SIDERNO – Il comitato a difesa della salute di cittadini sidernesi, dopo la manifestazione pubblica dello scorso 2 giugno, seguita dalle telecamere di Lente Locale http://www.lentelocale.it/home/sika-ed-ex-bp-manifestazione-contro-i-potenziali-pericoli-per-lambiente-e-la-salute-dei-cittadini/ ha deciso, ancora una volta, di richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica su due fronti molto delicati della situazione ambientale cittadina, costituiti dalle produzioni dello stabilimento Sika e dell’ex fabbrica BP, ambedue site nella zona industriale di contrada Limarri, a pochi metri dalla statale 106, Siderno lato Nord.
SIKA
La fabbrica di proprietà di una multinazionale svizzera è impegnata in due tipi di produzioni: quella di polimeri acrilici, considerate a rischio ambientale e in condizioni attuali di fermo impianto, in attesa del rilascio dell’Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale), e di additivi per cemento e calcestruzzo (produzione, quest’ultima, non considerata a rischio dalle autorità competenti e fuori dall’ambito dell’applicazione dell’Aia).
Attualmente, come da carteggio intercorso tra l’azienda e il Dipartimento Ambiente e Territorio – settore 3 della Regione Calabria, la Sika ha chiesto e ottenuto una proroga della lavorazione delle scorte residue di metossipolietilenglicole presenti nei propri sili e a concreto pericolo di ossidazione (quindi potenzialmente rischiose se non smaltite) ma soggetta al divieto assoluto di nuovo ingresso di materiale e di esercizio della linea di produzione di polimeri acrilici fino al rilascio dell’Aia.
Dunque, fin quando non arriverà l’Autorizzazione Integrata Ambientale, che riguarda la prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento proveniente da alcune attività, tra le più impattanti come da allegato I del D. Lgs. 59/2005 la Sika non potrà far entrare nel proprio stabilimento le materie prime per la lavorazione di polimeri acrilici e può soltanto smaltire il prodotto esistente, segno che le denunce a suo tempo fatte dal comitato hanno in qualche modo prodotto alcuni risultati.
EX BP
Qui il problema è diverso. La produzione di sostanze chimiche, infatti, è ferma da alcuni decenni, ma sono ancora presenti, secondo una stima compiuta proprio dal comitato a difesa della salute dei cittadini sidernesi, suffragata dalle perizie di professionisti del settore, circa 900 tonnellate di sostanze stoccate in contenitori ormai vetusti e non più sicuri, considerate, quindi, potenzialmente inquinanti, cancerogene e tossiche.
I più attenti ricorderanno, infatti, che il 5 novembre del 1994 si verificò lo scoppio di un reattore all’interno del perimetro industriale dell’ex BP, che indusse la giunta regionale dell’epoca, guidata da Donato Veraldi (a capo di una coalizione di centrosinistra) a sospendere, a tempo indeterminato, l’autorizzazione all’attività con delibera numero 430 del 6 febbraio 1995, pur senza dare alcuna prescrizione di procedure di messa in sicurezza degli impianti dell’area.
Ci pensò la successiva giunta regionale di centrodestra a guida Nisticò, con delibera numero 3516 del 2 luglio 1996 a riattivare l’esercizio dell’inceneritore, mentre l’undici novembre del 1998, un’altra giunta regionale di centrodestra (presidente Caligiuri) rilasciò, con delibera numero 6174, l’autorizzazione all’esercizio delle attività di smaltimento mediante termodistruzione, di rifiuti speciali e/o pericolosi.
Uno smaltimento che però, come sottolineano gli attivisti del comitato sidernese, fu solo parziale, poiché riguardò meno di 550 tonnellate di materiali stoccati nel perimetro industriale di contrada Limarri.
Uno studio approfondito, commissionato dal comitato a difesa della salute dei cittadini sidernesi, oggi, evidenzia come siano ancora stoccate, nei bidoni presenti nel piazzale dello stabilimento ex BP (vedi foto a corredo del pezzo) 13 sostanze considerate cancerogene, genotossiche e tossiche, e una cinquantina di sostanze considerate tossiche e/o irritanti.
Quanto basta, insomma, a richiamare a gran voce l’attenzione dell’opinione pubblica per ottenere un rapido smaltimento di tutte le sostanze ancora presenti a pochi metri dalla statale 106 e a poche decine di metri dal mar Jonio, in una zona laddove, nel periodo estivo, insistono tre stabilimenti balneari e migliaia di bagnanti che si aggiungono ai numerosi residenti.
Prima che sia troppo tardi.
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