di Adelina B. Scorda.
Trenta minuti, è questo il tempo impiegato dalla corte, presieduta da Alfredo Sicuro, per ascoltare l’unico testimone convocato oggi al processo denominato “Black Garden” che prende il nome dall’operazione con la quale, nel novembre del 2011, amministratori comunali e tecnici furono accusati di gestione illecita di rifiuti al fine di conseguire un ingiusto profitto derivante dal risparmio di denaro dovuto per un corretto smaltimento del percolato, mentre altre contestazioni riguardano la ricopertura e la compattazione giornaliera dei rifiuti, e la manutenzione della discarica di Casignana.
A sedere al banco dei testimoni c’era il maresciallo del Noe, Luigi Ceraolo, sottoposto alle domande del pubblico ministero che ha chiesto ragguagli sulle metodologie intercettative e sulle corrispondenze telefoniche degli imputati. Una serie di domande basate più che altro sull’impostazione investigativa che condussero all’emissione da parte del gip Antonio Laganà di quattro provvedimenti di custodia cautelare domiciliare e l’obbligo di firma per un operaio della società Zetaemme, Stefano Tallariti, che gestiva la discarica di Casignana. Coinvolti nella vicenda giudiziaria il fratello dell’ex sindaco di Casignana, il fratello Antonio Giovanni Crinò, responsabile tecnico della Zetaemme, società che gestiva la discarica, Massimo La Fronte e Giuseppe Saverio Zoccoli, gestore di fatto della discarica. Quello che oggi, si è voluto comprendere, dal maresciallo del Noe, è stata la struttura e le corrispondenze telefoniche degli indagati nell’ambito delle intercettazioni telefoniche ritenute dalla difesa talmente esaustive da non ritenere necessario il controesame del teste. Si dovranno attendere altri quattro mesi prima che la corte si aggiorni, la data fissata per la prossima udienza è il primo ottobre.