare di finire nella spirale dell’usura, garantendo loro prestiti››. Un impegno silenzioso e costante che se pur piccolo rende questa Locride meno buia e meno sola.
ADELINA B. onlinefarmakeio24.com SCORDA