Alcune rappresentanti del comitato genitori utenti Afa-reul di Bianco
BIANCO – Promette protesta il comitato genitori utenti dell’Afa-reul di Bianco. La cassa integrazione scattata dal primo novembre per i dipendenti del centro riabilitativo e la conseguente interruzione delle terapie per i bambini in cura, non ha lasciato inerme chi ha fatto, suo malgrado, di quel centro l’unica speranza per una vita migliore del proprio figlio. Una comunicazione chiara e precisa giunge a tutti gli organi d’informazione, alle forze dell’ordine a alla prefettura. ‹‹se non ci sarà l’immediata interruzione della cassa integrazione per i dipendenti dell’Afa-Reul di Bianco e la contemporanea riattivazione dei trattamenti riabilitativi. Quattro i giorni disponibili per dare una risposta, diversamente venerdì 9 novembre alle ore 07 verrà effettuato un Sit-In di protesta ad oltranza con l’occupazione della Statale 106 ed il conseguente blocco della circolazione››. Non troppo tempo fa i rappresentanti del comitato genitori, stremati orami dalle continue richieste mai ascoltate, affermavano: ‹‹Siamo pronti ad arrivare ovunque per la salute, la vita dei nostri figli, la loro salute dovrebbe avere la priorità negli interventi pubblici e questo non lo diciamo noi ma la legge italiana. Vorremmo solo essere ascoltati e considerati, ma se questo non dovesse accadere, siamo pronte a scendere in piazza e gridare l’enorme disagio dei nostri figli››, una promessa che rischia di avverarsi, a meno che in soli quattro giorni non si riesca a fare tutto quello che in oltre tre mesi di tempo non si è fatto. ‹‹I nuovi contratti per l’accreditamento delle strutture avrebbero già dovuto essere firmati da tempo dall’Asp di Reggio Calabria, – gridano a gran voce – ma ciò ancora non è avvenuto a causa della responsabilità e, riteniamo, anche dell’insensibilità di chi ricopre posti di potere dai quali dipende il futuro dei nostri figli››. Malgrado le numerose leggi a tutela delle persone diversamente abili, e le promesse elargite da più fronti ‹‹oggi – proseguono i genitori – ci vediamo negato un diritto costituzionalmente garantito, il diritto alla salute. I tagli alla sanità che avrebbero dovuto colpire i falsi invalidi e chi fino ad ora si è arricchito o ha speculato in questo settore, ha di fatto colpito tutti, anche chi disabile lo è davvero, i nostri figli in primis››. Una decisione, quella di chiudere i battenti all’unico centro che gode dell’accreditamento del servizio sanitario nazionale nella Locride, e che ha in cura ben cento bambini e 50 in lista d’attesa, preannunciata da qualche tempo dall’Afa-reul di Genova. In una comunicazione ufficiale lo scorso luglio la sede genovese comunicava a seguito di una deliberazione del Collegio Sindacale dell’Afa- Reul le ragioni di carattere finanziario che impedivano la prosecuzione dell’attività del centro riabilitativo di Bianco. Veniva comunicato dal presidente dell’Afa-reul Silvana Pesce Baroni che ‹‹già da qualche anno le condizioni finanziare dell’Azienda sanitaria Regionale non ci hanno permesso di garantire il budget corrispondente al volume delle attività accreditato istituzionalmente alla struttura. I costi di produzioni – proseguiva la nota – sostenuti dal centro sono pari a 13 mila trattamenti annuali mentre il volume acquistato dalla Asp reggina è pari a 7 mila, producendo una perdita di esercizio estremamente rilevante e alla quale non possiamo far fronte››. Questa linea decisionale, interrompe di fatto i trattamenti obbligatori di cui dovrebbero godere gli utenti in carico, compromette in modo drammatico la precaria situazione in cui versa l’Afa di Bianco. L’aspetto più preoccupante di tutta questa vicenda, rimarcato più volte, non solo dal comitato genitori del centro riabilitativo ma, anche dal reparto di neuropsichiatria infantile del nosocomio di Locri, non è più rappresentato dalla riduzione delle cure ma dalla loro drastica interruzione. ‹‹Interrompere il ritmo costante della riabilitazione – spiegano – a cui un bambino diversamente abile dovrebbe essere sottoposto, vuol dire soltanto aggravare le sue condizioni sul piano fisico, cognitivo, neuropsicologico, e dunque compromettere seriamente, e talora irreversibilmente, la sua qualità di vita e il suo futuro››. L’impegno profuso dai genitori dei piccoli pazienti dell’Afa-reul di Bianco è stato più volte messo in evidenza, i rappresentanti del comitato ricordano, infatti, come siano state diverse le richieste inviate in questi mesi ai vari organi politici e non solo. Molte le promesse che si sono susseguite, ognuna rappresentava una nuova speranza, un’attesa risoltasi, almeno per il momento con un nulla di fatto. Nessun risultato ha sortito l’incontro nel luglio scorso con il presidente della regione Giuseppe Scopelliti e con il direttore dell’Asp reggine Rosanna Squillacioti, nulla ancora la richiesta di qualche settimana fa alla prefettura: ‹‹l’unica cosa certa avvenuta è stata l’interruzione dell’attività di assistenza dei nostri figli›› Spiegano. Una nuova speranza potrebbe esserci per il centro Afa-reul, una soluzione che annullerebbe il disgraziato assioma dissesto-chiusura; il centro dovrebbe essere rilevato da un’altra associazione questa è la soluzione paventata che, tuttavia, non risolverebbe i problemi alla radice senza un intervento concreto anche da parte della regione. Una possibilità che potrebbe concretizzarsi nei prossimi giorni se effettivamente si verificherà l’incontro fra il presidente dell’associazione Piccola opera Papa Giovanni e il responsabile dell’Afa-reul di Genova. Quattro i giorni di tempo affinché il blocco della 106, nel tratto che interessa Bianco non venga eseguito, ma soprattutto se nelle prossime 96 ore si riuscisse a trovare una soluzione per i piccoli pazienti dell’Afa le conseguenze potrebbero essere meno gravi.
ADELINA B. SCORDA