di Gianluca Albanese
LOCRI – Tesi e antitesi ci sono. Manca la sintesi; ovvero quella fase che rende il consiglio comunale momento del confronto e della discussione e non dello scontro. E quando si va al muro contro muro perché – e non per colpa solo di una parte – non si riesce a discutere serenamente, non resta che il calcolo aritmetico dei numeri. Che in democrazia valgono, per carità. Ma che non dovrebbero essere l’unico parametro che conta nella sede che è la massima espressione della volontà popolare di una comunità. Tant’è.
Scriviamo la cronaca della seduta di consiglio comunale che si è appena conclusa con una certa amarezza per le troppe polemiche e le schermaglie registrate che sanno molto di personale e poco di politico, selezionando solo i contenuti che s’ispirano al criterio – l’unico che conosciamo e al quale da sempre c’ispiriamo – della rilevanza giornalistica.
L’USCITA DAL PIANO STRUTTURALE ASSOCIATO
Ad apertura dei lavori, la minoranza ha chiesto il rinvio della discussione alla prossima seduta, adducendo «L’incompletezza della documentazione messa a disposizione dei consiglieri comunali e la tardività con la quale essa è stata depositata, in violazione di quanto stabilito dall’articolo 13 del regolamento di funzionamento del consiglio comunale». Questo è quanto scritto in un documento firmato dai cinque consiglieri di opposizione. Pino Mammoliti rilancia e chiede di mettere ai voti «la richiesta di rinvio per la mancata e tempestiva consegna dell’atto deliberativo ai gruppi consiliari di minoranza; dalla mancanza della relazione dell’architetto Nasso; dalla totale impossibilità di capire quanto questa modifica vada ad incidere sulle risorse di bilancio; dalla totale assenza della liberatoria dei professionisti impegnati nella redazione del Psa. Ragion per cui – ha spiegato – essendo geneticamente monca nel profilo decisamente e prevalentemente finanziario oltre che sulle modalità di surroga e rinuncia dei professionisti impegnati, noi chiediamo anche nell’interesse dei consiglieri di maggioranza, totalmente ignari in questa sera buia, di rinviare la trattazione del primo punto all’ordine del giorno alla prima seduta utile attesa anche la tempestività di ulteriore richiesta presentata in data 27 giugno 2013». La maggioranza tenta una mediazione, schierando i big della sua ala moderata. Come Alfonso Passafaro che dice che «L’uscita del Psa è stata deliberata a maggioranza e quattro giorni fa anche l’avvocato Brugnano, assessore nella passata giunta Lombardo ha dichiarato “meno male che finalmente siamo usciti” e questo la dice lunga su quanto è importante. Da anni siamo bloccati senza poter dare una concessione edilizia nemmeno per un solo bagno. Per il bene di Locri dobbiamo avere entro 6/7 mesi il Psc e fare ripartire l’edilizia locrese. Tutti insieme dobbiamo ridare speranza al paese. Al di là di polemiche e differenti posizioni politiche». Dai banchi dell’opposizione Nadia Cautela spiega che «La nostra posizione non esprime dissenso e visto che sono argomenti molto seri e delicati esigiamo trasparenza. Per discutere bisogna avere cognizione di causa. Ecco perché chiediamo il rinvio. Trovo scorretto dire che tirerete diritto specie dopo aver chiesto scusa per l’errore commesso nel non fornire la documentazione completa», mentre l’altro big dell’area moderata Raffaele Sainato dice che «Avevo già detto che si può discutere anche senza votare per valutare le rispettive conoscenze». Per il capogruppo di minoranza Antonio Cavo non si può procedere così, mentre Passafaro spiega che «Si può iniziare a parlare della volontà di uscire insieme dal Psa», con Mammolti che cita l’ex sindaco Macrì «Che ieri sera – ha spiegato – mi ha detto che è una follia uscire dal Psa». Si procede per dichiarazione di voto e il sindaco Calabrese rompe gli indugi spiegando che «La maggioranza vota contro la proposta di rinvio formulata dal capogruppo Cavo e da un altro consigliere perché la maggioranza dei locresi ci ha votato per non tenere un ostaggio la città». La replica di Cavo è tagliente: «Prendiamo atto della dichiarazione di voto fatta dal sindaco e non dal capogruppo di maggioranza e ribadiamo le ragioni del rinvio che chiediamo da qui a pochissimi giorni». La proposta è rigettata dalla maggioranza e prende solo i voti dell’opposizione che così decide di abbandonare l’aula durante la discussione del primo punto all’ordine del giorno.
Dopo l’abbandono dell’aula da parte dell’opposizione (nella foto), tocca all’assessore al ramo Eva Cappuccio relazionare. «La scelta – ha detto – e’ stata presa in maniera consapevole da tutta la maggioranza» quindi ripercorre l’excursus del Psa. «Sette anni senza un piano strutturale sono troppi. È vero che recedendo calano le possibilità di ricevere incentivi regionali ma c’è l’assoluta necessità di dotarsi di un proprio strumento urbanistico. Gli incentivi ricevuti fino ad ora, al di la’ di 100.000 euro già impegnati per i professionisti il resto è a destinazione vincolata e quindi dovremo restituirla, a meno che non si trovino delle sinergie o associazioni con altri comuni per cercare di mantenere queste agevolazioni». E poi «Lo strumento del Psc si lega anche al piano spiaggia che all’interno dello stesso dovrà essere inserito». Le fa eco il sindaco «Ringrazio l’assessore Cappuccio per la brillante relazione e l’impegno profuso fino ad ora. Sbloccare il Psc significa sbloccare l’edilizia di una città per troppo tempo ferma. Terremo il fiato sul collo dell’architetto Nasso. Nell’arco di breve tempo faremo risollevare la città. Non saremo ostaggio di chi mostra di essere contrario in modo ottuso allo sviluppo della città».
Approvato all’unanimità dalla maggioranza
COSTITUZIONE DI PARTE CIVILE DELL’ENTE NEI PROCESSI PER REATI DI VIOLENZA SULLE DONNE COMMESSI CONTRO LE DONNE
Si tratta di un punto all’ordine del giorno già del primo consiglio comunale della nuova amministrazione, rivisto su decisione comune dell’intero emiciclo al termine della scorsa seduta.
Tocca al capogruppo di maggioranza Domenica Bumbaca relazionare. «Abbiamo ampliato – ha spiegato – la proposta originaria. Il 26 sono stata invitata nella sede del consiglio regionale laddove si è discusso di una proposta di legge regionale sul tema. Ma su 91 comuni solo 3 erano rappresentati. Cercheremo di partecipare alla campagna “365 no alla violenza sulle donne” e noi svilupperemo questa campagna di sensibilizzazione. Abbiamo fatto una lunga premessa nella quale abbiamo spiegato gli atti concreti con i quali intendiamo realizzare le nostre finalità. Vogliamo che il Comune si costituisca caso per caso previo parere del collegio di difesa dell’Ente puntando molto su prevenzione e se sensibilizzazione». Ed è proprio sul mancato automatismo nella costituzione di parte civile dell’Ente che si apre un varco di posizioni diverse con la minoranza, che per bocca del consigliere Maria Antonella Gozzi spiega, con dovizia di particolari, che «Condivido le premesse della maggioranza proponendo qualche integrazione. La convenzione di Instanbul è il primo strumento internazionale vincolante per prevenire episodi di violenza contro le donne. Oggi è legge in Italia con una strategia condivisa, la prevenzione delle violenze e la perseguibilità degli aggressori. Avrei voluto un impegno statutario con sinergia coi paesi limitrofi e l’adesione al protocollo d’intesa contro la violenza in genere. Chiediamo – ha concluso – la costituzione automatica di parte civile dell’Ente nei processi». Le fa eco Nadia Cautela. «Belle e affascinanti parole – ha chiosato – ma non basta la sensibilizzazione. La nostra proposta originaria non era questa; anzi, ora mi sembra svilita e sminuita. Una volta appurato il reato la costituzione di parte civile deve scattare in automatico. Perché previa verifica tecnica e parere del collegio di difesa? Perché scindere le due cose? Quali sono i criteri di discriminazione? Al limite vanno discussi prima. La vostra proposta di delibera non porta alcun elemento nuovo. Non ha ragione di esistere. Ha senso solo se la costituzione di parte civile è automatica». L’assessore Cappuccio replica ma non convince la minoranza quando dice che «Qual è la difficoltà a valutare di volta in volta la costituzione? Noi vogliamo solo puntare un po’ di più sulla prevenzione. Se ci costituiamo in maniera automatica dobbiamo farlo per ogni reato perpetrato in Italia». Cavo replica subito dicendo che il riferimento ai reati commessi nel territorio cittadino è piuttosto evidente, mentre Mammoliti eccepisce che «Non possiamo delegare la decisione al collegio di difesa ma è il consiglio a dover dare un indirizzo specifico e tassativo» con Cavo che a sua volta rilancia: «Chiediamo che il Comune offra l’assistenza legale a quelle donne vittima di violenza che non se lo possono permettere indipendentemente dalla volontà dell’ente di costituirsi parte civile». L’assessore Cappuccio replica dicendo che la costituzione di parte civile dell’Ente e il patrocinio garantito alle vittime mediante il collegio di difesa del Comune «Sarebbe da valutare di volta in volta viste le casse dell’Ente e poi in caso di necessità c’è sempre il gratuito patrocinio». Mammoliti chiede la sospensione della seduta ma la Bumbaca mantiene la posizione iniziale. Quindi, il presidente Maio propone di mettere ai voti la proposta della minoranza che ottiene solo il voto favorevole dei cinque consiglieri di opposizione e quello contrario di tutta la maggioranza. Nelle dichiarazioni di voto Nadia Cautela spiega che «Votiamo contro perché nella convenzione di Instanubul la costituzione “volta per volta” non è ammessa e la delibera così come è stata redatta è inconsistente», mentre Mammoliti chiede che «Sia allegata la convenzione di Istanbul e che venga trasmessa tutta la delibera al consiglio regionale e in particolare alla consigliere regionale Minasi». Il voto è quello consueto: maggioranza favorevole e minoranza contraria.
ESAME DELL’UTILIZZO DEL FONDO DI ROTAZIONE PER IL RIEQUILIBRIO FINANZIARIO PLURIENNALE
Anche in questo caso, l’opposizione, per bocca del capogruppo Cavo chiede il rinvio della discussione adducendo la mancanza della documentazione richiesta in uso ai consiglieri.
Il vicesindaco con delega al Bilancio Raffaele Sainato replica con un intervento adrenalinico dei suoi. «Sul punto 3 – ha detto – non c’è proposta di delibera ma volete soltanto acquisire delle informazioni. È tutto pubblicato sul sito del Comune e non possiamo contestare l’azione della Crea perché non ci sono i tempi. L’ex segretario generale del Comune Tresoldi è fuggito senza lasciarci nulla. Su quello che siamo riusciti a trovare c’è che Tresoldi aveva dato disposizioni di non inserire alcuni debiti (vedi Locride Ambiente) nel piano di rientro. Poi il Comune aveva sottoscritto accordi con noti avvocati senza reperire le risorse per pagarli. C’era una nota di credito di Sorical a luglio 2012 che non è stata scaricata all’interno dei residui. Ha pagato la nota mandandola a imputare nel 2011 invece che negli anni precedenti ai quali si riferiva». Quindi, non manca un riferimento agli impegni del futuro prossimo. «Sono stati accreditati – ha detto Sainato – dei soldi per fare fronte ai pagamenti sia a giugno 2013 che a febbraio 2014 quando pagheremo con fondi comunali se questo ente riuscirà a far parte del fondo di equilibrio per oltre tre milioni. Stiamo cercando di compensare per fare fronte agli impegni. C’era un sacco di debiti fuori bilancio lasciati da Tresoldi senza alcun riscontro, tra cui gli accordi con i famosi avvocati. Se c’è la possibilità di pagare tanti fornitori col decreto 35 e grazie a Crea e a Putorti’ e non grazie a Tresoldi e alla vecchia amministrazione. C’è già la determina per i pagamenti ai fornitori divisi in tre fasce, tra agosto 2013 e febbraio 2014 le loro richieste saranno soddisfatte. Il Comune stava pagando le telefonate per scuole quando queste spese sono a carico della Provincia. C’è anche il mutuo “Virgilio” contratto senza richiedere i fondi alla Regione. Siete scappati e siete stati bocciati e ora non siete nemmeno in zona play out senza la possibilità di salvarvi nemmeno in futuro. Avete pagato una ditta su un appalto da 140.000 euro con debiti fuori bilancio. È inutile che scrivete inesattezze su Facebook. Ci troviamo pure a pagare un sacco di soldi per Edison per la fornitura di energia elettrica».
A questo punto Pino Mammoliti alza l’asticella. Chiede lumi sulla presunta nomina dei nuovi responsabili d’area, sul pagamento delle indennità agli amministratori e va dritto puntando a un cavallo di battaglia della recente campagna elettorale. Si rivolge a Sainato per chiedergli se «È a conoscenza che la Crea ha mandato una raccomandata con ricevuta di ritorno al titolare di un immobile per farsi restituire 50.000 euro di acqua non pagata? E che – ha proseguito – non era iscritto a ruolo?». Ovviamente si riferisce all’immobile che ospita il call center di cui Giovanni Calabrese è consulente. Lo scontro con Sainato diventa molto personale e poco politico e prima dell’epilogo Mammoliti chiede a Maio lumi sulla richiesta di convocazione di un consiglio comunale per discutere della bretella tra la nuova strada di collegamento tra Locri e Siderno e la vecchia statale 106, oltre che sui debiti fuori bilancio. Il successivo intervento di Cavo è solo all’apparenza conciliante. «La rabbia della campagna elettorale – ha detto – evidentemente non è finita. Dovremmo discutere di documenti e di problemi di bilancio quando i documenti non ci sono. Perché non li avete prodotti oggi? Il decreto salva imprese e’ dell’aprile 2013 e perché in altri comuni ci sono gli avvisi ai creditori completi di elenco nominativo e sul nostro no? E perché gli elenchi dei creditori partono dal 2006? Tresoldi non merita la parole che gli sono state rivolte perché è un professionista serio. Vogliamo conoscere lo stato reale dei conti dell’ente». Prima delle conclusioni di Calabrese, Sainato replica dicendo che «Debiti per sei milioni e mezzo di euro prescindono dal decreto salva imprese e sono maturati prima del 2006». Conclude, come detto, il sindaco. «E’ imbarazzante – ha detto – intervenire in questa discussione. La città era allo sbando quando ci siamo insediati, ci vuole faccia tosta per venire qui a fare teatrino e a cercare di ridicolizzare la politica cittadina invece di apprezzare l’impegno di 12 coraggiosi amministratori. Nessuno dei nostri eletti ha scheletri nell’armadio. Ben vengano le indagini della Finanza perché non abbiamo nulla da temere. I conti non erano a posto e non dobbiamo replicare più agli insulti di questa gente che è stata bocciata dagli elettori. Ci confronteremo sui conti nei modi e nei tempi previsti dalla legge mediante il ricorso a interrogazioni e interpellanze. Sull’immobile di via Oliverio (quello del call center) occupato da una società di cui sono consulente ed ex amministratore, c’è un’indagine in corso e la vicenda sarà chiarita perché la proprietà dello stabile e la stessa società “Call & Call” non hanno nulla da nascondere visto che sono in regola con tutti gli altri tributi. La società pagherà il dovuto quando il Comune lo chiederà e vi posso anticipare che già lo sta facendo. Chiudiamo definitivamente questa vicenda. Stasera i consiglieri di opposizione non volevano parlare di conti ma solo insultarci e fare speculazione politica».