di Gianluca Albanese
Le sue aspettative sono andate, a suo dire, deluse. Il presidente del Centro Studi Lazzati Romano De Grazia, giudice di Cassazione a riposo e padre del testo di legge che vieta ai sorvegliati speciali di P.S. di fare campagna elettorale, si aspettava di più dalla visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella all’Università della Calabria di lunedì scorso. Almeno questo è il suo giudizio dopo aver letto i giornali di ieri.
Lo stesso De Grazia, in mattinata, aveva espresso le proprie aspettative sulla visita del Capo dello Stato con un post su Facebook in cui aveva scritto, lunedì mattina, che «Se il Presidente Mattarella oggi a Cosenza all’Unical non affronta il problema delle collusioni mafia-politica e voto di scambio vuol dire che la sua presenza sarà stata inutile. E ciò perché collusione mafia-politica è il principale problema della Calabria, e condizione di superamento del degrado socioeconomico e culturale. E’ la ragione fondamentale perché i nostri giovani vanno fuori, per realizzare il diritto allo studio e al lavoro. E’ la ragione per la quale i giovani dai 18 ai 24 anni hanno votato NO al referendum. Se non si affronta questo problema l’Istituzione non è credibile, i giovani non facendosi più ingannare da sermoni e chiacchiere. Ricordiamo al Presidente della Repubblica che in relazione all’esercizio del potere legislativo egli può mandare messaggi motivati al Parlamento ( secondo comma art. 87 Costituzione Repubblicana ). Tacere non è più consentito. Anche perché la lotta alla mafia e alle collusioni con la politica è un modo funzionale e concreto per onorare la memoria di tutti coloro che sono morti per mano mafiosa. Anche per onorare la memoria di Piersanti Mattarella. Affronti il problema, egregio Presidente, della legge Lazzati, unico strumento concreto che impedisce ai bossi e agli affiliati, di raccogliere voti in occasione delle competizioni elettorali. Altri strumenti – conclude il post di De Grazia – ed impegni sono soltanto chiacchiere».