RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
(foto di repertorio)
Le Amministrazioni comunali della Vallata del Torbido hanno già fatto un passo avanti creando l’unione dei Comuni di Mammola, Grotteria, San Giovanni di Gerace, Martone, Gioiosa Ionica, e Marina di Gioiosa Ionica; di questa prima decisione si vedranno i maggiori effetti positivi quando e se l’unione sarà trasformata in fusione dei Comuni, avvantaggiando il territorio con le possibilità offerte dalla Città Metropolitana.
Nel frattempo, si è arrivati alla vigilia delle elezioni per il Consiglio della Città Metropolitana, che avranno luogo il 7 agosto, e gli amministratori dei Comuni sparsi da Sud della Vallata del Torbido fino alla Fiumara Condojanni (zona citata tanto per delimitare un’area che comunque potrebbe anche essere immaginata maggiormente estesa), finora, non hanno saputo produrre alcun atto innovativo utile a favorire la formazione di una rappresentanza politica in seno al nuovo Ente. Per non cadere nell’ambito delle illazioni, bisogna dire che non sono note le cause del suddetto immobilismo, i cui effetti però non vanno di certo incontro agli interessi della popolazione:
a) sicuramente l’onere per mantenere gli attuali Comuni (Siderno, Agnana, Canolo, Canolo Nuova, Gerace, Antonimina, Ciminà, Sant’Ilario, Portigliola e Locri) supera di molto i costi di mantenimento del Comune che potrebbe nascere dalla loro fusione, in pratica, per questi Enti, che sono di dimensioni piccole e medio-piccole, mettere in atto la fusione sarebbe ormai una soluzione indispensabile per avere un futuro di prospettiva, in tal modo si otterrebbero risparmi utili a ridurre le imposte locali e il taglio delle troppe poltrone a disposizione della politica (perché accorpare Comuni comporta meno posti da consigliere, da assessore, da sindaco, da dirigente);
b) la possibilità di ottenere una rappresentanza in seno al Consiglio della Città Metropolitana, com’è noto agli addetti ai lavori, ma poco noto a molti cittadini, dipende dal calcolo ponderato dei voti per le elezioni dei Consiglieri metropolitani, infatti, a parità di voti ottenuti, saranno eletti candidati votati da elettori dei Comuni più popolosi (l’attribuzione dei “pesi” per i voti sarà diversificata per gli elettori in base a fasce demografiche predefinite), basti dire che il voto di un elettore (consigliere o sindaco) di Reggio Calabria pesa quanto pesano i voti di 6,71 elettori di Locri o Siderno e quanto pesano 45,8 voti degli elettori di ognuno degli altri paesi dell’area in questione (Gerace, Agnana, Portigliola, ecc.).
A ogni buon conto, è bene considerare che dai 1211 elettori sindaci e consiglieri comunali saranno eletti solo 14 consiglieri metropolitani.
Pertanto, anche se ormai qualsiasi azione sarebbe tardiva per le elezioni del prossimo Consiglio metropolitano, gli amministratori interessati all’area in questione farebbero bene a formare l’Unione dei Comuni come primo passo (per la fusione dei Comuni, esistono già la legge regionale 13 del 1983 e il disegno di legge di ottobre 2015 che prevede l’abbattimento del quorum in caso di referendum).
La fusione dei Comuni, alla quale bisognerebbe arrivare per rendere possibile col sistema del voto ponderato l’elezione di qualche consigliere in rappresentanza del territorio, dovrebbe essere un obiettivo fondamentale da raggiungere nel corso degli anni a venire per il rinnovo del Consiglio della Città Metropolitana. Con la suddetta fusione, inoltre, si potrebbero definire “zone omogenee di sviluppo” che sono entità territoriali previste dall’organizzazione della Città Metropolitana (art. 1 comma 11, della legge 7 aprile 2014, n. 56), zone che, secondo l’attuale distribuzione del territorio, potrebbero comprendere Comuni limitrofi. Una tale scelta avvantaggerebbe il territorio per via dei finanziamenti previsti proprio per lo sviluppo di aree aventi peculiarità particolari. In questo senso, il territorio a cui si fa riferimento possiede buone potenzialità:
a) vanta un’ampia zona archeologica che potrebbe essere sviluppata secondo criteri di fruizione al passo con i tempi;
b) detiene uno stabilimento termale che potrebbe essere adeguatamente potenziato creandovi attorno una zona ricettiva di presenze per turismo e per termalismo (va detto qui di passaggio che, allo stato attuale, purtroppo, lo stabilimento sta facendo registrare pericolose defaillance gestionali);
c) offre le bellezze architettoniche del borgo medievale di Gerace che non sono elemento trascurabile per l’ampliamento di un’offerta turistica mare/monti molto qualificata (la montagna dello Zomaro dista solo 22 km dal mare).
Purtroppo, però, a causa di una classe dirigente che non riesce a cogliere l’opportunità offerta al territorio dalla costituenda Città Metropolitana, tutte le potenzialità sopra menzionate rischiano, ancora una volta, di non trasformarsi in realtà produttive.
Il Movimento LocRinasce, avendo avvertito da tempo la mancanza di attenzione al tema della Città Metropolitana da parte dei preposti amministratori comunali di Locri e dintorni, il 10 febbraio del 2015, avvalendosi della presenza del Prof. Antonino Spadaro, Ordinario di Diritto Costituzionale all’Università Mediterranea di Reggio Calabria, organizzò un incontro, al quale parteciparono i presidenti dell’Associazione e del Comitato Comuni, il presidente dell’Associazione Comuni Area Grecanica e un folto pubblico; gli argomenti più significativi della questione, in quell’occasione, furono trattati tutti, ma non fu registrata la presenza degli amministratori dell’area in questione (area di Locri e Comuni contigui). A onor del vero, va anche detto che altre iniziative del genere sono state messe in campo da associazioni e partiti vari tra Locri e Siderno, ma tutto questo finora è stato inutile.
Il tempo, però, farà maturare conoscenza e consapevolezza alle comunità interessate e saranno loro a giudicare le inadempienze di quanti, non badando a programmare alcunché, probabilmente stanno trascurando l’unica possibilità di sviluppo del territorio e l’ultima speranza di tutti quei giovani e meno giovani che si ostinano a non volere emigrare.