di Antonella Scabellone
LOCRI- Sono iniziate questa mattina le arringhe difensive del processo Crimine, davanti al Tribunale penale di Locri presieduto dal magistrato Alfredo Sicuro. I primi a prendere la parola sono stati gli Avvocati Marco Tullio Martino, per gli imputati Giuseppe Siviglia e Giuseppe Primerano, ed Enzo Nobile, per Antonio Angelo Cianciaruso e Giuseppe Giampaolo. L’Avvocato Martino ha evidenziato che a carico dei suoi assistiti non è stato accertato nessun reato e che quello che si sta celebrando è un «processo monco» nel quale «la prova è quasi inesistente».
Anche gli altri legali hanno insistito su queste circostanze, a partire da Pietro Catanoso, in difesa di Francesco Gattuso, presunto boss di Croce Valanidi, per il quale i Pm hanno chiesto la pena di anni ventidue di reclusione. L’Avvocato Catanoso ha contestato il concetto, più volte ribadito dalla pubblica accusa, di unitarietà della ‘ndrangheta. Un principio “che non è mai stato dimostrato in forza del quale si finisce con l’attribuire a tutti gli imputati la responsabilità morale per reati mai commessi. La prova principe di questo processo-ha sottolineato Catanoso, è l’intercettazione, si è convinti che se hanno detto una cosa allora è vera; in realtà non vi sono riscontri oggettivi a quanto contenuto nelle migliaia di intercettazioni di questi processo”. Sono poi intervenuti gli Avvocati: Antonio Mazzone, in difesa di Giuseppe Velonà; Nicola Crimeni, per Francesco e Rocco Agostino; Umberto Pappadia del foro di Napoli per i tecnici della “Gioiosa Scarl”, per il quale non si sarebbe verificato alcun tentativo di truffa da parte dei propri assistiti ai danni dell’Anas in relazione ai lavori per la variante alla statale 106 nell’abitato di Marina di Gioiosa.