di Gianluca Albanese
Una campagna elettorale che sembra essersi trasformata in una involontaria “macumba”. Non si può dire che abbia portato bene, infatti, la presenza massiccia, assidua e radicata del presidente della giunta regionale Mario Oliverio, di parte della giunta, e dei vertici reggini del Pd a sostegno dei propri candidati sindaci nella Locride.
Il risultato delle urne, infatti, boccia senza appello le scelte del partito di Renzi anche quando i candidati sono stati scelti tra le figure apicali della federazione e degli apparati.
Tutti sconfitti: a Stilo, non basta il buon risultato di Antonio Marrapodi (44,78%) per impedire il “triplete” (citazione del caro collega Antonio Baldari) di Giancarlo Miriello; a Camini, il candidato di riferimento Adrian Pileggi si ferma all’11,15% contro il 31,75% di Silvestro Tassone e il 57,08% del nuovo sindaco Giuseppe Alfarano.
A Mammola, il segretario cittadino del circolo Pd (nonché dirigente provinciale del partito) Nensi Spatari, migliora la propria performance rispetto alle precedenti elezioni, ma non va oltre il 39,50% contro il 60,5 del nuovo sindaco Stefano Raschellà.
A Gerace, il sindaco del Pd Pino Varacalli è stato sconfitto dal proprio storico avversario Giuseppe Pezzimenti: 41,41% per il medico ex consigliere regionale e 33,35% per Varacalli. Buona anche l’affermazione del terzo candidato Giuseppe Cusato, che arriva al 25,23%.
A Platì il partito – come è ampiamente noto – è stato assente. Laddove i propri tesserati si sono candidati a consiglieri, però, l’aspirante sindaco ha perso. Non è andata oltre il 36,53% Ilaria Mittiga, sconfitta da Rosario Sergi di “Liberi di Ricominciare”, che ha sfiorato le 1.300 preferenze. Ha pagato la strategia del movimento di Paolo Ferrara (anch’egli candidato consigliere), che si può estrinsecare in due passaggi: uno, la lista è stata presentata solo dopo avere ottenuto la certezza che non fosse l’unica in lizza, aggirando, dunque, l’ostacolo del quorum; due, i candidati sono stati scelti in base al radicamento nel territorio, puntando a rappresentare tutte le frazioni del territorio cittadino. Una strategia che ha pagato sia in termini di affluenza alle urne (superiore al 50% +1 degli aventi diritto) sia in termini di competizione diretta.
Chiudiamo col piccolo centro di Sant’Agata del Bianco, che ha visto l’affermazione di Domenico Stranieri contro l’uscente Giuseppe Strangio, che non è andato oltre il 40,44% dei consensi. Proprio pochissimi giorni fa, lo stesso Strangio firmò l’appello di Oliverio agli amministratori comunali per sostenere le ragioni del “Sì” al referendum costituzionale di ottobre. Non si può dire, nemmeno in questo caso, che il presidente della Regione abbia portato fortuna.
In ogni caso, al di là di ogni considerazione semiseria, la pesante sconfitta dei democrat in questa tornata elettorale – emblematica la debacle di Guccione a Cosenza – imporrebbe qualche seria riflessione nei vertici regionali e provinciali del partito, probabilmente percepito dagli elettori troppo chiuso nei propri apparati e parecchio distante dalla gente. Magari cominciando a scongelare i congressi provinciali.