IL NUOVO CONSIGLIO COMUNALE DI GIOIOSA IONICA E’ COSI’ COMPOSTO:
MAGGIORANZA: Laura Crimeni, Salvatore Femia, Antonio Palermo, Lidia Ritorto, Luca Ritorto, Maurizio Zavaglia, Samuel Zenone.
OPPOSIZIONE: Antonio Scali (progetto “Grande Gioiosa”), Domenico Loccisano e Serena Palermo (“Patto cittadino”)
di Gianluca Albanese
GIOIOSA IONICA – E’ di nuovo il paese di Rocco Gatto, il cui ricordo, evidentemente, non rivive solo nei murales all’esterno del cinema. Gioiosa Ionica decide di cambiare in maniera radicale, affidando la poltrona più prestigiosa dell’amministrazione a un trentaquattrenne che fino a poche settimane fa era il segretario cittadino di Rifondazione Comunista, che lavora nel sociale e che ha detto no a ogni compromesso con chi ha amministrato fino a qualche mese fa, prima della mozione di sfiducia all’allora giunta Mazza, con conseguente caduta dell’amministrazione e arrivo del commissario Di Dio Datola. Non è ancora il tempo delle analisi, ma anche un principiante riconoscerebbe che la vittoria di Fuda e dei suoi candidati (autodefinitisi i “ragazzi del muretto”) è frutto della chiarezza delle scelte, del rifiuto dei calcoli a priori, della voglia di cambiare. Senza giovanilismi alla Renzi (così ha detto il neo sindaco nell’intervista concessa a Lente Locale un minuto dopo aver avuto la matematica certezza della vittoria) ma proponendosi d’imprimere una svolta netta al modo di gestire quella che vuole tornare ad essere la capitale della Vallata del Torbido. La bella giornata di sole e una vittoria arrivata intorno alle 18 (quando la competizione si preannunciava più serrata e che invece non è mai stata messa in discussione, visto l’andamento costante dei risultati frutto dello spoglio), ha costituito la cornice ideale per i festeggiamenti nel campo sportivo all’interno della scuola che ha ospitato i sette seggi elettorali. Un solo coro (“Fuda-Fuda”) e nessuna concessione al repertorio classico della sinistra. Niente “Bella Ciao”; men che meno “Bandiera rossa”. “Gioiosa Bene Comune” si è presentato agli elettori come movimento d’ispirazione civica, e questo i gioiosani lo hanno capito, premiando una lista di giovani ma supportata anche da qualche veterano della politica locridea. In primis Elio Napoli, che se è troppo giovane per fare il “padre nobile” della lista di “Gioiosa Bene Comune” è sicuramente il padre “in senso stretto” di Cristian Napoli, uno dei candidati in lista. Napoli è stato una sorta di “spin doctor”, così come il giusto merito va dato al leader di Rifondazione Comunista Nicola Limoncino, che si coccola il suo adepto e che in tempi non sospetti (ci riferiamo all’assemblea popolare dello scorso gennaio, quando ancora si era in tempo a fare un’unica lista di centrosinistra comprendente il Pd, il Prc e le realtà civiche cittadine) aveva chiesto alla platea dell’assise uno scatto in avanti. Il Pd, invece, si è determinato da solo. Decidendo il candidato sindaco in una propria assemblea e aprendo ad alcuni esponenti che furono fedeli all’ex sindaco Mazza. La scelta, rispettabilissima ma, evidentemente, bocciata dall’elettorato, è in linea con la tendenza nazionale del Pd che, in cerca di una vittoria ottenuta a suon di “voti utili” rincorre il centro. Gioiosa ha premiato, invece, un’opzione diversa. Differente anche da quel progetto che faceva capo a Domenico Loccisano, dato per superfavorito fino a poche settimane fa, complici le presunte divisioni nel centrosinistra e un modo diverso di proporsi all’elettorato, tutto incentrato sull’affascinante progetto di “Comune Virtuoso”. Il risultato delle urne, evidentemente, ha bocciato le scelte progettate nel chiuso delle sedi di partiti e movimenti, premiando la volontà del corpo elettorale o, per dirla con una buona dose di retorica bolivariana, “el pueblo”. Quel “pueblo unido” che, come cantavano gli Inti Illimani “jamas sera vencido”