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GIOIOSA IONICA – “Dava l’impressione di un uomo che suda” è il titolo del convegno su San Rocco, tenutosi presso il Teatro al Castello di Gioiosa Ionica. Un seminario ricco e ampiamente condiviso in un giorno dal grande valore storico e religioso per i cittadini gioiosani, quello del 27 gennaio.
L’idea della conversazione nasce nell’ambito del progetto “La cultura al centro storico” abbracciato dall’Associazione Don Milani Onlus e organizzata dal Centro di Studi Storici Le Calabrie. Un convegno dai grandi contenuti in un luogo dove la storia di San Rocco diventa fatto da raccontare, vissuto da prendere a modello, simbolo e identità per un’intera comunità. Su questi e molti altri aspetti è stato modulato il seminario, aperto dai saluti del sindaco Salvatore Fuda e Cristina Briguglio, responsabile del progetto, e attraversato dagli interventi precisi di personalità di spicco nel panorama storico e artistico del nostro territorio, quali Pasquale Zavaglia, Vincenzo Naymo, Gianfrancesco Solferino e Loredana Longo, moderatrice dell’incontro. «Un viaggio attraverso la storia del culto, che ha avuto luogo nel XV secolo sostituendo quello di San Sebastiano – sostiene lo storico Vincenzo Naymo- che si è intrecciato con la storia dell’edificazione della chiesa e l’istituzione del Santo come patrono di Gioiosa Ionica, avvenuta nel 1775.
I dati storici si protraggono fino al XVIII secolo, quando la cittadina di Gioiosa venne flagellata dal terremoto e da una terribile epidemia di peste. È proprio in questo periodo che avvenne il miracolo che ogni gioiosano ricorda: la sudorazione della statua del Santo, collocata nel lontano 27 gennaio del 1852». «Da questo momento il culto di San Rocco si radica profondamente nel nostro territorio –continua lo storico dell’arte Gianfrancesco Solferino – divenendo rito, tradizione, questione iconica improntata nell’immaginario della collettività.
Da un’attenta analisi artistica delle iconografie si nota come l’immagine di San Rocco è stata spesso assimilata a quella di Gesù Cristo, come si evince dall’impostazione delle sue fattezze fisiche, a dimostrazione del bisogno dei fedeli devoti di ricercare un legame empatico con il Santo». Il convegno, infine, ha toccato la storia del ballo votivo mediante la lettura di un passo dell’opera “Schiave” di Clelia Pellicano che ne descrive le caratteristiche. Storia di un credo sopravvissuto nel tempo diventato realtà concreta e acclamata, sintesi delle più profonde ragioni storiche, artistiche e sociali di una Gioiosa del passato che ne rivive le sembianze ogni anno.