SIDERNO – Si è conclusa ieri, con la sentenza di assoluzione pronunciata dal tribunale di Locri (presidente il giudice Annalisa Natale) l’odissea giudiziaria di Nino Tarzia, sotto processo dal 2013 perché accusato di occupazione abusiva di suolo demaniale dopo che il Comune di Siderno (all’epoca dei fatti gestito dalla commissione straordinaria Tarricone-Cacciola-Pitaro) gli aveva negato all’ultimo momento l’autorizzazione a realizzare il lido “Il vecchio pescatore” ubicato nella zona sud del litorale cittadino, mediante il circolo presieduto dallo stesso Tarzia.
Già, una vera e propria odissea giudiziaria, perché Tarzia (conosciuto in città per il suo impegno politico col movimento 5Stelle e nel campo della musica) si era fin da subito battuto per dimostrare l’assoluta regolarità del proprio agire, in conformità all’articolo 14 della legge regionale 17 del 21/12/2005, in virtù del quale, nel 2012 ottenne l’autorizzazione stagionale – all’epoca a capo del Comune c’era il commissario prefettizio Luca Rotondi – mentre l’anno successivo gli venne negata, facendo riferimento sempre allo stesso articolo di legge.
Da allora, per Nino Tarzia (assistito in giudizio dall’avvocato Gianfranco Commisso) iniziò una dura battaglia processuale, al culmine di una vicenda che conobbe anche altri aspetti paradossali come il dissequestro della struttura solo dopo la mareggiata del novembre 2013 che distrusse parte del lungomare cittadino.
Andò tutto in fumo: dalla bella idea di realizzare una piccola struttura balneare per valorizzare le tradizioni degli antichi pescatori del quartiere Sbarre e, naturalmente, il mare, a tutto il lavoro fatto a costo di enormi sacrifici per Tarzia e i suoi soci.
Lo stesso docente sidernese non nascose pubblicamente la propria delusione, tanto da convincersi dell’assoluta necessità di emigrare per assicurare un futuro alla propria famiglia.
Oggi, arriva la sentenza che lo ripaga da tante amarezze e che crea un precedente di assoluto interesse per chi intende, come lui, realizzare uno stabilimento balneare in una terra che dovrebbe vivere principalmente di turismo.
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