di Gianluca Albanese
SIDERNO – «Non nascondo i problemi che ci sono all’interno della maggioranza consiliare, ma vado avanti nell’azione di questa amministrazione, tutta tesa a uscire dal dissesto finanziario e a recuperare i finanziamenti fermi dal 2008 e che nemmeno i commissari sono riusciti a reperire per l’oggettiva mancanza di strutture. Una volta che saremo riusciti a uscire dal dissesto, ne riparleremo, perché il principale obbligo che ho nei confronti della comunità è proprio questo, dopodiché tutto il resto lascia il tempo che trova». E poi «Attualmente non sono destinatario di alcun avviso di garanzia, né sono mai stato oggetto di perquisizioni domiciliari. Se dovesse arrivare un avviso di garanzia, lo porterò in Consiglio e ne riparleremo».
L’intervento finale del sindaco Pietro Fuda, al termine della seduta consiliare di oggi, nella quale avrebbe dovuto essere trattato solo il punto riguardante “Legalità e trasparenza dell’azione amministrativa” è, probabilmente, uno dei pochi registrati oggi ad avere rilevanza giornalistica.
Dalla cronaca completa del civico consesso, che potremo leggere nell’articolo a firma della nostra Emanuela Alvaro, che sta per essere pubblicato, capiremo che per certi versi, l’unico punto all’ordine del giorno, è stato solo il pretesto che molti hanno usato per togliersi qualche sassolino dalla scarpa, e chi ha provato a trattarlo, a nostro modo di vedere, non è andato oltre i soliti concetti triti e ritriti, e infarciti di una retorica che sicuramente non serve al rilancio dell’azione amministrativa dell’Ente.
Nessuna difesa d’ufficio di alcuno: non è nelle nostre corde e non ne ha bisogno nessuno. Solo la constatazione che questo consiglio comunale , che come ha detto il presidente Paolo Fragomeni «Nessuno ci ha costretto a convocare ma che abbiamo voluto tutti insieme» ha vissuto, almeno nella prima parte, di interventi spesso retorici e inconcludenti, salvo poi lasciare spazio a toni troppo spesso aspri e intrisi di sentimenti di rivalsa.
E allora, le cose più interessanti che sono state dette non riguardavano il punto all’ordine del giorno, pur essendo state quasi sempre espresse in forma scorrevole e corretta ma, come si dice a scuola, con uno «svolgimento fuori traccia».
A cominciare dall’intervento del consigliere Totò Sgambelluri, che con una dichiarazione scritta fatta mettere agli atti, ha detto che lascia il movimento “Siderno Libera” per costituirsi come gruppo autonomo del nuovo Partito Comunista Italiano, del quale Sgambelluri è dirigente nazionale e cofondatore.
Nulla di nuovo, per carità. Semmai il classico epilogo di un percorso che Lente Locale ha anticipato prima di tutti, quando un altro fondatore di Siderno Libera, ovvero Damocle Arigirò, aveva rivelato il conflitto interno, divenuto col passare dei mesi insanabile, tra le due anime del movimento: quella “filogovernativa” stretta attorno all’assessore Gianni Lanzafame (oggi assente giustificato) e quella “dura e pura” dei comunisti come Argirò e Sgambelluri.
Per la maggioranza, questo significa che ha perso un altro pezzo, dopo l’allontanamento del gruppo del Pd, ma che ha ancora i numeri per poter governare.
Il sindaco non ha negato la diaspora, ma si è detto pronto ad andare avanti ugualmente, cosa che ha sempre fatto.
Il dato positivo è che nessuno (o quasi) ha ceduto alla tentazione di strumentalizzare le dichiarazioni riportate da un quotidiano messinese e rese da Alberto Sarra, che avrebbe indicato proprio il sindaco di Siderno come parte della “cupola” di quella “ndrangheta invisibile” che secondo l’accusa nel procedimento “Mammasantissima” sarebbe infiltrata stabilmente nelle istituzioni.
Farlo, del resto, sarebbe stato sciocco, visto che Fuda non risulta, al momento, nemmeno indagato.
E poi perché per una comunità in cui parte di quella classe politica che ha amministrato negli ultimi dieci anni è stata decimata da inchieste e operazioni giudiziarie, sarebbe stato sciocco e strumentale, in assenza di elementi oggettivi come indagini, avvisi di garanzia, rinvii a giudizio e insediamento della commissione d’accesso agli atti amministrativi.
Vale la pena ricordare in questa sede, infatti, che al momento risultano condannati in appello in procedimenti per 416bis e reati ad esso connessi, l’ex sindaco Alessandro Figliomeni e l’ex consigliere Giuseppe Tavernese (processo “Recupero-bene Comune”); condannato in primo grado l’ex consigliere Domenico Commisso (processo “Falsa Politica”) ed è attualmente sotto processo l’ex sindaco Riccardo Ritorto (accusato di corruzione elettorale nel processo “Morsa sugli appalti pubblici” che si sta celebrando con rito ordinario in primo grado davanti al tribunale di Locri).
Sono stati assolti, invece, l’ex assessore comunale Antonio Commisso (Falsa Politica), l’ex presidente del consiglio comunale Antonio Macrì e l’ex consigliere Roberto Verbeni (in primo grado e col rito abbreviato nel processo “Morsa sugli appalti pubblici”).
Stop. Nessun altro indagato o processato tra gli amministratori comunali degli ultimi dieci anni.
Giusto per rinfrescare la memoria a molti.
E allora, a parte la decisione di Sgambelluri e la risposta finale di Pietro Fuda, tirato per la giacchetta soprattutto dai gruppi di Pd e centrodestra dopo le dichiarazioni di Sarra, e l’intervento assai equilibrato del consigliere di “Volo” Michele Cataldo, che ha detto che «Il garantismo – quello vero – è attesa dei fatti», altri, a torto o a ragione, hanno parlato di altro.
Il consigliere di opposizione Sgarlato, ha contestato, ad esempio, la mancanza di regolarità nell’approvazione dei verbali delle precedenti sedute consiliari, e il fatto che non si sia ancora insediata la prevista commissione bipartisan che nelle intenzioni dell’amministrazione avrebbe dovuto gestire per tempo l’organizzazione dei festeggiamenti civili per Maria Santissima di Portosalvo, mentre il capogruppo del Pd Mariateresa Fragomeni, oltre a ribadire che lei e gli altri democrat non sono «Né interessati e né più disponibili a entrare in giunta» ha detto che «Il vicesindaco Anna Romeo «Non può occupare quel ruolo e, nel contempo, difendere un imputato nel processo “Acero Krupy”,un procedimento per il quale il consiglio comunale di Siderno ha deciso per la costituzione di parte civile».
Il consigliere di Fattore Comune Oppedisano ha dato una stoccata al Pd: «Altro che sventolare partiti e legalità – ha detto – serve autocritica» e ha accennato all’inchiesta di Rimborsopoli, nella quale è indagato l’ex assessore regionale del Pd Nino De Gaetano.
Quindi, proprio Oppedisano ha dovuto rintuzzare l’attacco del consigliere del Pd Carlo Fuda, che ha detto che «Oppedisano, avvocato penalista, difende tre imputati», dicendo che «Non c’è nessuna incompatibilità tra i ruoli: basta leggere – ha detto – i giornali e il codice deontologico della mia categoria».
Dura, durissima Anna Romeo.
Il vicesindaco ha dapprima stigmatizzato l’asserito afflato tra i gruppi di Pd e Forza Italia in consiglio e poi ha rimarcato che «Ho rinunciato al mio incarico di avvocato difensore, appena è stato tecnicamente possibile farlo, ovvero dopo che al mio cliente è stata recapitata un’ordinanza di rinvio a giudizio nel procedimento “Acero-Krupy”. Una rinuncia – ha proseguito – che come ho già detto, formalizzerò il prossimo 2 settembre quando verrà celebrata l’udienza preliminare nel processo».
Quindi, la Romeo ha accusato il gruppo del Pd «Nella cui lista – ha detto – mi sono candidata da indipendente socialista e sono stata eletta coi miei voti di sempre, senza chiedere consenso in sezioni elettorali diverse da quelle del centro e del mio bacino elettorale di sempre» e il suo ex leader nazionale di partito Boselli: «Mi rivolsi a lui – ha detto – quando capii che in quel partito socialista nel quale avevo sempre militato c’era di tutto tranne che socialisti, ma lui fece orecchie da mercante perché i voti non puzzavano. Solo dopo qualche anno – ha concluso – i fatti mi diedero ragione».
Un intervento, il suo, che ha ulteriormente acuito la tensione, specie quando ha detto, rivolgendosi ai consiglieri Pd, che «Le deleghe le dà il sindaco ed è a lui che dovete rivolgervi se non vi sta bene che io occupi questo ruolo, visto che state cercando di farmi cadere da oltre un anno» e Mariateresa Fragomeni ha risposto che «Infatti noi ci siamo rivolti sempre e solo al sindaco» e, sempre rivolgendosi alla Romeo, «Abbiamo solo rimarcato la tua manifesta incapacità amministrativa e una intollerabile ambiguità», rimandando al mittente, quindi, quell’appello all’unità e alla comunione d’intenti fatto proprio dal vicesindaco.
DI SEGUITO IL VIDEO DELL’INTERVENTO DEL SINDACO
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