di Gianluca Albanese
LOCRI – Condanne per complessivi 369 anni e sei mesi. E’ quanto ha chiesto il pubblico ministero Sirleo al termine della requisitoria che si è conclusa intorno alle 19 nell’ambito del processo “Circolo Formato”. Davanti al collegio presieduto dal giudice Amelia Monteleone il Pm ha parlato per oltre sei ore, iniziando a ora di pranzo per concludere, fatta salva una breve pausa, quasi a ora di cena.
«L’odierno processo – ha esordito Sirleo – riguarda i reati commessi nel periodo storico dagli anni ’90 al 2010, ovvero l’associazione di stampo mafioso riconducibile alla cosca Mazzaferro. Non solo 416bis- ha spiegato il Pm – ma anche traffico di armi, turbativa d’asta e altri reati. Andando – ha proseguito – oltre l’istruttoria dibattimentale che ha evidenziato l’esistenza di questa organizzazione criminale attraverso attività di captazione consistente in intercettazioni telefoniche e ambientali. È emersa l’attitudine a infiltrarsi nell’attività di una comunità attraverso il potere intimidatorio. Il processo non ha collaboratori di giustizia ma già dalle conversazioni ambientali si parla di controllo del territorio e contrasti con altre cosche. Tutto quello che è stato captato non è frutto di mera interpretazione. Il quadro d’insieme può fare tranquillamente pensare all’esistenza dell’organizzazione mafiosa. L’ulteriore perizia sulle intercettazioni ha offerto un quadro ancora più chiaro ponendo fine a qualche problema emerso in fase trascrittiva. In alcune conversazioni alcuni soggetti si autoaccusano e questo a livello probatorio ha una sua assoluta evidenza». Dopo la premessa, Sirleo ha compiuto un excursus storico. «Tra le prove più significative – ha detto – sono da rilevare quelle della storia della cosca Mazzaferro, a cominciare dalla sentenza della Corte d’Appello del 1998 con la quale sono stati assolti gli imputati ma si dà pienamente atto dell’esistenza di un’organizzazione del genere che iniziò il proprio declino nei primi anni ’90 quando venne assassinato Vincenzo Mazzaferro. Un delitto che di fatto favori’ l’ascesa della cosca rivale, quella degli Aquino. Nel dibattimento sono emersi i rapporti tra la famiglia Mazzaferro e quella degli Agostino, soprattutto in ordine agli appalti e alla politica e i rapporti non buoni con la famiglia Aquino. Molto importanti le conversazioni intercettate nel dicembre del 2006 che riguardano il tema degli appalti. I Mazzaferro volevano riguadagnare terreno dopo il declino conseguente all’omicidio di Vincenzo Mazzaferro». Dopodichè c’è stato spazio per l’esposizione puntuale delle posizioni processuali e dei reati contestati ai singoli imputati. Alle 19, come dicevamo, in un’aula collegiale gremita di avvocati, giornalisti e parenti degli imputati, Sirleo ha formulato le proprie richieste di condanna che riassumiamo così:
AGOSTINO COSIMO 15 anni
AGOSTINO DOMENICO 30
AGOSTINO FABIO 30
AGOSTINO FRANCESCO 9
AGOSTINO GIUSEPPE 8
AGOSTINO MASSIMILIANO 8
AGOSTINO ROCCO 8
AGOSTINO VINCENZO 10
AQUINO GIUSEPPE 2
AVENOSO FRANCO 3
COCO GIUSEPPE 12
FEMIA ROCCO 12
IERACI FRANCESCO 24
IERACI VINCENZO 8
LAROSA SALVATORE 4 e 6 mesi
LUCA’ SALVATORE 18
MANNO GIANLUCA 20
MAZZAFERRO ERNESTO 24
MAZZAFERRO FRANCESCO SALVATORE 15
MAZZAFERRO ROCCO 12
MAZZAFERRO VINCENZO 8
MITTICA ARTURO 21
PIGNATELLI NICOLA 15
PRIMERANO VINCENZO 10
SFARA GIUSEPPE 10
TASSONE DANIELE 6
TUCCIO GIUSEPPE 27.
Dopo le richieste della pubblica accusa, alle quali la parte civile si è richiamata in toto, alcuni avvocati difensori hanno lamentato i tempi assai ristretti del calendario di massima fissato per le loro arringhe, che avrà inizio lunedì 8. Primo tra tutti Geppo Femia che ha spiegato che «Dopo una requisitoria così brillante e articolata, dobbiamo avere il tempo di preparare adeguatamene le nostre arringhe». Eugenio Minniti ha rilanciato e, nella veste di presidente della camera penale, ha fatto una proposta forte: «Spostiamo – ha detto – la ripresa dopo il 15 settembre», motivando la richiesta con le stesse esigenze evidenziate dal collega Femia. Alla fine la proposta non è passata perchè, come ha spiegato Minniti a margine dell’udienza, non c’è stata l’adesione compatta di tutti gli avvocati difensori. Dunque, si torna in aula lunedì 8, con le prime arringhe il cui calendario proseguirà per un paio di settimane, mentre la sentenza dovrebbe arrivare entro fine mese.