di Ilario Balì
CAULONIA – «Il problema mafia oggi è la gestione della cosa pubblica». Lo ha detto a Caulonia il Procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, a margine della presentazione del documentario di Rina Amato “Cessarè”, un viaggio nella Locride degli anni ’70. Come sua abitudine il magistrato ha parlato senza peli sulla lingua e, incalzato da Bruno Grenci, ha ripercorso gli anni bui di questa regione, partendo dalla stagione dei sequestri di persona. «Da quel periodo la Calabria non si è più sollevata – ha spiegato – perché molti borghesi hanno svenduto i loro beni per andare al nord». Un vuoto di classe occupato, secondo Gratteri, «dai figli degli ndranghetisti che oggi gestiscono da incensurati la cosa pubblica con metodo mafioso».
Ma perché la mafia non è stata ancora sconfitta? Per Gratteri il motivo va trovato nell’approvazione sociale: «Esiste perché si nutre del nostro consenso. La politica calabrese – ha proseguito – non riesce ad incidere nei palazzi del potere. Il sistema processuale in Italia è ingessato, ma il Parlamento è un lavandino otturato e in questo momento le priorità sono altre, come decidere se legalizzare la marijuana».