di Giuseppe Caruso
SIDERNO – Sono passati 10 anni dalla morte di mio padre (11 giugno 2006) e mi dicono che il decorrere del tempo impone una riflessione, un ricordo.
L’unica riflessione che riesco a fare è che lui è così vivo in me che sembrano passati 10 secondi, non 10 anni da quando l’ho visto l’ultima volta.
Quanto al ricordo di lui, quello che sento più forte è il senso morale, la sua integrità. Mio padre diceva sempre quello che pensava, fregandosene delle conseguenze, perché sapeva di essere inattaccabile. Viveva ogni sua cosa ed ogni momento della sua vita come io forse non saprò mai fare, al massimo!
Pienezza di sentimenti sorretta da una forte e vivida intelligenza facevano di lui un uomo, non solo un padre, non solo un medico, un uomo. Questo suo modo d’essere riempiva la vita di tutti noi che gli stavamo intorno e la rendeva più facile, più serena.
Ho amato mio padre per tutto questo e, più di ogni altra cosa, perché era libero. Questa considerazione, forse, me lo rende sempre vicino perché la libertà è un modo di sentire che lui ha inciso fortemente nel mio carattere, con il bisturi oserei dire, e che caratterizza ogni attimo della mia vita.
Grazie, papà per il tuo ricordo, per quello che hai lasciato. Lo custodisco gelosamente e spero di riuscire a trasmetterlo ai miei figli, così da rendere anche la loro vita più facile, più serena.
Spero anche che chi lo ha conosciuto sia riuscito a trarre da lui una minima parte di quello che aveva di buono e che anche lui lo custodisca.
Perché il ricordo allunga la sua permanenza in questo mondo.