di Gianluca Albanese
SIDERNO – Le parole del sindaco di Ardore riportate nell’articolo precedente pesano come un macigno nella discussione sulla normativa che disciplina lo scioglimento dei consigli comunali per infiltrazioni mafiose, al centro della riunione odierna del comitato esecutivo di AssoComuni.
L’assise, che si è conclusa dopo le 21, allargata alla partecipazione del consigliere regionale Pietro Crinò (già sindaco del Comune di Casignana il cui consiglio comunale è stato sciolto per le medesime ragioni) e dell’ex presidente del comitato di AssoComuni Ilario Ammendolia (e alla quale ha assistito la referente per la Locride del centro studi Lazzati Maria Grazia Messineo) ha deciso di avviare un dibattito, un confronto aperto che, attraverso il coinvolgimento dei cittadini e con la partecipazione di personalità del mondo del diritto, porti alla redazione di una proposta di legge d’iniziativa popolare tesa a ridiscutere l’impianto della normativa esistente introducendo dei principi ispirati alle garanzie costituzionali di difesa dell’indagato e che contempli, nell’ambito del dibattito appena aperto, una rappresentanza dei sindaci alle riunioni del comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico e il ripristino di organi come il Co.Re.Co. capaci di compiere un controllo preventivo sulla legittimità degli atti amministrativi. Ma sono solo alcune delle proposte messe in campo. Il dialogo, infatti, è appena iniziato e si basa su alcuni principi sui quali si è registrato il consenso unanime dei presenti: proseguire con determinazione la lotta alla ‘ndrangheta ma senza colpire indiscriminatamente tutti, individuando i responsabili dei comportamenti che hanno determinato le interferenze della ‘ndrangheta nella vita amministrativa (compresi i dirigenti comunali) ma senza buttare via il bambino con tutta l’acqua sporca. Il prossimo passaggio dovrebbe prevedere una nuova assise pubblica in cui possano essere recepiti anche i pareri di esperti del diritto.
Ha introdotto il tema il presidente del comitato Giuseppe Strangio, snocciolando una serie di dati e numeri, attraverso la lente della sua esperienza di avvocato penalista. «Si tratta – ha detto – di un problema comune a molte amministrazioni, stante la vigente normativa. Non parliamo di casi specifici ma in generale. Siamo vicini a chi ha subito queste iniziative ma serve un’analisi storica del fenomeno con approfondimenti sul piano normativo. Abbiamo partecipato, in passato, a diversi convegni sul tema. Questa normativa è unica al mondo ed è stata introdotta nel 1991. Non è un processo e quindi non ci sono le difese dell’imputato, ma un procedimento amministrativo basato non sulla prova ma sul sospetto. Vogliamo avviare – ha proseguito – un dibattito per arrivare a mitigare le procedure e consentire di acquisire una maggiore trasparenza, concedendo maggiore diritto di difesa riprestinando i diritti delle amministrazioni che tirano la carta per anni e poi devono subire l’onta dello scioglimento anche senza prove. 25 le amministrazioni sciolte di cui la metà in Calabria. Tutto ciò – ha concluso – in una prospettiva di riforma amministrativa».
Gli ha fatto eco il presidente dell’assemblea di AssoComuni Giorgio Imperitura. «L’errore – ha esordito – è quando si passa da una responsabilità soggettiva ad una che coinvolge l’intera amministrazione, anche chi non ha commesso reati. Nei paesi dove non ci sono i carabinieri, il sindaco è garante dell’ordine pubblico e io, recentemente, ho avuto una discussione col ministro Bubbico e i vertici provinciali della polizia. Ho chiesto di riunirci come comitato dell’ordine e della sicurezza. E che se non si riesce a invertire la tendenza da noi nessuno è più disposto a fare l’amministratore. Facciamo un convegno con ministri, magistratura e forze dell’ordine per avviare una discussione ed esporre le ragioni che ci animano e proporre le modifiche alla legislazione che restituiscano serenità agli amministratori futuri». Quindi, la provocazione finale: «Se mafiosi sono i Comuni i cui Consigli sono sciolti per mafia, mafiosi sono i parlamentari che hanno preso i voti in quei paesi».
Quindi, è stata la volta di Campisi, che ha dato la stura a un lungo e partecipato dibattito. Il sindaco di Stignano Franco Candia ha detto che «Già nel 2004 denunciammo le incongruenze del sistema. Ora quando sciolgono lo fanno senza interventi mirati verso singoli funzionari o amministratori», mentre il sindaco di Roccella Giuseppe Certomà ha inteso affinare il concetto sgombrando il campo da possibili equivoci da parte dell’opinione pubblica. «Ora – ha detto – non possiamo partire dicendo che le commissioni d’accesso non sanno fare il loro lavoro: sbagliamo così come non possiamo puntare sulla pressione ai prefetti che, in quanto tali, si attengono al rispetto della legge. Dobbiamo chiedere una normativa condivisa che permetta agli amministratori di dire la loro in maniera chiarificatoria». E’ stata la prima riunione del comitato per il neo eletto sindaco di Locri Giovanni Calabrese, che ha chiesto lumi sulle finalità dell’assise pubblica che s’intende convocare tra qualche tempo. Il presidente Strangio ha risposto che «Intendiamo fare un’assemblea alla presenza di esperti insieme ai quali discutere una proposta di riforma della normativa vigente. Penso al deputato D’Ascola che è anche e soprattutto avvocato. Ovviamente non dobbiamo dare l’impressione di allentare nella lotta alla ‘ndrangheta. Si torni al Co.Re.Co che controlli di nuovo la regolarità degli atti amministrativi. O, ad esempio, fare in modo che a fine periodo di permanenza della commissione la stessa si possa confrontare con un delegato dell’amministrazione (ad esempio il segretario comunale) al quale chiedere conto degli atti e emanati». Calabrese, dal canto suo, ha eccepito che «Dobbiamo fare noi una proposta di legge e non aspettare D’Ascola il quale dovrà, come tutti gli altri parlamentari, al limite recepirla oppure promuovere una raccolta di firme per una proposta di legge di iniziativa popolare». Il sindaco di Bovalino Tommaso Mittiga ha detto che «Ci vuole una legge più severa contro la criminalità e che individui e colpisca i singoli colpevoli risparmiando chi colpe non ha. Sono i dirigenti che fanno mascalzonate e ruberie: cosa c’entrano i sindaci dopo la Bassanini che da loro solo poteri d’indirizzo?», mentre Ilario Ammendolia, da sempre molto sensibile riguardo le tematiche garantiste, ha ricordato il lungo lavoro svolto negli anni da un’associazione culturale sul tema. Ammendolia ha citato Gramsci e ha ricordato l’esperienza vissuta a Canolo negli anni ’20, quando i cittadini rifiutarono la presenza dei commissari prefettizi, rivendicando il diritto di essere rappresentati da un sindaco eletto democraticamente. Quindi, supportato in questo da Pietro Crinò, che ha ricordato che quanto subito nel suo comune è frutto, a suo dire, di un’ingiustizia che sarà chiarita nelle sedi opportune dicendosi altresì fiducioso di questo, Ammendolia ha aggiunto a chiare lettere che «La legge è incostituzionale e calpesta la democrazia. Non può essere un funzionario a giudicare un eletto del popolo. Va contro il principio di divisione dei poteri». E poi: «Gli elementi per sciogliere di consigli comunali devono essere corroborati almeno da sentenze di primo grado. Chiediamo pure – ha concluso – la presenza dei sindaci alle riunioni del comitato per l’ordine e la sicurezza». Ora, dunque, non rimane che attendere i passaggi successivi di un dibattito che i sindaci locridei hanno avuto il merito di avviare.