DI SEGUITO LA NOTA DELL’ASSOCIAZIONE GENTE IN ASPROMONTE:
Il passo della Limina è stato uno dei passi storici più importanti tra Jonio e Tirreno per la sua posizione centrale e rappresentava la direttrice per la transumanza e per i traffici, sin dal periodo ellenico quando i Locresi raggiunsero il Tirreno e fondarono Medma, dove ora sorge Rosarno. In periodi successivi si sostava nei luoghi di culto sul monte Kellerano, nei santuari di San Nicodemo e San Bartolomeo.
Come arrivare: Dalla grande strada di comunicazione Jonica – Tirrenica uscita Mammola
Raduno ore 9.30: Entrata Mammola
Ore: 9,30 trasferimento in auto al Passo Limina
Ore: 10.00 Partenza Escursione
N.B. Il percorso è in linea con partenza dal Passo Limina (si lascia qualche macchina all’uscita del sentiero a Mammola, per poi riprendere le macchine al Passo Limina).
Passo Limina – Fiume Chiaro – Mammola
Tempo ore 5.30
Dislivello: 850 – 350 m. s.l.m.
Difficoltà: E. Escursionistico
Comuni Int: Cinquefrondi – Mammola
Passo della Limina: Al centro della catena appenninica calabrese congiunge, senza soluzione di continuità. attraverso i dossoni della Melia, il gruppo delle Serre con l’Aspromonte facendo anche da confine sia al Parco Nazionale dell’Aspromonte sia tra il versante Jonio e quello Tirrenico.
Descrizione del sentiero: si parte dal Villaggio U.N.R.R.A
(Il Villaggio fu costruito per assegnare le strutture abitative ai Contadini a causa dell’alluvione del 1951 che colpi duramente l’Aspromonte. Gli assegnatari però rifiutarono perché lontani dai loro poderi). L’Acronimo UNRRA ci riporta indietro nel tempo – Era l’Amministrazione delle Nazione Unite per l’Assistenza e la Ricostruzione) Un organismo che nasce il 9 novembre 1943 due anni prima della creazione dell’Onu).
Lasciato il villaggio, si prosegue sulla pista pavimentata con pietrame locale di Cami, che sale per un centinaio di metri. Dopo la breve salita si comincia a scendere e dopo circa 2 km si giunge al Pozzetto dove una volta c’era una fontana.
Dopo circa 40 minuti si arriva nel fondovalle. La vegetazione cambia man mano che si scende giù nella vallata ed è costituita da querce, castagni secolari ed estese macchie di leccio che rappresentano l’habitat di numerosi uccelli e fonte di cibo a ghiri, scoiattoli ed altri piccoli roditori.
Superato il Ponticello si prosegue per i piani di Cami, caratterizzati da scarsa vegetazione di alto fusto, ma che fino agli anni sessanta, quei piani, per la grande produzione di cereali che ivi si produceva, rappresentavano il “granaio” di Mammola. Oggi le ampie terrazze sono destinate a prato-pascolo per mandrie di bestiame (bovini e caprini) allevate allo stato brado e che danno, proprio per questo, un ottimo latte con cui viene prodotto, con metodi ancora tradizionali, il tipico formaggio e altri prodotti caseari (chi si ricorda della ricotta affumicata di Mammola?).
Superata una fila di castagni secolari detti, appunto, di Cami, alcuni minuti dopo si arriva ad una grossa “praca”, una vasta sommità di una formazione di arenaria affiorante dal terreno. Si prosegue sulla sterrata a destra e dopo 200 metri si incomincia a scendere tra secolari piante di leccio. Dopo 10 minuti si raggiunge il Passo di Liguttia; si scende lungo il sentiero tra secolari piante di Ontano; dopo 5 minuti siamo al passo delle due fiumare dove due grossi torrenti danno origine al Fiume Chiaro.
Il Chiaro è un grande affluente del fiume Torbido, deve il suo nome alla limpidezza delle sue acque, che crea un habitat naturale e favorevole alla vita di numerose trote ed anguille.
Da qui sino a Mammola si scende lungo il fiume. E molte sono le volte che bisogna pure attraversarlo ma niente di grave: le acque sono limpide e poco profonde e il fondo è regolare. Superata la briglia delle Due Fiumare, dopo 5 minuti siamo alla briglia Olmi, dove si possono ammirare secolari piante di ontano e dove ancora oggi s’intravedono, nella fitta vegetazione, piccole casette che i contadini avevano costruito insieme a quelle opere idrogeologiche (di macere, gebbie) in pietra di fiume necessarie all’agricoltura e che l’abbandono e l’incuria stanno disfacendo.
Prima di superare la terza briglia della contrada Madarò, a destra del costone, si intravede una bellissima casetta nascosta tra due rocce avente la copertura a tetto con due falde e muri in pietrame locale. Proseguendo sul lato sinistro del torrente, dopo pochi minuti si lascia la sterrata e ci si immette sul sentiero che aggira la briglia della Scaletta o della Pietra Spaccata. Dopo 5 minuti siamo di nuovo sulla pista; ancora un centinaio di metri e siamo all’ultima briglia di contrada Cianò.
L’acqua del fiume, preziosa in tutti i sensi, che d’estate tuttora serve per l’irrigazione agricola, veniva usata anche come fonte d’energia per alimentare i mulini disseminati lungo il suo corso, specie in prossimità del paese, dove ancora esistono significative testimonianze (mulino della Melia, di Rosa) e quello del Vecchio, ancora in attività.
Seguendo la sterrata dopo 15 minuti si arriva al ponte Vecchio ancora qualche “metro” e siamo a Mammola.
Ma il fiume Chiaro era anche importante, per le popolazione della zona, poiché da esso prelevavano la pietra granitica, che valenti maestri artigiani (scalpellini) trasformavano pazientemente, sia in strumenti di lavoro (ruote di mulino e di frantoio) sia in opere edilizie ed architettoniche (portali, balconi, gradini, mensole) sia di grande pregio ornamentale e strutturale.
N.B. Un percorso ideale per gli amanti dell’acqua dolce che a detta degli indigeni presenta anche delle qualità curative. Bagnarsi nel Chiaro è come fare un pieno di salute e benessere. Le occasioni non mancheranno ai partecipanti all’escursione. Basta solo essere preparati con l’abbigliamento giusto ed avere la voglia di farlo. Per gli amanti della doccia, le quattro briglie che si incontrano lungo il percorso, costituiscono delle buone occasioni per approfittare dei loro getti abbondanti.
DI SEGUITO LA NOTA DELL’ASSOCIAZIONE GENTE IN ASPROMONTE:
Il passo della Limina è stato uno dei passi storici più importanti tra Jonio e Tirreno per la sua posizione centrale e rappresentava la direttrice per la transumanza e per i traffici, sin dal periodo ellenico quando i Locresi raggiunsero il Tirreno e fondarono Medma, dove ora sorge Rosarno. In periodi successivi si sostava nei luoghi di culto sul monte Kellerano, nei santuari di San Nicodemo e San Bartolomeo.
Come arrivare: Dalla grande strada di comunicazione Jonica – Tirrenica uscita Mammola
Raduno ore 9.30: Entrata Mammola
Ore: 9,30 trasferimento in auto al Passo Limina
Ore: 10.00 Partenza Escursione
N.B. Il percorso è in linea con partenza dal Passo Limina (si lascia qualche macchina all’uscita del sentiero a Mammola, per poi riprendere le macchine al Passo Limina).
Passo Limina – Fiume Chiaro – Mammola
Tempo ore 5.30
Dislivello: 850 – 350 m. s.l.m.
Difficoltà: E. Escursionistico
Comuni Int: Cinquefrondi – Mammola
Passo della Limina: Al centro della catena appenninica calabrese congiunge, senza soluzione di continuità. attraverso i dossoni della Melia, il gruppo delle Serre con l’Aspromonte facendo anche da confine sia al Parco Nazionale dell’Aspromonte sia tra il versante Jonio e quello Tirrenico.
Descrizione del sentiero: si parte dal Villaggio U.N.R.R.A
(Il Villaggio fu costruito per assegnare le strutture abitative ai Contadini a causa dell’alluvione del 1951 che colpi duramente l’Aspromonte. Gli assegnatari però rifiutarono perché lontani dai loro poderi). L’Acronimo UNRRA ci riporta indietro nel tempo – Era l’Amministrazione delle Nazione Unite per l’Assistenza e la Ricostruzione) Un organismo che nasce il 9 novembre 1943 due anni prima della creazione dell’Onu).
Lasciato il villaggio, si prosegue sulla pista pavimentata con pietrame locale di Cami, che sale per un centinaio di metri. Dopo la breve salita si comincia a scendere e dopo circa 2 km si giunge al Pozzetto dove una volta c’era una fontana.
Dopo circa 40 minuti si arriva nel fondovalle. La vegetazione cambia man mano che si scende giù nella vallata ed è costituita da querce, castagni secolari ed estese macchie di leccio che rappresentano l’habitat di numerosi uccelli e fonte di cibo a ghiri, scoiattoli ed altri piccoli roditori.
Superato il Ponticello si prosegue per i piani di Cami, caratterizzati da scarsa vegetazione di alto fusto, ma che fino agli anni sessanta, quei piani, per la grande produzione di cereali che ivi si produceva, rappresentavano il “granaio” di Mammola. Oggi le ampie terrazze sono destinate a prato-pascolo per mandrie di bestiame (bovini e caprini) allevate allo stato brado e che danno, proprio per questo, un ottimo latte con cui viene prodotto, con metodi ancora tradizionali, il tipico formaggio e altri prodotti caseari (chi si ricorda della ricotta affumicata di Mammola?).
Superata una fila di castagni secolari detti, appunto, di Cami, alcuni minuti dopo si arriva ad una grossa “praca”, una vasta sommità di una formazione di arenaria affiorante dal terreno. Si prosegue sulla sterrata a destra e dopo 200 metri si incomincia a scendere tra secolari piante di leccio. Dopo 10 minuti si raggiunge il Passo di Liguttia; si scende lungo il sentiero tra secolari piante di Ontano; dopo 5 minuti siamo al passo delle due fiumare dove due grossi torrenti danno origine al Fiume Chiaro.
Il Chiaro è un grande affluente del fiume Torbido, deve il suo nome alla limpidezza delle sue acque, che crea un habitat naturale e favorevole alla vita di numerose trote ed anguille.
Da qui sino a Mammola si scende lungo il fiume. E molte sono le volte che bisogna pure attraversarlo ma niente di grave: le acque sono limpide e poco profonde e il fondo è regolare. Superata la briglia delle Due Fiumare, dopo 5 minuti siamo alla briglia Olmi, dove si possono ammirare secolari piante di ontano e dove ancora oggi s’intravedono, nella fitta vegetazione, piccole casette che i contadini avevano costruito insieme a quelle opere idrogeologiche (di macere, gebbie) in pietra di fiume necessarie all’agricoltura e che l’abbandono e l’incuria stanno disfacendo.
Prima di superare la terza briglia della contrada Madarò, a destra del costone, si intravede una bellissima casetta nascosta tra due rocce avente la copertura a tetto con due falde e muri in pietrame locale. Proseguendo sul lato sinistro del torrente, dopo pochi minuti si lascia la sterrata e ci si immette sul sentiero che aggira la briglia della Scaletta o della Pietra Spaccata. Dopo 5 minuti siamo di nuovo sulla pista; ancora un centinaio di metri e siamo all’ultima briglia di contrada Cianò.
L’acqua del fiume, preziosa in tutti i sensi, che d’estate tuttora serve per l’irrigazione agricola, veniva usata anche come fonte d’energia per alimentare i mulini disseminati lungo il suo corso, specie in prossimità del paese, dove ancora esistono significative testimonianze (mulino della Melia, di Rosa) e quello del Vecchio, ancora in attività.
Seguendo la sterrata dopo 15 minuti si arriva al ponte Vecchio ancora qualche “metro” e siamo a Mammola.
Ma il fiume Chiaro era anche importante, per le popolazione della zona, poiché da esso prelevavano la pietra granitica, che valenti maestri artigiani (scalpellini) trasformavano pazientemente, sia in strumenti di lavoro (ruote di mulino e di frantoio) sia in opere edilizie ed architettoniche (portali, balconi, gradini, mensole) sia di grande pregio ornamentale e strutturale.
N.B. Un percorso ideale per gli amanti dell’acqua dolce che a detta degli indigeni presenta anche delle qualità curative. Bagnarsi nel Chiaro è come fare un pieno di salute e benessere. Le occasioni non mancheranno ai partecipanti all’escursione. Basta solo essere preparati con l’abbigliamento giusto ed avere la voglia di farlo. Per gli amanti della doccia, le quattro briglie che si incontrano lungo il percorso, costituiscono delle buone occasioni per approfittare dei loro getti abbondanti.