di Giuseppe Caruso*
Egr. Direttore,
ho partecipato oggi alla celebrazione dei 70 anni della Repubblica, tenuta a Siderno.
Dopo il silenzio, suonato magistralmente, solo il silenzio.
Niente inno nazionale e successivo inno europeo, niente discorso da parte di qualsivoglia Autorità.
Tanto che qualche bambino scout, presente alla cerimonia, abituato dopo essersi raccolto in silenzio a sentire l’inno o a cantarlo, chiedeva il perché.
Qualcuno a me caro, per sdrammatizzare il triste momento, ha detto che il silenzio ha destato un’emozione tale da lasciare senza parole.
Il perché di questa scelta di basso profilo resta comunque un mistero. L’educazione delle nuove generazioni ai valori condivisi, passa anche dalle celebrazioni. I riti laici, come quello di oggi, costituiscono dei punti fermi e sono fondamentali per creare quello spirito di aggregazione che sta alla base di ogni Nazione, concetto che ancora oggi noi italiani inseguiamo.
Ci si perdoni, direttore, la nostra insistenza sulla cultura. Non è un’ossessione ma consapevolezza che il sapere “perché e cosa” si celebra il 2 giugno, è uno dei passaggi fondamentali per una Repubblica nata probabilmente da un imbroglio (elettorale) ma che certamente ormai fa parte del nostro DNA e senza la quale anche il concetto di patria, a noi tanto caro, è destinato a svilirsi.
VOLO