di Gianluca Albanese (ph. e video di Enzo Lacopo)
SIDERNO – «Se voglio ristrutturare una casa, come posso buttare giù le colonne portanti? Come minimo gli inquilini si preoccupano…». Con questa metafora mutuata dal mondo dell’edilizia, il militante natilese di origine e imolese d’adozione Pietro Sergi ha reso efficacemente l’idea delle ragioni del “NO” al referendum costituzionale di dicembre, nel corso dell’incontro che ha avuto luogo questa sera al centro polifunzionale di Siderno e che ha visto la partecipazione, tra gli altri, del deputato Stefano Fassina.
Proprio così, la riforma votata in Parlamento e sottoposta al vaglio degli elettori diventa occasione per una strenua difesa della Costituzione repubblicana da parte del fronte del “NO” che questa sera ha avuto in Sinistra Italiana un forte sostegno, durante la manifestazione sidernese, assai partecipata, almeno fino all’intervento di Fassina.
Ha aperto i lavori Mimmo Panetta, tra i fondatori di Sinistra Italiana in Calabria, che nel fare gli onori di casa, ha difeso, come tutti gli intervenuti, la Costituzione «Che non è mai stata attuata completamente – ha detto Panetta – nonostante le grandi conquiste democratiche dei decenni passati. Restano, infatti, tanti nodi irrisolti, dal lavoro alla Questione Meridionale e ora Renzi vuole dividere il Paese e svilire il ruolo dei cittadini, ricorrendo a una campagne elettorale che mi ricorda da vicino quella delle presidenziali americane, in cui i candidati sono alla ricerca della conquista del potere personale, noni disdegnando di sollevare presunti scandali che riguardano il proprio avversario».
Panetta ha concluso il proprio intervento con un forte appello alla mobilitazione e al proselitismo «Contro i poteri forti – ha detto – che sono tutti schierati per il “SI” mentre noi siamo dalla parte della gente con la quale dialoghiamo ogni giorno per strada».
Dopo Panetta è intervenuto il giovane militante di San Giorgio Morgeto Pasquale Ciurleo, che ha ricordato come «La Costituzione è stata frutto della volontà di tutte le forze democratiche» e, riferendosi ad alcuni cavalli di battaglia del “SI” ha aggiunto che «Renzi e i suoi vogliono fare passare un messaggio deviato. Basti pensare – ha concluso Ciurleo – che per abolire il Cnel si poteva fare una legge ad hoc e non mettere tutto in unico calderone».
Appassionato come sempre l’intervento del coordinatore regionale di Sinistra Italiana Angelo Broccolo, che ha preliminarmente invitato tutti i simpatizzanti del “NO” «Ad uno sforzo organizzativo straordinario e fatto coi metodi tradizionali, puntando sul radicamento nel territorio a partire dai piccoli centri, altro che facebook» e a compiere uno sforzo di comprensione «Di tutti i trucchetti che stanno dietro la riforma costituzionale voluta da Renzi. Non possiamo rinunciare a dire la nostra per rinunciare a 80 centesimi a testa – questo sarebbe il risparmio conseguente ai cosiddetti “tagli ai costi della politica” – in un paese che ancora è vittima di clientelismo e corruzione. E non è – ha aggiunto Broccolo – la prima volta che chi comanda propina frottole: penso ai dibattiti dei lustri passati su federalismo e legge elettorale».
Quindi, parlando alla pancia della gente, Broccolo ha aggiunto che «Se solo pensiamo che la Merkel e l’ambasciatore americano sono a favore del Sì già troviamo una spiegazione lampante della ragioni di votare no» e chiude citando Salvador Allende: «Voi avete le ragioni della forza, ma noi abbiamo la forza della ragione».
Da Stefano Fassina ci si aspetta un’analisi economica delle ragioni del “No” mentre lui spiazza tutti e si concentra sugli aspetti prettamente politici della posta in gioco. «Stiamo affrontando – ha detto – le regole del gioco che tengono insieme una comunità e che invece necessiterebbero di un’ampia condivisione e se vince il “SI” si allontana la politica dalla gente».
Quindi, Fassina ricorda alcuni passaggi chiave dell’iter parlamentare di riforma della Costituzione oggetto del referendum.
«Al primo voto di revisione della carta fondamentale l’aula parlamentare era mezza vuota, e Renzi, invece di fermarsi a riflettere, tirava diritto. E’ in atto – ha proseguito – una deriva pericolosa che porterebbe a troppo potere centralistico delle funzioni parlamentari. E’ inutile parlare di riforma per migliorare la governabilità quando questo concetto presuppone il consenso. Se vince il SI i cittadini conteranno meno e si andrà verso un sistema presidenziale di fatto, ma senza i contrappesi dei governi presidenziali come quello francese e americano. Bastava ridurre il numero di parlamentari e mantenere le proporzioni numeriche tra Camera e Senato e l’aumento vertiginoso del numero delle firme necessarie a proporre leggi di iniziativa popolare e referendum rendono sempre più difficile – quasi impossibile – il ricorso a strumenti di democrazia diretta. Dobbiamo combattere questo disegno di democrazia plebiscitaria, che in ossequio ai dettami di JP Morgan vuole impoverire i cittadini per allontanarli dalla partecipazione alla politica. Già nel avvisaglie ci sono state, col controllo della Tv di Stato da parte del Governo (succede solo in Italia e in Ungheria) e anche questo fatto che il Parlamento legifera poco è una frottola».
Non manca un riferimento al celeberrimo “combinato disposto” con la legge elettorale «Che Renzi vuole modificare, facendola passare come una concessione alle istanze di Cuperlo, quando lui stesso sa benissimo che se si mantiene la legge elettorale attualmente in vigore, in caso di ballottaggio perderebbe le elezioni e vincerebbe il Movimento 5Stelle. La legge elettorale è sì da cambiare, ma in meglio, e questo sarà possibile solo se vincerà il NO: così facendo si manderà un messaggio chiaro alla politica, tutto improntato a un cambiamento radicale di agenda e non è vero, come dicono alla Leopolda, che il referendum è la sfida tra la vecchia e la nuova classe dirigente. In realtà, la sfida è tra due idee di futuro: la politica che prova a recuperare rappresentanza di popolo (la nostra) e quella al servizio dei poteri forti».
Tuttavia, la posizione di Fassina non è rigida, nel senso che ammette che «Il Titolo V della Costituzione si può discutere e non sarebbe male avere un vero Senato rappresentativo delle Regioni, che però non è quello voluto da Renzi e i suoi che invece assoggetterebbe il Senato ai partiti. Si potrebbe fare solo con – conclude Fassina – una legge elettorale tale da permettere la vera partecipazione dei cittadini e la massima condivisione».
Lungo e partecipato il dibattito che ne è scaturito.
Il sindaco di Siderno Pietro Fuda, vede «Uno scadimento – ha detto – della partecipazione dei cittadini che trova riscontro in alcuni statuti delle Città Metropolitane appena approvati e bisogna vedere se queste ultime saranno in grado di colmare i buchi lasciati dal malfunzionamento delle Regioni».
Non mancano le soluzioni pragmatiche proposte dal primo cittadino sidernese, dalla semplificazione dei regolamenti parlamentari all’armonizzazione dei regimi fiscali dei Paesi dell’UE «Perché è inammissibile – ha detto – che ci siano dei paradisi fiscali tra gli Stati membri» e un’amara considerazione «Si va avanti alla rinfusa e con idee poco chiare sul futuro della nazione».
Pietro Sergi va già duro. Lo scrittore natilese prima premette che «Che credibilità può avere un premier che ha fatto cadere un Governo a guida del suo stesso partito?» e poi, a chi accusa il fronte del “NO” di essere un’accozzaglia, replica che «Con Cirino Pomicino e De Mita, il giorno dopo il referendum saremo di nuovo lontani: mica devo fare il Partito della Nazione con loro».
Tra gli intervenuti, infine, molti esponenti storici della sinistra locale, tra cui Sasà Albanese, Franco Martino e Damocle Argirò.
il video integrale dell’intervento di Fassina, ripreso dal nostro Enzo Lacopo.