di Gianluca Albanese
LOCRI – Contrada Riposo, ore 21. La strada è buia, talmente scura che nemmeno le stelle riescono a trasferire un po’ della loro luce in questa traversa tra la fine di via Cusmano e l’ospedale. Ai bordi, marciapiede malandati e rovi che ti graffiano la pelle. La prima luce che si vede è quella del cortile di una villetta dignitosa ma tutt’altro che lussuosa.
Aiuole curate all’esterno e dentro rumori di stoviglie, chiacchiere, bambini, gente, allegria dell’ora di cena. Sono tutti a tavola, come ogni sera. Una di quelle tavolate che ti danno il senso di famiglia allargata, numerosa, unita. Dentro. Nel seminterrato ampio dove si cucina e si mangia. Tutti insieme, come ogni sera. Fuori, nell’oscurità, non ci sono solo i ratti o i gechi che escono quando fuori è buio. Ci sono esseri ancora più repellenti, a volte. Hanno solo due gambe che però permettono loro di addentrarsi nel terreno limitante, facilmente raggiungibile con un paio di scarpe e dei pantaloni lunghi che ti proteggono dai rovi. Sparano quattro volte, nascosti nel buio pesto di una notte in cui non si muove una foglia. Gente a cui piace l’illusione di poter vincere facile esplode quattro colpi ad altezza d’uomo, incurante del giovane cugino che passava nei pressi del portone, della presenza di due giovani donne con bambini piccoli, di gente per bene in cerca di relax in compagnia dopo una giornata di duro lavoro, come sempre. Sparano e scappano. Da buoni vigliacchi. Si sistemano dove le telecamere non li possono riprendere e si dileguano con la notte che diventa loro alleata. Non conosciamo ancora il grave movente di questa intimidazione ai danni di una famiglia perbene. Sappiamo solo descrivere, con certezza e chiarezza, il disprezzo nei confronti di chi ha sparato. I Carabinieri fanno i rilievi di rito. Misurano, ascoltano, osservano. Domattina alle 8 vorranno sentire tutti nei locali della compagnia, in via Garibaldi. Ascolteranno e faranno le loro valutazioni, le loro indagini, dopo aver recuperato i bossoli che, per puro caso, non hanno colpito i familiari che passavano nei pressi del portone di vetro e metallo, la cui integrità è stata violata da quattro colpi di arma da fuoco di grosso calibro. Chi scrive non è un investigatore e sa bene che gli inquirenti hanno tutte le professionalità, le capacità e l’esperienza per condurre al meglio le indagini. Da cronisti, registriamo solo gli ultimi fatti che, ostinati come sempre, possono originare le varie piste investigative al vaglio degli inquirenti.
DAMIANO BUMBACA
Lui e la sua famiglia abitano a Locri, ma potrebbero essere una delle tante imprese produttive del mitico NordEst. Popolo delle partite Iva che la mattina si alza presto, si rimbocca le maniche per portare il pane a casa perchè così ha imparato da piccolo e così ha saputo trasmettere certi valori ai figli. Damiano è titolare di una ditta, la IPA, che fa lavori sulle strade. Pozzi artesiani, scassi ecc. Un’impresa affidabile, che i lavori li prende perchè li sa fare, non perchè è contigua alla maggioranza amministrativa di turno o – ma neanche per sogno – ad ambienti criminali. Una ditta che lavora quando a palazzo di città ci sono amministrazioni di destra e di sinistra, che ha lavorato con la giunta Lombardo, con quella Macrì e quella attuale. Ultimamente si era aggiudicata una commessa in contrada Giardini, con forte ribasso sul prezzo a base d’asta. Niente di che. Almeno all’apparenza. Roba troppo modesta da poter suscitare gli appetiti di chi lavora perchè contiguo alla ‘ndrangheta. Certo, il ricordo dell’attentato subito nel 2009 quando incendiarono, di nascosto, un mezzo aziendale è ancora vivo. Ma non è servito a scalfire minimamente la determinazione e la tenacia di gente che è abituata a farsi un culo così per guadagnare la pagnotta. Effetto zero. Come adesso. Eventuali velleità d’intimidazione neutralizzate sul nascere.
DOMENICA BUMBACA
Una ragazza di trentun anni. Un marito commerciante di telefonini sposato il 10/10/10 in onore del suo idolo Alex Del Piero e una bellissima bambina di nome Aurora. Dolce come solo una femmina può essere ma con gli attributi di un maschiaccio. Garbo e tenacia; educazione e spirito vincente. Una prima giovinezza nei movimenti giovanili, nelle prime pubblicazioni di quelli che un tempo si chiamavano “i ragazzi di Locri” e poi il giornalismo vero. Nel 2006 la collaborazione con un quotidiano regionale con sede a Rende. Nel 2012 tra le primissime scelte della costituenda redazione di Lente Locale. In mezzo, l’hobby del calcio a cinque, con la squadra dell’amato marito Ferdinando e un’attenzione sempre costante ai fenomeni sociali, attraverso un lavoro meticoloso, competente e meritorio in quella che in gergo tecnico si chiama “cronaca bianca”. Lontana dall’iconografia classica della cronista di nera e giudiziaria che mette in preventivo l’intimidazione per aver scritto cose scomode, in realtà Domenica denuncia tante ingiustizie. E quando è stata chiamata a candidarsi alle elezioni amministrative del maggio di quest’anno, ha accettato la proposta dell’attuale sindaco Giovanni Calabrese, che ne apprezza da sempre le doti personali e professionali e la considera persona di assoluta e incondizionata fiducia. E’ una vincente, come dimostra l’esito delle urne. Cinquecento preferenze, la gioia dell’elezione in quegli scranni consiliari che fino a pochi anni prima erano “roba da grandi”, quindi la nomina a capogruppo consiliare di maggioranza della compagine di “Tutti per Locri”. Quando parla in Consiglio lo fa a braccio. Con scioltezza e proprietà di linguaggio. Doti tutt’altro che scontate nelle istituzioni locali del XXI secolo. Parla con cognizione di causa e prende sul serio il suo ruolo, tanto che il sindaco le conferisce la delega alle Politiche giovanili e sportive. Il suo mondo, insomma. In questi ultimissimi giorni il suo nome è conosciuto nei palazzi della Federazione Italiana Giuoco Calcio Regionale. E’ lei la fiduciaria indicata dal sindaco Calabrese che, ponendo fine a una serie di polemiche paesane, salva il titolo sportivo dell’Ac Locri 1909 iscrivendo la squadra nel campionato di Seconda categoria e ottenendo la possibilità di creare un futuro calcistico diverso a una piazza che solo tre lustri fa conosceva ben altre competizioni, anche e soprattutto attraverso la cura del settore giovanile.
Questo è quanto. Cronaca allo stato puro. Se basta questo a costruire ipotesi investigative lo sanno solo gli inquirenti. Quel che è certo è che i campi di competenza di Domenica e di papà Damiano non sembrano supportare dei moventi tali da giustificare un’intimidazione così grave, un gesto così scellerato, un’azione tanto vigliacca. Per chi vuole sapere qualcosa in più su Domenica può consultare la pagina “staff” del nostro giornale. Noi possiamo solo dire di essere orgogliosi di averla come amica e come collega. Di gioire insieme a lei dei suoi momenti felici e di averla abbracciata nei rarissimi momenti in cui è stata necessaria una nostra parola di conforto. Questa piccola (ma solo di statura fisica) ma grande donna, andrà avanti come sempre, senza paura dei ratti, dei gechi e delle altre creature notturne. E noi continueremo ad essere al suo fianco. Molto più di prima.
LE REAZIONI
Il sindaco Giovanni Calabrese è stato tra i primissimi ad intervenire dopo l’attentato. Questo quarantaquattresimo compleanno non lo dimenticherà mai. Una lunga mattinata in Consiglio impegnato in una seduta assai faticosa conclusa solo nel primo pomeriggio e quella serata che proprio non si aspettava. Esprime tutta la condanna per il grave gesto, a nome suo e dell’intera amministrazione comunale. Lo accompagna il geometra Mario Monteleone, funzionario comunale. Parla, ascolta e si trattiene fino a tarda sera, circondato da brave persone come i Bumbaca sono da sempre. Intorno alle 23 i Carabinieri finiscono il loro lavoro e danno appuntamento ai Bumbaca a domattina. Domenica non si perde d’animo e scherza con gli amici e il sindaco. «Pensa che ogni sera facciamo la torta – dice a Calabrese – e proprio stasera non l’abbiamo preparata. Non possiamo festeggiare nemmeno il tuo compleanno». Nel frattempo, i fari di una macchina squarciano il buio di quella strada della periferia Sud della città. E’ arrivata la piccola Aurora. Domenica la solleva e l’abbraccia. La vita continua. Forte dell’amore che sconfigge ogni tentativo di scalfirne la serenità. Domenica è questa.