di Pasquale Aiello
Il ponte sull’ Allaro, della 106 jonica locridea, cade a pezzi. Una parte era già crollata un anno fa, precisamente a novembre 2015. Da allora si procede su una carreggiata con l’istallazione di un semaforo che regola il transito, senza che nessuno abbia mosso un dito. Da allora nulla è stato fatto per il ripristino della carreggiata. Erano state promosse e organizzate manifestazioni, cortei e assemblee, ma senza lasciare traccia. Durante l’ultima bomba d’acqua dei giorni scorsi si è incrinato un altro pezzo. Sono arrivate tutte le competenze istituzionali e le maestranze del caso, hanno fatto un pò di trambusto, transennamenti, prove di carico ed è tutto finito, come al solito. E’ un po’, se vogliamo, quello che sta succedendo anche per l’ospedale e per la soppressione dei treni. Sono state promosse e organizzate manifestazioni e assemblee contro lo smantellamento dell’unico ospedale ancora esistente, e anche di quei pochi treni rimasti, ma anche qua nessuno ci ascolta, succede che molte scuole sono carenti e senza riscaldamento, peggio ancora, non interessa ad alcuno. Si ha come l’impressione che nei piani alti nessuno sembra accorgersi che in Italia e precisamente nella Calabria, esiste un lembo di terra, chiamata Locride, la cui popolazione ha gli stessi diritti di tutti gli altri esseri umani. Quaggiù, nel profondo sud, è inutile girarci intorno, non siamo capaci di farci sentire e farli valere i nostri diritti.
L’assemblea dei sindaci, 42 per la precisione, se fosse coesa, capace e se volesse, potrebbe scatenare una rivolta senza precedenti. Purtroppo bisogna constatare, è vero, che questo organismo non vale, perché non è capace di rappresentare le istanze dei cittadini e mettere in campo strategie di lotta che possano incidere sulla risoluzione dei problemi, per il ponte come per tutte le grandi tematiche che affliggono questo lembo di Calabria, (trasporti,sanità,istruzione,viabilità ecc…).Solo passerelle e demagogia. Se stessero loro a cuore anche le grandi questioni, così come il consenso degli elettori, basterebbe che trovassero il coraggio, ovviamente dopo avere informato tutti i cittadini, di restituire, tutti insieme, la fascia tricolore…Si aprirebbe uno scenario, probabilmente unico, per cui il Prefetto dovrebbe commissariare 42 comuni di un intero territorio. Ma forse no, la poltrona è meglio tenersela stretta, non si sa mai! Comunque sia, è una epoca in cui stiamo assistendo al fallimento della politica, che da ‘arte nobile’ per governare i popoli, è stata trasformata, nel tempo, in un carrozzone al cui traino troviamo di tutto e di più. Ma più ancora, e questo fa molta rabbia, penso che sia anche e soprattutto il tracollo della società civile. Tutto ciò non è pessimismo, ma la realtà che tutti stiamo vivendo.Se non riusciremo a compiere lo sforzo più grande, cioè quello di liberarci dall’apatia che il potere ci ha instillato, saremo costretti a soccombere. E’ ora di ribellarci alle imposizioni di un sistema che ci tiene schiavi dei nostri bisogni. Bisogna abbandonare gli egoismi e superare l’individualismo in cui siamo chiusi da anni per diventare una ‘massa’ che ragiona in senso collettivo, dando nuova energia alla nostra autodeterminazione e far crescere le basi per una Rivoluzione in grado di sovvertire lo stato delle cose. E’ giunta l’ora di organizzarsi e riprendersi la vita. No, non è follia. Se la intendiamo nel senso più nobile del termine che è quello della lotta per i diritti di tutti, per il riscatto della nostra terra e per un mondo migliore, è l’unica soluzione.