di Adelina B. Scorda
BOVALINO – La storia di Elena e la storia di Claire, sono solo due dei centinai di esempi di donne maltrattate, che alla fine hanno trovato il coraggio di dire basta e di fuggire. Ma come loro ce ne sono molte altre a cui il coraggio non è servito, morte uccise dalla mano di chi prima giurava amore e protezione. Un amore malato sbagliato, che si trasforma in possesso e oppressione, a parlane sono altrettante cinque donne, cinque professioniste che con il loro mestiere lottano contro la violenza. Sono testimoni di abusi e discriminazioni, sono professioniste della cultura, sono persone parte di un esercito di volontari che lotta costantemente contro questa cultura della violenza. Alessandra Polimeno, consigliere provinciale, Raffaella Rinaldis, direttore di Fimmina TV, Laura Sgambellone, avvocato, Serena Multari della commissione regionale pari opportunità e Caterina Autelitano, dirigente scolastico, si sono incontrate davanti a un pubblico attento e partecipe per discutere, confrontarsi, tentando di capire come e cosa debba necessariamente farsi per contrastare ancora più fattivamente il fenomeno aberrante e in drammatica crescita del femminicidio.
Centododici le donne uccise solo nel 2012 e l’escalation di casi non sembra attenuarsi neppure nel 2013 con già 81 casi registrati a fine giugno. E’ un pallottoliere che non finisce più di creare vittime. ‹‹Un obbligo quello che ci impone la carica politica che abbiamo voluto e che rivestiamo – ha detto Alessandra Polimeno – di spenderci e di lottare attraverso il nostro lavoro definire la centralità di quanto sta accadendo. Come? Attraverso le politiche d buona prassi, o come stiamo già facendo attraverso il sostegno alla parità di genere, favorendo l’occupazione femminile, promuovendo la collaborazione con le associazioni femminili e non, collaborando gomito a gomito con tutte quelle associazione che hanno come loro mission la lotta alla violenza, facendosi interprete delle esigenze dei centri anti-violenza, solo due nell’intera provincia di Reggio Calabria, e promuovendo presso la nostra delegazione parlamentare il finanziamento sul fondo della violenza di genere, nonostante la contingenza economica che sta vivendo il nostro Paese e infine – ha concluso – attraverso la sinergia tra gli enti e le associazioni preposte alla diffusione di una nuova cultura››. Emerge però anche come a mancare in un programma d’azione contro la violenza di genere, sia l’attenzione, verso il maltrattante, il “carnefice”, verso quella condizione di instabilità emozionale che trasforma in Lui l’affettività in possesso. Un caso per tutti quello di Fabiana Cosenza. Un tema complesso dalle radici profonde che Caterina Autelitano, dirigente scolastico, ha spiegato attraverso una disquisizione che, se pur teorica, ha permesso di comprendere i meccanismi a-valoriali generatori di violenza. Parla di mondanità liquida, di quella schiacciante precarietà e transitorietà costante che rendono l’affettività un mondo a se stante, tale da far considerare Lei parte inscindibile della coppia, soggetto incapace a vivere al di là della coppia. Lui, l’assassino, l’aggressore,il violento, è un soggetto egocentrico, isolato, vittima di un narcisismo esasperato, concentrato su se stesso e terrorizzato dall’abbandono. Ad emergere sono soprattutto i pregiudizi, le visioni arcaiche della donna, intesa come soggetto dipendente, che trova la completa realizzazione attraverso la comprensione il silenzio e la pazienza. Non soggetto, ma proprietà è la visione che della donna ha colui che la uccide, e nonostante tanto sia stato fatto in termini legislativi ancora molto è da fare,ad esempio ‹‹snellendo le procedure e abbreviando i tempi – ha spiegato Laura Sgambellone avvocato che con il suo lavoro incontra spesso casi limite di violenza – purtroppo i tempi morti esistono e per certi verso solo fisiologici alle indagini che il Pm deve poter fare per verificare la fondatezza della denuncia. Ciò che si potrebbe fare nel contempo e mettere in sicurezza Lei da eventuali e possibili aggressioni che il marito, il compagno potrebbero farle. Potenziare i centri antiviolenza potrebbe essere già un importante passo in avanti››. Affermazioni pienamente condivise anche da Serena Multari, della commissione regionale pari opportunità, che si batte da tempo contro la violenza di genere, e per la necessità di aumentare su tutto il territorio nazionale ma ancor più in Calabria strutture recettive e necessaria per la tutela e la protezione di donne vittime di violenza. Si conclude tutto con una promessa: questo è solo il primo del numerosi convegni e iniziative che insieme al movimento Nuova Calabria abbiamo intenzione di proporre su tutto il territorio provinciale.